Lecce, il presente passato per sempre ancora presente nell’opera di Enzo Tempesta
SALVATORE LUPERTO - LECCE. Il rapporto tra passato e presente, tra
scrittura e immagine, nei lavori di Enzo Tempesta
(artista barese del 1953) è costante nel suo
percorso artistico di autore orientato e ispirato
dall’arte d’avanguardia e dalla neo avanguardia
del secolo scorso.
Affiorano spunti e approfondimenti dalla mostra antologica “Archives, tracce di un passato presente”, che rinviano al suo archivio personale reale e mentale.
La memoria è il magazzino delle idee e dei ricordi che interagiscono per definirsi e concretizzarsi in un’opera attraverso il recupero di scritture e oggetti dimenticati, scomparsi dalla mente.
Oggetti smarriti e poi ritrovati, e poi rinati a nuova vita in opere in cui si rilevano rimandi concettuali a un particolare dadaismo di valore simbolico che proviene da Duchamp, come nell’opera raffigurata in copertina Dans la cave de Gratiolet, 2019 (ispirata al romanzo La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec), la vita come un puzzle di vicende le cui testimonianze e il ricordo di ognuna sono custoditi in una valigia vintage di cartone semiaperta, in posizione verticale, da cui si riversano alla rinfusa foto del secolo scorso con piccoli oggetti tra cui una bambolina di plastica priva di arti, il cui significato simbolico allude a ciò che rimane del tempo passato.
Frammenti di un presente trascorso per sempre il cui ricordo lo rende ancora presente nonostante i labili dettagli della vicenda vissuta, simili a una foto ingiallita, sbiadita, la cui immagine è destinata lentamente a scomparire. Analogo concetto nell’opera simbolica Le miroir de Letizia. Un antico specchio con manico affisso alla parete rivestita di carta da parati, che riflette un ritratto femminile evanescente.
Que reste t-il de Letizia? È la domanda che pone l’opera nello stile di Magritte: un ricordo destinato a scomparire del tutto com’è presumibile sia stato alla persona del volto effigiato.
Tempesta elabora le immagini, in particolare quelle che rientrano nella sfera dei suoi sentimenti familiari, duplicandole, triplicandole, alludendo alle trasformazioni del tempo nel suo lento o veloce fluire, trasfigurando la realtà in altre originali immagini dall’evidente significato allegorico.
I suoi lavori discendono concettualmente direttamente dal Dadaismo, ma anche dalle sue inquietudini e mancanze esistenziali. L’autore rielabora le sue vicissitudini attraverso le figure del passato a lui care, le accosta a segni, vecchie lettere, fotografie ingiallite con dedica, con macchie d’inchiostro sbiadito e con fioriture d’umidità, ponendosi istintivamente nella linea dadaista.
Trasforma e manipola segni, oggetti, scritture e illustrazioni la cui valenza, oltre a ciò che rappresentano, assume valori cosmici, che si prestano a un’interpretazione alchemica per quegli accostamenti insoliti di elementi diversi il cui risultato è indubbiamente sorprendente.
(Inaugurazione venerdì 10 novembre, ore 19, Galleria ARTPOETRY, Lecce, via G. Candido 3 La mostra si potrà visitare tutti i giorni su appuntamento).
Affiorano spunti e approfondimenti dalla mostra antologica “Archives, tracce di un passato presente”, che rinviano al suo archivio personale reale e mentale.
La memoria è il magazzino delle idee e dei ricordi che interagiscono per definirsi e concretizzarsi in un’opera attraverso il recupero di scritture e oggetti dimenticati, scomparsi dalla mente.
Oggetti smarriti e poi ritrovati, e poi rinati a nuova vita in opere in cui si rilevano rimandi concettuali a un particolare dadaismo di valore simbolico che proviene da Duchamp, come nell’opera raffigurata in copertina Dans la cave de Gratiolet, 2019 (ispirata al romanzo La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec), la vita come un puzzle di vicende le cui testimonianze e il ricordo di ognuna sono custoditi in una valigia vintage di cartone semiaperta, in posizione verticale, da cui si riversano alla rinfusa foto del secolo scorso con piccoli oggetti tra cui una bambolina di plastica priva di arti, il cui significato simbolico allude a ciò che rimane del tempo passato.
Frammenti di un presente trascorso per sempre il cui ricordo lo rende ancora presente nonostante i labili dettagli della vicenda vissuta, simili a una foto ingiallita, sbiadita, la cui immagine è destinata lentamente a scomparire. Analogo concetto nell’opera simbolica Le miroir de Letizia. Un antico specchio con manico affisso alla parete rivestita di carta da parati, che riflette un ritratto femminile evanescente.
Que reste t-il de Letizia? È la domanda che pone l’opera nello stile di Magritte: un ricordo destinato a scomparire del tutto com’è presumibile sia stato alla persona del volto effigiato.
Tempesta elabora le immagini, in particolare quelle che rientrano nella sfera dei suoi sentimenti familiari, duplicandole, triplicandole, alludendo alle trasformazioni del tempo nel suo lento o veloce fluire, trasfigurando la realtà in altre originali immagini dall’evidente significato allegorico.
I suoi lavori discendono concettualmente direttamente dal Dadaismo, ma anche dalle sue inquietudini e mancanze esistenziali. L’autore rielabora le sue vicissitudini attraverso le figure del passato a lui care, le accosta a segni, vecchie lettere, fotografie ingiallite con dedica, con macchie d’inchiostro sbiadito e con fioriture d’umidità, ponendosi istintivamente nella linea dadaista.
Trasforma e manipola segni, oggetti, scritture e illustrazioni la cui valenza, oltre a ciò che rappresentano, assume valori cosmici, che si prestano a un’interpretazione alchemica per quegli accostamenti insoliti di elementi diversi il cui risultato è indubbiamente sorprendente.
(Inaugurazione venerdì 10 novembre, ore 19, Galleria ARTPOETRY, Lecce, via G. Candido 3 La mostra si potrà visitare tutti i giorni su appuntamento).