Milano 'consacra' Voiceat, il brand etico a difesa delle donne
FRANCESCO GRECO - LECCE. Ci voleva. Una “consacrazione” per “Voiceat”, il brand multiforme a difesa delle donne da ogni sorta di violenza, inventato mesi fa dalla scrittrice pugliese Annalaura Giannelli (che è anche avvocato e consulente per famose aziende della Puglia).
Estrapolato, a livello iconografico, dal suo ultimo romanzo, il quarto, il mistery che ha luogo in Sicilia “Il segreto della Maddalena” (Les Flâneurs Edizioni, Bari 2021, pp. 183, euro 15), tradotto in Spagna e trasformato in immagine dal ritrattista spagnolo di fama mondiale Jose Maria Peňa Gallardo.
E’ arrivata a Milano, “capitale ” della moda, peraltro nei giorni amari dell’ennesimo femminicidio: quello della povera Giulia Cecchettin, con l’Italia invasa da panchine e scarpe rosse, che ha risposto con una sola voce manifestando contro la barbarie.
Porta la firma prestigiosa di Luisa Espanet, autorevole giornalista nel mondo della moda: 11 anni a “Vogue”, poi collaboratrice di “Madame Figaro” e “Marie Claire Corea”, oltre che del “Washington Post” e della testata giapponese “Asahi Shimbun”.
Che mette subito l’accento dell’idea della scrittrice, articolata fra letteratura, marketing e impegno sociale. “ E’ inedita –premette sul suo blog - l’ispirazione di un nuovo brand di moda presentato nel Quadrilatero milanese. Il riferimento forte, ma non forzato, è la Maria Maddalena di un Vangelo Apocrifo. La meretrice pentita dei più attestati Vangeli, nel Vangelo Apocrifo viene descritta come una donna nobile, coraggiosa e anche la più importante e la più amata da Gesù tra gli Apostoli. Ed è proprio dall’immagine di Maddalena, emblema della non considerazione e dell’impotenza della donna di fare sentire la sua voce, che Giannelli ha creato Voiceat”.
La giornalista scende poi nei particolari, entrando nel merito delle interfacce del brand: “E’ un’azienda che attraverso i suoi accessori e i suoi capi, tutti interamente made in Italy e in materiali sostenibili, vuole far riflettere su tematiche sociali. Non a caso nella prima borsa della collezione in canvas riciclato e manico in bambù, c’è la Maddalena interpretata dal pittore andaluso José Maria Pena. Che si ritrova anche sulle T- shirt. Il muso di un babbuino con la scritta No vivisection è invece sulle piccole tracolle o sul retro delle felpe con cappuccio.
Mentre la pantera dei dipinti
di Etiennette Johan, celebre pittrice
francese del secolo scorso, che compare
su diversi modelli di borse, invita al
rispetto per l’ambiente e alla difesa degli
animali. Incisivo e perfetto il logo con il
profilo di una donna che urla e la
scritta Voiceat. Lo si ritrova inciso su una
medaglia nei portachiavi, sulle shopper,
sulle pochette in canvas ed ecopelle, ma
anche ciondolo di una collana o in fondo
alla zip delle deliziose mantelle-giacca
con colletto in piedi”.
Luisa Espanet così conclude: “Coerente con un’idea di moda etica, Annalaura Giannelli destina una parte dei ricavi dell’azienda alle associazioni che operano nelle categorie difese dal brand. In pochi mesi è riuscita a sostenere economicamente un'associazione leccese che aiuta le donne vittime di violenza”.
Un riconoscimento oggettivo quanto inatteso, all’idea che anima “Voiceat”, la sua declinazione polisemica, il solido ancoraggio ai drammi della modernità e la nobiltà che impregna ogni gesto in soccorso di chi chiede aiuto, dando voce a chi, pur urlando nel deserto, raramente è ascoltato negli snodi più ispidi e dolorosi della quotidianità.
Luisa Espanet così conclude: “Coerente con un’idea di moda etica, Annalaura Giannelli destina una parte dei ricavi dell’azienda alle associazioni che operano nelle categorie difese dal brand. In pochi mesi è riuscita a sostenere economicamente un'associazione leccese che aiuta le donne vittime di violenza”.
Un riconoscimento oggettivo quanto inatteso, all’idea che anima “Voiceat”, la sua declinazione polisemica, il solido ancoraggio ai drammi della modernità e la nobiltà che impregna ogni gesto in soccorso di chi chiede aiuto, dando voce a chi, pur urlando nel deserto, raramente è ascoltato negli snodi più ispidi e dolorosi della quotidianità.