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Ma, provenendo dalla Russia, qui non poteva che essere decodificata come propaganda, ci mancherebbe altro. E infatti è stata definita <<l’ultima frontiera della propaganda di Putin, migliaia di occidentali ora sognano di trasferirsi in Russia e lancia il “villaggio americano” alle porte di Mosca>>. Americano, chissà perché: il mito stellestrisce è in crisi identitaria e culturale, ma quelli che ancora lo coltivano sono gli ultimi a saperlo.
Dalla Russia poi hanno aggiunto – giugno scorso - che il quartiere sarebbe sorto in periferia, a Serpuchov, destinato a ospitare “chi vorrà vivere in un’arca di tranquillità e decenza”. Proprio così, decenza: i Russi ci vedono perduti in una deriva morale incalzante (gender, woke, etc.), oltre che politica e di civiltà.
A chi è diretto il messaggio? Ovvio: “ai fan occidentali di Putin” (stampa italiana). Mentre le Izvestia precisano: “decine di migliaia di cittadini dei paesi a noi ostili dell’Europa, della Nato e degli Stati Uniti stanno per trasferirsi in Russia e sono pronti ad adottare tutte le misure necessarie”.
Per rendere più credibile l’idea, ci voleva uno spot, in inglese. E’ dell’estate 2022 e spopola sui social, durata 53 secondi, si intitola, manco a dirlo: “E’ ora di trasferirsi in Russia”.
Seducente, promette: “Nessuna cancel culture, cucina deliziosa, gas a buon mercato, belle donne, terreno fertile, architettura unica, vodka, storia ricca, balletto, cristianità, valori tradizionali, ospitalità” e dolcemente conclude: “L’inverno sta arrivando, che aspetti a trasferirti in Russia?”.
Insomma: Grande Madre Russia la nuova Terra Promessa? Putin ha carisma, è un vero leader (qui lo banalizzano come “pericoloso nazionalista” quelli che si sono venduti la Patria), astuto e veloce nelle analisi e le conclusioni: si è messo alla testa dei 7 miliardi di diseredati della Terra. Sparsi in tutti i Continenti: Africa (dove si marcia sventolando la bandiera della Federazione Russa), Asia, America Latina. Dopo che il miliardo di abbienti, o presunti tali (“faro di civiltà”), gli sta facendo la guerra usando l’Ucraina come piede di porco, ricopiando lo schema, fallito, di Hitler nel 1939: tutta l’Europa contro. L’Europa delle elite e i poteri forti, non quella dei popoli, che subiscono, alcuni in silenzio altri meno.
Aveva già incassato la “delega” di Benedetto XVI, marzo 2007, Vaticano: “Putin ultimo baluardo del Cristianesimo in Europa”.
E’ un tentativo di seduzione per l’Occidente frustrato, incattivito, impoverito. Futuro prosciugato, sanità in mano ai privati e quasi impossibilità di curarsi, ascensore sociale cristallizzato: si lavora per pagare l’affitto e le utenze e i genitori richiamano i figli dagli Atenei e chi si laurea ha stipendi da fame. Classe media prosciugata, risucchiata verso il basso. I sociologi russi lo sanno bene. E anche i comici che fanno gli scherzi al premier.
Alla tv russa l’Italia è rappresentata come un barbone lacero e smunto che chiede un pò di gas per scaldarsi.
Ma si può leggere anche come una particolare declinazione di “corridoi umanitari”: Mosca vorrebbe intercettare il disagio e la rabbia dei popoli occidentali e fa cantare le sue sirene: vieni a vivere in Russia, un’opzione per una nuova vita dagli Urali al Baltico al Mar Nero, nello sconfinato pianeta ricco di materie prime (tavola di Mendeleev), esteso quattro volte la Cina ma con appena un decimo della sua popolazione.
Sottinteso: qui c’è lavoro, futuro per i figli. E decoro e dignità. Testimonial involontari sono gli italiani che vi si sono trasferiti e che dedicano video ai troll occidentali che con sprezzo dicono: Vai a vivere in Russia! Dicono che hanno imparato la lingua, che le città sono sicure, specie per le ragazze che fanno notare la galanteria dei ragazzi russi. Ma anche le immagini della movida di Mosca e di San Pietroburgo.
Nella comunicazione funziona così: se una news fa gioco al nostro mainstream, la si amplifica, altrimenti o la si nasconde nelle pagine interne, oppure la si censura.
Questo per i media. Ma il meccanismo vale anche per chi ha avuto l’idea: dalla reazione e l’interesse o indifferenza suscitati capisce se è il caso di insistere, perfezionarla o, al contrario silenziarla, abbandonarla, rimandando magari a tempi migliori.
Non sappiamo cosa stanno facendo, in merito, al Cremlino. Forse le richieste sono state così tante che un quartiere non basta e stanno rimodulando l’idea?