Recensione del film Dogman, a cura del content creator ed esperto di cinema Andrea Renzulli.
Cresciuto nel New Jersey tra le violente angherie del padre e del fratello, che lo tengono prigioniero nella gabbia dei cani da combattimento, il giovane Douglas arriva all'età adulta con enormi ferite psicologiche e fisiche, essendo confinato alla sedia a rotelle con il precario uso delle gambe. Solo i suoi adorati cani gli danno sollievo: sono addestrati a rispondere a ogni suo comando, e per conto del loro padrone aiutano i bisognosi e rubano nelle case dei ricchi.
Luc Besson torna con un dramma sopra le righe (Ispirato a una storia vera), dove punta a creare forte empatia con il pubblico.
La storia vuole farci tifare per gli umiliati e farci gioire per le loro vendette. L’interpretazione di Caleb Landry Jones è toccante e indimenticabile. I personaggi però risultano più archetipi che persone e l’unica che risulta più credibile e reale è la psichiatra.
Luc Besson è sicuramente un regista molto hollywoodiano per essere francese, l’ha dimostrato spesso nei suoi film dove spazia tra action, fantasy, dramma e fantascienza. Il protagonista è un antieroe con una sua visione della giustizia che mi ha ricordato quello interpretato da Jean Reno nel più celebre (E riuscito) film del regista “Léon”.
Il film unisce l’anima commerciale e quella più autoriale, ci mostra una storia per la quale è impossibile non provare qualcosa. Il film funziona sopratutto perché punta tutto alla pancia degli spettatori. Un' adorabile favola dark, che però ha il difetto di risultare un po’ furbo e populista. La colonna sonora è a dir poco meravigliosa.
“I cani hanno un solo, unico difetto: Si fidano degli umani”.
VOTO: ⭐️⭐️⭐️1/2