LECCE - Come immaginare la cooperazione internazionale in tempi di crisi globale? Sabato 4 novembre ore 20.45 e, in replica, domenica 5 novembre alle ore 18.30, Rimini Protokoll, il geniale collettivo di autori e registi berlinesi, propone una soluzione inedita e radicale.
La Conferenza degli Assenti è un incontro al vertice che non richiede di prenotare un volo o prendere un treno. Le loro creazioni sono giochi sociali, esperienze collettive per le quali il teatro spesso non trova un nome.
Per partecipare a questa conferenza internazionale, gli esperti invitati, provenienti dalla Yakutia o da Portland, dalla Grecia o dalla Somalia, non viaggiano fisicamente, ma sono rappresentati da volontari del pubblico che ricevono il loro copione solo all’inizio della presentazione e assumono l’identità di un relatore assente. Senza emissioni di CO2 o senza connessioni su Skype o Zoom, ma mobilitando tutti i mezzi performativi del teatro, gli interventi, le riflessioni, diverse tesi sulle conseguenze della globalizzazione saranno affidati e consegnati allo spazio teatrale e si depositeranno al suo interno, nella comunità di spettatori.
Inizialmente, sembra un gioco. Uno di quelli in cui si delega agli avatar la propria identità . Un gioco al quale molti tra il pubblico aderiscono immediatamente, altri restano invece più scettici. Eppure man mano che la Conferenza procede, oltre alla dimensione ludica che il meccanismo comporta, si manifestano sul palcoscenico aree di riflessioni importanti. Entrano in ballo principi etici, divisioni politiche e conflitti bellici, pratiche virtuose, civili provocazioni.
Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel hanno fondato i Rimini Protokoll nel 2000. La cifra comune di tutti i loro lavori è la ricerca di una nuova prospettiva sulla realtà .
Progetto dopo progetto, sono riusciti a ripensare gli strumenti del teatro con una modalità personale che li ha resi una firma inconfondibile.
Negli anni si sono affermati tra i più noti esponenti di un particolare tipo di teatro che indaga problematiche sociali, economiche o politiche di una comunità specifica, lavorando su una meticolosa ricerca delle fonti.
Al collettivo sono stati assegnati importanti riconoscimenti tra i quali il Premio Europa per il Teatro ‘Nuove realtà ’ (2008), il Leone d’argento alla Biennale Teatro di Venezia (2011) e l’Excellence Award del 17° Japan Media Festival (2013).
Il gruppo lavora in modo ampio sulla materia artistica dando vita ogni anno a numerosi progetti che spaziano dal teatro alla radio, dalle arti performative alle esposizioni. Amano tradurre spazi urbani e strutture sociali in format teatrali con spettacoli caratterizzati da una forte centralità -interattività con il pubblico e da un uso fondante della tecnologia. Nella sperimentazione di nuove forme di messa in scena, i Rimini Protokoll delegano spesso il ruolo e la funzione degli attori e delle attrici al pubblico. Sfruttando continuamente meccanismi di sostituzione, costruiscono macchine drammaturgiche in cui gli spettatori assumono il ruolo di testimone, divenendo portatori di una presenza tramite il proprio corpo che permette, concretizza e dà significato all’azione scenica.
E proprio questo è il tema centrale della Conferenza degli Assenti, progetto presentato in anteprima nazionale al Roma Europa Festival di Roma.
Sarà proprio il pubblico in sala a dover tenere una conferenza sul palco. I relatori ufficiali, infatti, non sono presenti perché non hanno voluto spostarsi o non sono potuti venire e hanno deciso di non mandare video o partecipare da remoto. Il palco, quindi, è vuoto. Gli ospiti assenti, però, hanno lasciato le loro storie e sarà di alcuni volontari in platea la responsabilità di raccontarle.
Il tema dell’assenza viene declinato e ampliato grazie ai diversi racconti degli assenti secondo prospettive fisiche, sociali, politiche, identitarie, professionali e penali. Grazie agli spettatori che con la loro voce diventano veri e propri testimoni, i vuoti delle storie raccontate si concretizzano e prendono vita: la molteplice assenza prende le fattezze di chi la abita e le storie viaggiano nello spazio e nel tempo, tra chi le ha vissute, chi le racconta e chi le ascolta.
Sul palcoscenico un meccanismo magistralmente congegnato, coadiuvato da una regia complessa e tecnici efficientissimi, darà vita ad un altrove che si fa presenza grazie all’azione del pubblico, non più solamente passivo, ma ingranaggio essenziale della messa in scena.