LECCE - Martedì 7 novembre alle 17.30 si svolge il primo incontro “Sorelle. Plurale femminile” della rassegna culturale “Diamoci del Tè” presso la sala ristoro all’Ombra del Barocco della Liberrima in Corte dei Cicala a Lecce, centro storico. Sono previsti quattro appuntamenti culturali e ricreativi, a scadenza mensile. Sono seminari di analisi e confidenze letterarie, un’occasione per vivere in relax esperienze di approfondimento formativo di grande attualità e interesse.
Partecipano il conduttore Sergio Martella, psicoterapeuta e curatore della rassegna; Amelia Sielo, psicoterapeuta, nota e apprezzata esponente del movimento culturale e artistico salentino; Anna Maria de Filippi coreografa e formatrice di generazioni di ragazze che hanno scoperto la propria identità espressiva nella danza.
“Sorelle. Plurale femminile” – spiega Martella – “affronta il tema della psicologia del mondo femminile nella sua particolare e molteplice forma gruppale, a tratti gregaria e condivisa, a tratti conflittuale nelle relazioni tra donne. Una psicologia tutta ancora da indagare, molto diversa dalle dinamiche identitarie del maschile. In particolare De Filippi ha prodotto recentemente una coreografia dal titolo “Sorelle” appunto; il suo contributo nel dibattito sarà molto interessante perché incentrato sul rapporto di conflitto-affetto nelle relazioni famigliari.
Altro oggetto di riflessione sul tema sarà il testo di Laura Pigozzi
“Sorelle. Il mistero di un legame tra conflitto e amore” edito dalla Rizzoli. Come si può
ben vedere il programma per il primo incontro della rassegna è ricco, originale e
stimolante e avrà l’effetto di arricchire il clima costruttivo e qualificato nel panorama
leccese della divulgazione culturale e scientifica”. Altro testo in esame è “Tre sorelle”
dramma teatrale composto da Anton Čechov nel 1900, ispirato alle sorelle Zimmermann
di Perm.
Si parlerà, dunque, dell’identità femminile, cercando di capire di più della relazione affettiva tra le donne-sorelle. L’identità è un costrutto multidimensionale e si sviluppa durante il ciclo di vita dell’individuo. Risponde alla domanda: chi sei? L’individuo si domanda: Io chi sono? Dalla risposta dipendono conseguenze in termini di felicità o infelicità e disagio.
Abbiamo un’identità sessuale biologica per cui ci siamo maschi o femmine; un’identità sociale che deriva dall’appartenenza ad un gruppo; prima ancora un’identità familiare in cui sono compresenti le figure genitoriali primarie, i fratelli e le sorelle. Fornari parla di codici affettivi: padre, padre, bambino, fratelli, la sessualità. Sono programmi affettivi inconsci e costituiscono una famiglia interna da cui siamo parlati. Foulkes sottolinea come il gruppo familiare plasmi la nostra personalità; Napolitani approfondisce il concetto di gruppi/parlanti interni: l’identità psicologica consiste nell’assumere nel proprio Sè parti psicologiche altrui.
L’individuo, dunque, appare un’unità singola, ma a bene vedere si tratta di un luogo dell’anima piuttosto affollato in cui trovano posto gli attori e gli affetti con cui siamo cresciuti mediante i processi di identificazione evidenziati da Freud nella formazione dell’Io e del Super-Io. Quello che appare affar mio è in realtà un affare nostro. Lo sviluppo del bambino richiede l’identificazione con il padre e la madre, a seconda del genere sessuale, ma anche la relazione con i fratelli e le sorelle. Ha bisogno di solidarietà e complicità, ma anche di differenziazione e di unicità per non ingenerare confusione e inglobamento. Il bandolo della matassa sta tutto qui, nel delicato equilibrio tra chi sono, quanti siamo e come possiamo secondo la peculiare vocazione di ciascuno: essere se stessi.
Il mondo femminile presenta dei caratteri distintivi rispetto a quello maschile e tali distintività fondano le dinamiche dei rapporti affettivi inter-individuali e sociali. Occorre comprendere quelli che Fromm definiva legami libidici inconsci in riferimento alla società. La consapevolezza di come si muovono e interagiscono le donne-sorelle spiega il significato degli eventi, il destino e le emozioni. Se si comprende quella che Martella definisce la causa affettiva, diventano possibili esiti di salute e di ben-essere, sono spiegabili risultati di mal-essere e sofferenza. Dall’altra metà del cielo il panorama si allarga alla vita umana e forma il paesaggio dell’esistenza.
Articolo e comunicazione giornalistica a cura di Michela Maffei, psicologa
Si parlerà, dunque, dell’identità femminile, cercando di capire di più della relazione affettiva tra le donne-sorelle. L’identità è un costrutto multidimensionale e si sviluppa durante il ciclo di vita dell’individuo. Risponde alla domanda: chi sei? L’individuo si domanda: Io chi sono? Dalla risposta dipendono conseguenze in termini di felicità o infelicità e disagio.
Abbiamo un’identità sessuale biologica per cui ci siamo maschi o femmine; un’identità sociale che deriva dall’appartenenza ad un gruppo; prima ancora un’identità familiare in cui sono compresenti le figure genitoriali primarie, i fratelli e le sorelle. Fornari parla di codici affettivi: padre, padre, bambino, fratelli, la sessualità. Sono programmi affettivi inconsci e costituiscono una famiglia interna da cui siamo parlati. Foulkes sottolinea come il gruppo familiare plasmi la nostra personalità; Napolitani approfondisce il concetto di gruppi/parlanti interni: l’identità psicologica consiste nell’assumere nel proprio Sè parti psicologiche altrui.
L’individuo, dunque, appare un’unità singola, ma a bene vedere si tratta di un luogo dell’anima piuttosto affollato in cui trovano posto gli attori e gli affetti con cui siamo cresciuti mediante i processi di identificazione evidenziati da Freud nella formazione dell’Io e del Super-Io. Quello che appare affar mio è in realtà un affare nostro. Lo sviluppo del bambino richiede l’identificazione con il padre e la madre, a seconda del genere sessuale, ma anche la relazione con i fratelli e le sorelle. Ha bisogno di solidarietà e complicità, ma anche di differenziazione e di unicità per non ingenerare confusione e inglobamento. Il bandolo della matassa sta tutto qui, nel delicato equilibrio tra chi sono, quanti siamo e come possiamo secondo la peculiare vocazione di ciascuno: essere se stessi.
Il mondo femminile presenta dei caratteri distintivi rispetto a quello maschile e tali distintività fondano le dinamiche dei rapporti affettivi inter-individuali e sociali. Occorre comprendere quelli che Fromm definiva legami libidici inconsci in riferimento alla società. La consapevolezza di come si muovono e interagiscono le donne-sorelle spiega il significato degli eventi, il destino e le emozioni. Se si comprende quella che Martella definisce la causa affettiva, diventano possibili esiti di salute e di ben-essere, sono spiegabili risultati di mal-essere e sofferenza. Dall’altra metà del cielo il panorama si allarga alla vita umana e forma il paesaggio dell’esistenza.
Articolo e comunicazione giornalistica a cura di Michela Maffei, psicologa