TRANI - Sono 13 le persone raggiunte da misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Trani su richiesta della procura che utilizzavano Piazza Soffici e piazza Marinai di Italia come basi di spaccio di droga nel cuore di Andria. I pusher, giovanissimi, si muovevano in sella alle loro bici elettriche per le consegne.
Si tratta di andriesi, due dei quali rintracciati a Vienna e Malta.
Le accuse sono di concorso in detenzione, produzione, coltivazione e spaccio di sostanza stupefacente, oltre che di estorsione. La droga veniva comprata e recensita su WhatsApp.
Delle 13 persone raggiunte dalle misure cautelari, i 10 pusher, tra i 18 e i 23 anni hanno avuto il divieto di dimora nel comune di Andria, mentre i due capi sono stati condotti in carcere e l’autista agli arresti domiciliari. I giovani, nel caso contraevano qualche debito, finivano per diventare vittime di estorsione da parte dei capi. “Se i pagamenti erano lenti, i presunti vertici del gruppo toglievano loro un documento, come la patente di guida oppure danneggiavano le loro auto” ha spiegato il capitano della compagnia carabinieri di Andria, Pierpaolo Apollo.
L’inchiesta, denominata Exit, ha permesso di rivelare che i presunti capi si occupavano dell’approvvigionamento di cocaina e hashish, della produzione di marijuana e della gestione di una “cassa comune utile al pagamento settimanale dei pusher che dipendeva dalla quantità di droga venduta e all’acquisto di quanto serviva per il confezionamento delle dosi”, ha spiegato il capitano rimarcando la giovane età dei pusher “attratti dal guadagno facile che lo smercio ha offerto”.
Delle 13 persone raggiunte dalle misure cautelari, i 10 pusher, tra i 18 e i 23 anni hanno avuto il divieto di dimora nel comune di Andria, mentre i due capi sono stati condotti in carcere e l’autista agli arresti domiciliari. I giovani, nel caso contraevano qualche debito, finivano per diventare vittime di estorsione da parte dei capi. “Se i pagamenti erano lenti, i presunti vertici del gruppo toglievano loro un documento, come la patente di guida oppure danneggiavano le loro auto” ha spiegato il capitano della compagnia carabinieri di Andria, Pierpaolo Apollo.
L’inchiesta, denominata Exit, ha permesso di rivelare che i presunti capi si occupavano dell’approvvigionamento di cocaina e hashish, della produzione di marijuana e della gestione di una “cassa comune utile al pagamento settimanale dei pusher che dipendeva dalla quantità di droga venduta e all’acquisto di quanto serviva per il confezionamento delle dosi”, ha spiegato il capitano rimarcando la giovane età dei pusher “attratti dal guadagno facile che lo smercio ha offerto”.