BARI - “La violenza di genere in ambito sanitario, il ruolo attivo e passivo delle operatrici
sanitarie” è il titolo dell’evento che si terrà a partire dalle 15,30 nell’Aula Asclepios del
Policlinico di Bari (ingresso CUP 1 piano). Il capoluogo pugliese è un centro di eccellenza
con il suo Istituto di medicina legale diretto dal Prof. Francesco Introna, presidente SIMLA.
Sono stati 130 i casi di violenza gestiti presso il Pronto Soccorso del Policlinico di
Bari dal 2017 alla metà di novembre di quest’anno. Di questi casi il 65% dei
soggetti contro cui si è consumata la violenza è di genere femminile e, tra questi,
in circa il 30% è stata perpetrata da un marito/fidanzato/convivente.
L’esigenza di affrontare in maniera multidisciplinare il fenomeno per fornire delle coordinate di riferimento in vista di possibili soluzioni è stata maturata dalle donne giuriste, in particolare dall’avvocata Paola Finocchietti che introdurrà e modererà l’evento “La violenza di genere in ambito sanitario, il ruolo attivo e passivo delle operatrici sanitarie” aperto a un confronto diretto col pubblico. La scelta di Bari come sede dell’incontro non è casuale: il capoluogo pugliese, sul fronte dell’individuazione e dello studio delle violenze di genere, è ormai da anni un centro di eccellenza con il suo Istituto di medicina legale, diretto dal Prof. Francesco Introna. È, inoltre, in corso la realizzazione di una rassegna epidemiologica basata sull’analisi dei femminicidi degli ultimi 40 anni, considerando che sono stati 40 i casi sottoposti all’Istituto su incarico dell’Autorità giudiziaria.
“Questo è un momento difficilissimo. Non abbiamo ancora raggiunto l'acme. Occorre una rivoluzione culturale - spiega il professore Francesco Introna, direttore UOC Medicina Legale Universitaria e Presidente SIMLA - in quanto noi in meno di ottant'anni abbiamo rivoluzionato una impostazione millenaria e l'abbiamo rivoluzionata correttamente. Però occorrerà del tempo perché questa rivoluzione possa prendere piede. Occorre cambiare completamente la mentalità . Io penso che la donna in questo momento, come tutti i soggetti fragili, sia fragile fisicamente. Però il soggetto veramente fragile psicologicamente in questo momento è l'uomo, in quanto non riesce ad accettare un cambiamento di stato e di mentalità che ha ricevuto magari anche dai suoi stessi genitori, vedendo una coppia diversa da quella che gli si prospetta. Occorre agire in maniera progressiva e ponderata, cercando di apportare questo cambio di mentalità che potrà soltanto perpetrarsi nel tempo”.
Un percorso che necessita, in questa fase di grande complessità , di un supporto fondamentale sul fronte sanitario che vede la centralità del medico legale in quanto le modalità di prevenzione della violenza interpersonale - che anche se non fatale determina delle pesanti conseguenze fisiche, psicologiche e sociali a lungo termine - scaturiscono anche dalla possibilità di analisi dei fattori di rischio e quindi dalla promozione di un’azione per disinnescarli attraverso metodologie di promozione di corretti stili di vita. In quest’ottica è fondamentale che gli operatori sanitari, deputati all’accoglienza e alla cura delle vittime nei pronto soccorso, siano in possesso di competenze e conoscenza delle procedure per definire una corretta documentazione, raccolta e conservazione delle tracce forensi, nonché la diagnostica differenziale tra lesione accidentale e non accidentale. Competenze proprie dei professionisti di medicina legale che per meglio operare hanno bisogno del supporto anche di un decisivo supporto nel campo giuridico.
“Ci aspettiamo - spiega la dottoressa Sara Sablone, dirigente medico UOC Medicina Legale Universitaria - che le giuriste mettano nella disponibilità di tutti informazioni utili in relazione alle pronunce normative che dovrebbero garantire misure stringenti verso gli autori dei reati”.
Le iniziative virtuose non mancano. A Bari è attivo da tempo il “Binario rosa”, un percorso che consente di prendere in carico le vittime di violenza che mette insieme medici legali e ginecologi per accertare le lesioni.
