'Festival Anima Mea', c’è Roberta Invernizzi star del canto barocco
ph: Davide Cappelli |
Le Cantate «Armida abbandonata», «Oh numi eterni (La Lucrezia)» e «Tu fedel, tu costante» saranno i brani nei quali si potrà ascoltare Roberta Invernizzi, interprete regolarmente presente al Festival di Salisburgo e acclamata più volte al teatro alla Scala, in particolare nel «Rinaldo» di Händel diretto da Ottavio Dantone per la regia di Pierluigi Pizzi e nell’«Orfeo» di Monteverdi diretto da Rinaldo Alessandrini per la regia di Robert Wilson.
Roberta Invernizzi ha collaborato con tutti i grandi della «early music», tra cui Nikolas Harnoncourt (per il concerto celebrativo dei duecento anni del Musikverein di Vienna), Alan Curtis e Diego Fasolis, oltre ad aver lavorato con Gustavo Dudamel, Claudio Abbado e molte altre grandi bacchette. La sua discografia comprende oltre cento incisioni per Sony, Deutsche Grammophon, EMI/Virgin, Naïve, Opus 111, Symphonia, Glossa e non si contano i premi ricevuti, tra cui il Diapason D’Or, lo Choc du Monde de la Musique, Goldberg 5 stars, Grammophone Awards e Deutsche Schallplatten Preis.
Le tre Cantate verranno intervallate da altre due pagine di Händel squisitamente strumentali, la Sonata per violino e basso continuo HWV 359 e il Trio Sonata per due violini e basso continuo HWV 391, con Rossella Croce e Yayoi Masua in veste di solisti supportati da Alessandra Montanti (violoncello) e Fabio Ciofini (clavicembalo e maestro di concerto). Creazioni anche queste nate durante il viaggio in Italia intrapreso da Händel nel 1706, a ventuno anni, primo percorso internazionale rivelatosi fondamentale per la propria crescita artistica e professionale.
La permanenza italiana di Händel tra Firenze, Roma, Napoli e Venezia costituisce un esempio emblematico del Grand Tour, quell’itinerario culturale che, fin dal Seicento, aveva visto artisti e uomini di cultura europei guardare all’Italia come luogo d’ispirazione. Una permanenza che per Händel si protrasse sino al 1710 grazie al sostegno di influenti mecenati romani con l’opportunità di esplorare e comporre in vari generi musicali. La scelta fu dettata anche dalla messa al bando degli spettacoli operistici imposta da Papa Innocenzo XI. Pertanto, Händel, come spiega la musicologa Beatrice Birardi, scrisse molte opere sacre e strumentali, nonché oratori e cantate profane, che divennero l’intrattenimento preferito nelle residenze patrizie romane. Ed è proprio nelle quasi cento Cantate di questo periodo, molte delle quali scritte per il marchese Francesco Maria Ruspoli, che si può scorgere testimonianza della maestria di Händel e dell’innovazione nel linguaggio musicale dell’epoca.
Per ulteriori dettagli sul programma, info su biglietti e prenotazioni www.lamoroso.it/animamea.