BARI - Musica e natura nell’Europa barocca con Vivaldi, Händel e Leonardo Vinci, gli autori al centro del concerto «Amore & Tempesta» al quale daranno vita Martina Licari, soprano di coloratura in grande ascesa, e l’Arianna Art Ensemble per il festival Anima Mea, sabato 25 novembre (20) a Bari, a Santa Scolastica, e in replica domenica 26 novembre (ore 20), a Trani, nell’Auditorio San Luigi, dove la serata verrà introdotta dell’attrice Nunzia Antonino con una lettura del «Monologo dei non so», componimento in cui la poetessa Mariangela Gualtieri pone avanti un «non sapere» che è smarrimento e incertezza, ma anche umiltà e gesto etico.
Le pagine in programma sono tutte accomunate dal rapporto tra musica e natura a partire dell’introduttiva Sinfonia «Alla rustica» RV 151 di Antonio Vivaldi, l’autore delle «Quattro stagioni» al quale è legata l’immagine di compositore capace più di ogni altro di evocare con le note i suoni del paesaggio e dell’ambiente. Nel corso della serata del «prete rosso» si ascolteranno anche l’aria «Alma oppressa» dall’opera «La fida ninfa», il Concerto per flautino, archi e basso continuo RV 443, il Concerto in fa maggiore op. 10 n. 1 «La tempesta di mare», il Concerto per violoncello, archi e basso continuo in do minore RV 401 e il Concerto per fagotto, archi e continuo in mi minore RV 484, mentre di Leonardo Vinci verrà proposta l’aria «Quell’usignolo che innamorato» dal «Gismondo Re di Polonia» di Leonardo Vinci. Completeranno il programma due celebri passi vocali da altrettanti drammi musicali di Georg Frederich Händel, «Credete al mio dolore» da «Alcina» e «Venti turbini» dal «Rinaldo».
Già dal Rinascimento il principio estetico che forniva un valore aggiunto alla creazione artistica era quello dell’imitazione della natura, spiega la musicologa Beatrice Birardi nelle note di sala del concerto. E in questo quadro la musica, soprattutto quella strumentale, asemantica per natura, occupava il gradino più basso nella gerarchia delle arti. Ma nel corso dei decenni la prospettiva cambiò e il concetto di «natura» nel Settecento arrivò a comprendere l’uomo stesso, nella sua dimensione fisica e interiore, con la musica elevata ad arte capace, forse più di tutte le altre, di poter esprimere le passioni e i sentimenti umani più profondi. Un concetto affermato e addirittura dimostrato dalla «Teoria degli affetti», una codificazione del linguaggio musicale avviata in Italia alla fine del Cinquecento con la nascita del melodramma, ma teorizzata e sviluppata in ambito tedesco dal gesuita Athanasius Kircher nel suo trattato del 1650 «Musurgia universalis», nel quale l’autore, dopo aver affermato che «la musica, combinando variamente i periodi e i suoni, commuove l’animo con vario esito», connetteva numerosi esempi musicali con i principali affetti-sentimenti umani ripresi dall’antica teoria umorale di Ippocrate.
La musica, dunque, poteva descrivere ed evocare paesaggi naturali toccando e orientando la dimensione emozionale, perché tutti gli elementi del discorso sonoro procedono sempre in una dimensione simbolica, nel rimando al dominio degli affetti. Così il mare in tempesta, i vortici del vento, gli antri oscuri diventano metafora di passioni tumultuose o stati d’animo tormentati, il giardino di fiori, i ruscelli che scorrono e la brezza fresca infondono tranquillità e amore, in un gioco raffinato di sinestesie fra i sensi, proprio come accade con le musiche di questo raffinato e affascinante doppio concerto.
Per ulteriori dettagli sul programma, info su biglietti e prenotazioni www.lamoroso.it/animamea.