“Il crescente numero di vittime di violenza - prosegue la dott.ssa Sablone - induce una riflessione profonda che necessariamente deve coinvolgere i diversi professionisti. È essenziale rispettare le linee guida che, purtroppo, spesso sono disattese. Tutti gli ospedali dovrebbero dotarsi di un binario rosa per facilitare l’assistenza a donne già provate dalle aggressioni subite. Come medici legali auspichiamo un incremento della presenza dei medici legali in questi percorsi assistenziali”.
L’esigenza di affrontare in maniera multidisciplinare il fenomeno per fornire delle coordinate di riferimento in vista di possibili soluzioni è stata maturata dalle donne giuriste, in particolare dall’avvocata Paola Finocchietti che introdurrà e modererà l’evento “La violenza di genere in ambito sanitario, il ruolo attivo e passivo delle operatrici sanitarie” aperto a un confronto diretto col pubblico. La scelta di Bari come sede dell’incontro non è casuale: il capoluogo pugliese, sul fronte dell’individuazione e dello studio delle violenze di genere, è ormai da anni un centro di eccellenza con il suo Istituto di medicina legale, diretto dal Prof. Francesco Introna. È, inoltre, in corso la realizzazione di una rassegna epidemiologica basata sull’analisi dei femminicidi degli ultimi 40 anni, considerando che sono stati 40 i casi sottoposti all’Istituto su incarico dell’Autorità giudiziaria.
“Questo è un momento difficilissimo. Non abbiamo ancora raggiunto l'acme. Occorre una rivoluzione culturale - spiega il professore Francesco Introna, direttore UOC Medicina Legale Universitaria e Presidente SIMLA - in quanto noi in meno di ottant'anni abbiamo rivoluzionato una impostazione millenaria e l'abbiamo rivoluzionata correttamente. Però occorrerà del tempo perché questa rivoluzione possa prendere piede. Occorre cambiare completamente la mentalità . Io penso che la donna in questo momento, come tutti i soggetti fragili, sia fragile fisicamente. Però il soggetto veramente fragile psicologicamente in questo momento è l'uomo, in quanto non riesce ad accettare un cambiamento di stato e di mentalità che ha ricevuto magari anche dai suoi stessi genitori, vedendo una coppia diversa da quella che gli si prospetta. Occorre agire in maniera progressiva e ponderata, cercando di apportare questo cambio di mentalità che potrà soltanto perpetrarsi nel tempo”.
Un percorso che necessita, in questa fase di grande complessità , di un supporto fondamentale sul fronte sanitario che vede la centralità del medico legale in quanto le modalità di prevenzione della violenza interpersonale - che anche se non fatale determina delle pesanti conseguenze fisiche, psicologiche e sociali a lungo termine - scaturiscono anche dalla possibilità di analisi dei fattori di rischio e quindi dalla promozione di un’azione per disinnescarli attraverso metodologie di promozione di corretti stili di vita. In quest’ottica è fondamentale che gli operatori sanitari, deputati all’accoglienza e alla cura delle vittime nei pronto soccorso, siano in possesso di competenze e conoscenza delle procedure per definire una corretta documentazione, raccolta e conservazione delle tracce forensi, nonché la diagnostica differenziale tra lesione accidentale e non accidentale. Competenze proprie dei professionisti di medicina legale che per meglio operare hanno bisogno del supporto anche di un decisivo supporto nel campo giuridico.
“Ci aspettiamo - spiega la dottoressa Sara Sablone, dirigente medico UOC Medicina Legale Universitaria - che le giuriste mettano nella disponibilità di tutti informazioni utili in relazione alle pronunce normative che dovrebbero garantire misure stringenti verso gli autori dei reati”.
Le iniziative virtuose non mancano. A Bari è attivo da tempo il “Binario rosa”, un percorso che consente di prendere in carico le vittime di violenza che mette insieme medici legali e ginecologi per accertare le lesioni.
“Il crescente numero di vittime di violenza - prosegue la dott.ssa Sablone - induce una riflessione profonda che necessariamente deve coinvolgere i diversi professionisti. È essenziale rispettare le linee guida che, purtroppo, spesso sono disattese. Tutti gli ospedali dovrebbero dotarsi di un binario rosa per facilitare l’assistenza a donne già provate dalle aggressioni subite. Come medici legali auspichiamo un incremento della presenza dei medici legali in questi percorsi assistenziali”.