BARI - A Bari la tassa di soggiorno, in ottobre (primo mese di applicazione), ha registrato il 50% di evasione. A
fronte della chiara denuncia della Federalberghi, cosa fa il Sindaco Antonio Decaro? Getta la palla in
tribuna e prova a eludere lo scandaloso problema. Pubblica sulla sua pagina personale di Facebook un post
scritto con un linguaggio mieloso che strizza l’occhio al cosiddetto “popolo barese”, alla ricerca di un
coinvolgimento emotivo. In questo modo, festeggia i 250mila euro incassati dall’imposta come un qualunque
venditore alla fine di una buona giornata di mercato, aggira il problema dell’evasione confermandolo e
ammette che il Comune non ha un piano predisposto per la spesa di quei soldi che rinvengono da una tassa di
scopo, quindi ben regolamentati, ma li userà per attività che nulla hanno a che vedere con il turismo. Il tutto
naturalmente scritto al futuro – “vedremo”, “faremo” – dove si intende con chiarezza che ha in mente di
finanziare intrattenimento, eventi e pulizia delle strade. Così Francesco Caizzi, vice presidente nazionale e leader barese e pugliese della
Federalberghi.
La politica impositiva dell’amministrazione barese getta nel cestino della carta straccia i principi costituzionali dell’imposta quali eguaglianza, certezza del diritto, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione. A seguito di quest’ultimo intervento, con l’uso del nostro bellissimo dialetto la potremmo definire politica dell’“auuandà nne auuandà nne”. I soldi incassati con la tassa di scopo, infatti, sembra che serviranno a tappare i buchi per interventi finalizzati soprattutto a raccogliere il consenso elettorale. Assisteremo, dunque, a concerti ed eventi culturali in vari quartieri della città , attraverso i quali sarà possibile distribuire risorse ai vari soggetti collettivi che concorrono a costruire il consenso intorno alla parte politica che amministra. Non dimentichiamo che le elezion sono imminenti. Altro che politiche del turismo.
Al festival degli incompetenti e disinteressati del turismo barese ricopre un ruolo primario l’assessora al Turismo Ines Pierucci. Mentre il suo Sindaco festeggia il “bottino” della tassa di soggiorno, lei inneggia addirittura alle “1.400 presenze di Ognissanti”. Ci preme ricordarle che questo risultato non può essere oggetto di vanto ma, forse, solo di preoccupazione per un settore come quello turistico che dovrebbe essere trainante nella costruzione del Pil cittadino. L’assessora al ramo ignora, probabilmente, che Bari conta 4.800 posti letto nel sistema alberghiero (certificati e legali) e almeno altri 10mila nella variopinta galassia dell’extra alberghiero. Questi “1.400 di Ognissanti”, dunque, produrrebbero un tasso di occupazione intorno al 15/20%. Un disastro economico aziendale, insomma.
Vogliamo ricordare al Sindaco che la politica turistica di questa amministrazione in questi 10 anni ha messo la testa sotto la sabbia come lo struzzo, permettendo che l’abusivismo ricettivo dilagasse a discapito del sistema alberghiero che, nel frattempo, ha registrato dolorose chiusure (vedi Hotel Palace). Moltissimi posti di lavoro sono andati perduti. Il lassismo dell’amministrazione Decaro, insomma, è stato il lievito della grande crescita in città dell’economia “in nero”.
Per la tassa di soggiorno abbiamo fatto ricorso al Tar (la discussione si terrà a metà novembre) richiedendo l’annullamento, previa sospensione, di atti illegittimi perché assunti in violazione dei principi costituzionali che regolano la materia impositiva. Altro punto dolente: i futuri introiti come verranno spesi? La legge impone chiaramente che tali fondi siano utilizzati per interventi in materia turistica, mentre il regolamento licenziato dalla Giunta non prevede nessuna forma di controllo e/o condivisione per le scelte future.
La politica impositiva dell’amministrazione barese getta nel cestino della carta straccia i principi costituzionali dell’imposta quali eguaglianza, certezza del diritto, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione. A seguito di quest’ultimo intervento, con l’uso del nostro bellissimo dialetto la potremmo definire politica dell’“auuandà nne auuandà nne”. I soldi incassati con la tassa di scopo, infatti, sembra che serviranno a tappare i buchi per interventi finalizzati soprattutto a raccogliere il consenso elettorale. Assisteremo, dunque, a concerti ed eventi culturali in vari quartieri della città , attraverso i quali sarà possibile distribuire risorse ai vari soggetti collettivi che concorrono a costruire il consenso intorno alla parte politica che amministra. Non dimentichiamo che le elezion sono imminenti. Altro che politiche del turismo.
Al festival degli incompetenti e disinteressati del turismo barese ricopre un ruolo primario l’assessora al Turismo Ines Pierucci. Mentre il suo Sindaco festeggia il “bottino” della tassa di soggiorno, lei inneggia addirittura alle “1.400 presenze di Ognissanti”. Ci preme ricordarle che questo risultato non può essere oggetto di vanto ma, forse, solo di preoccupazione per un settore come quello turistico che dovrebbe essere trainante nella costruzione del Pil cittadino. L’assessora al ramo ignora, probabilmente, che Bari conta 4.800 posti letto nel sistema alberghiero (certificati e legali) e almeno altri 10mila nella variopinta galassia dell’extra alberghiero. Questi “1.400 di Ognissanti”, dunque, produrrebbero un tasso di occupazione intorno al 15/20%. Un disastro economico aziendale, insomma.
Vogliamo ricordare al Sindaco che la politica turistica di questa amministrazione in questi 10 anni ha messo la testa sotto la sabbia come lo struzzo, permettendo che l’abusivismo ricettivo dilagasse a discapito del sistema alberghiero che, nel frattempo, ha registrato dolorose chiusure (vedi Hotel Palace). Moltissimi posti di lavoro sono andati perduti. Il lassismo dell’amministrazione Decaro, insomma, è stato il lievito della grande crescita in città dell’economia “in nero”.
Per la tassa di soggiorno abbiamo fatto ricorso al Tar (la discussione si terrà a metà novembre) richiedendo l’annullamento, previa sospensione, di atti illegittimi perché assunti in violazione dei principi costituzionali che regolano la materia impositiva. Altro punto dolente: i futuri introiti come verranno spesi? La legge impone chiaramente che tali fondi siano utilizzati per interventi in materia turistica, mentre il regolamento licenziato dalla Giunta non prevede nessuna forma di controllo e/o condivisione per le scelte future.