Trinitapoli, Francesco Di Feo ritorna in campo con una lista tutta sua: intervista


MICHELE MININNI
- Ritorna in campo l’avv. Francesco Di Feo, già sindaco 2011-2020, in corsa alle elezioni ammininistrative del 2024 come candidato a primo cittadino del comune casalino. L’ex sindaco ha spiegato il suo progetto e matrice politica della compagine che lo affiancherà nel suo percorso ammininistrativo. Inoltre, ha presentato il logo della lista denominata Resilienza Trinitapolese. Lo abbiamo intervistato.

La prima domanda è d’obbligo: perché ha scelto di ricandidarsi a sindaco dopo l’esperienza fatta?

Perché me lo ha chiesto la gente. Può sembrare inverosimile, ma dai più piccoli ai più grandi, passando per le più disparate classi sociali, vi è stata una richiesta continua e convinta. Poveri, ricchi, giovani, anziani, lavoratori dipendenti o autonomi, liberi professionisti, studenti o educatori, operatori del terzo settore o volontari e trinitapolesi emigrati, hanno detto: sei l’unico che può far rialzare il capo alla nostra Città. Mi sembrava egoistico non restituire ai miei concittadini tutto quell’affetto che mi avevano dato in occasione dei miei due mandati e allora eccomi qui; avanti tutta.

Come vivrà questa tornata elettorale rispetto a quella del 2016?

C’è un abisso; nel 2016 avevo la consapevolezza di aver salvato la città dal dissesto e che il peggio fosse passato. Bisognava capitalizzare il buon lavoro fatto per raccogliere i frutti dei sacrifici fatti e chiesti ai cittadini. Sapevo di aver oramai la caratura che mi avrebbe supportato durante il secondo mandato ed ero certo di poter rilanciare la città, cosa che ho fatto! Oggi so’ di non dovermi preoccupare di farmi conoscere, come amministratore e come uomo, ma dovrò resistere a forze malevoli che, non potendo contestarmi per quanto ho fatto da sindaco, vorranno demolirmi con la calunnia. Un quadro dipinto dai miei avversari, sin dal 2011, che attraverso la macchina del fango, hanno cercato di intaccare il rapporto straordinario che ho instaurato con i trinitapolesi e giustificare la loro debacle elettorale. La differenza rispetto 2016 va proprio in questa direzione: gli amici di ieri sono diventati i nemici di oggi, e le difficoltà di ieri sono quintuplicate dopo quasi tre anni di commissariamento; il sentimento dei Trinitapolesi nei miei riguardi, però, non è cambiato, anzi si è rafforzato perché non hanno affatto apprezzato tradimenti, girate di schiena e lo scaricabarile. I trinitapolesi oggi sono consapevoli di potersi fidare di me perché ho dimostrato con i fatti come si amministra una comunità. Affidare le sorti del paese ad un uomo con la testa sulle spalle è l’unica via d’uscita; affidarsi ad un parvenu della politica significherebbe portare alla morte questo paese. Io sono qui!

Quali saranno i capisaldi del suo programma 2024? Di cosa ha bisogno Trinitapoli in questa fase?

Ho sempre presentato programmi amministrativi snelli, concreti, essenziali e soprattutto realizzabili (e realizzati). Nessuno libro dei sogni e nessun inganno per gli elettori. Trinitapoli deve rialzare il proprio capo e non vergognarsi di sé e della sua storia: quindi il primo fulcro del programma sarà ripartire dalla nostra identità: un popolo di lavoratori con le mani sporche di terra ed il cervello fino. La cultura attraverso gli affluenti della scuola, chiesa e associazioni dovrà inondare i cuori e le menti di energia per far diventare Trinitapoli nuovamente attrattiva, sicura e piena di opportunità. Bisognerà partire da alcuni insegnamenti che ci lasciano i commissari per non cadere negli errori del passato, ma garantire la presenza di un sindaco in città 24 su 24 ore per eliminare un disordine che va dalla mobilità urbana al sociale passando obbligatoriamente dalla sicurezza.

Come considera i suoi avversari per questa tornata elettorale?

Spero che si affacci un nuovo modo di fare politica e che i protagonisti delle liste avversarie si porranno in antitesi a me lanciandomi sfide sul futuro. Vorrei essere incalzato, e affrontato, a colpi di proposte: un braccio di ferro sulle idee, su come rendere più moderna, smart, accogliente e sicura la nostra comunità. Se dovessi dare un giudizio su come si sta aprendo questa campagna elettorale, e sui papabili protagonisti, dovrei dire che li vedo tristi, spenti, privi di entusiasmo, seduti sulla polemica e lo sciacallaggio, ma soprattutto impreparati da un punto di vista amministrativo e gestionale. L’ipocrisia li anticipa e rivela come il loro carburante non sia l’amore per la città, ma l’odio verso di me; hanno solo l’obiettivo di occupare la sedia, ma non quello di programmare i prossimi lustri della nostra comunità. Se sarà un tutti contro Francesco di Feo, come credo, spero che a scendere in campo siano i vegliardi e non le loro secondo linee così che ognuno si assuma la propria responsabilità senza nascondersi dietro il pupo in un dibattito non politico, ma personale.