Van Westerhout e quella musica che piacque tanto a Franz Liszt
BARI - Seconda giornata a «Casa van Westerhout», il festival dell’Agìmus dedicato al grande compositore di origini olandesi nato a Mola di Bari, che lo celebra con concerti, rappresentazioni e incontri. Sabato 11 novembre ci sarà un annullo speciale di Poste italiane nel centenario dell’opera «Colomba» e in serata, alle 21, si ascolterà una pagina strumentale di Niccolò van Westerhout di grande impatto sonoro ed emotivo, la Sinfonia in do minore, che verrà eseguita nella chiesa Sacro Cuore dall’Orchestra Ico Suoni del Sud diretta da Marco Moresco.
Composta nel 1881, la Sinfonia in do minore piacque molto a Franz Liszt per il taglio classico-romantico. La scelta della tonalità, come spiega Matteo Summa, profondo conoscitore dell’opera di van Westerhout, nasce dalla venerazione del mitico do minore di Beethoven e si lega al Concerto per violino, anch’esso in do minore, che il compositore molese compone in quegli stessi anni. Evidenti le parentele sul piano armonico-strutturale tra le due partiture, frutto delle sperimentazioni giovanili di van Westerhout, omaggiato, alcuni anni prima, con giudizi esaltanti dal filosofo Antonio Tari, il quale aveva regalato al talentuoso compositore, ben rilegate, le partiture delle sinfonie di Beethoven.
All’interno della logica sonatistica, van Westerhout, spiega ancora Summa, innesta nella Sinfonia in do minore contenuti propri, indirizzando la fluente ispirazione in sviluppi aristocratici che, nei diversi movimenti, suscitano ammirazione. Il primo movimento (Allegro maestoso) è in forma-sonata. Due i temi: il primo, in do minore, incisivo e adatto a dinamiche elaborazioni armoniche; il secondo, in mi bemolle maggiore, non crea vere e proprie zone di conflitto con la prima idea, ma con essa si sintonizza, lasciando spazio a una avvincente mediazione dialettica. Il secondo movimento (Adagio) si piega a una cantabilità costruita su moduli melodici di poche note che si rigenerano in un gioco di dinamiche e funzionali accostamenti timbrici. Il terzo movimento (Scherzo), nel suo brillante periodare e nei suoi connaturati ritorni, sprigiona vitalità e classica compostezza. Segue il quarto movimento (Allegro con fuoco), che scolpisce la volontà dell’autore di rischiarare, anche con l’utilizzo della tonalità di do maggiore, una pagina impetuosa, incanalata nei binari della forma senza mai spegnere il fuoco dell’emozione.
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Composta nel 1881, la Sinfonia in do minore piacque molto a Franz Liszt per il taglio classico-romantico. La scelta della tonalità, come spiega Matteo Summa, profondo conoscitore dell’opera di van Westerhout, nasce dalla venerazione del mitico do minore di Beethoven e si lega al Concerto per violino, anch’esso in do minore, che il compositore molese compone in quegli stessi anni. Evidenti le parentele sul piano armonico-strutturale tra le due partiture, frutto delle sperimentazioni giovanili di van Westerhout, omaggiato, alcuni anni prima, con giudizi esaltanti dal filosofo Antonio Tari, il quale aveva regalato al talentuoso compositore, ben rilegate, le partiture delle sinfonie di Beethoven.
All’interno della logica sonatistica, van Westerhout, spiega ancora Summa, innesta nella Sinfonia in do minore contenuti propri, indirizzando la fluente ispirazione in sviluppi aristocratici che, nei diversi movimenti, suscitano ammirazione. Il primo movimento (Allegro maestoso) è in forma-sonata. Due i temi: il primo, in do minore, incisivo e adatto a dinamiche elaborazioni armoniche; il secondo, in mi bemolle maggiore, non crea vere e proprie zone di conflitto con la prima idea, ma con essa si sintonizza, lasciando spazio a una avvincente mediazione dialettica. Il secondo movimento (Adagio) si piega a una cantabilità costruita su moduli melodici di poche note che si rigenerano in un gioco di dinamiche e funzionali accostamenti timbrici. Il terzo movimento (Scherzo), nel suo brillante periodare e nei suoi connaturati ritorni, sprigiona vitalità e classica compostezza. Segue il quarto movimento (Allegro con fuoco), che scolpisce la volontà dell’autore di rischiarare, anche con l’utilizzo della tonalità di do maggiore, una pagina impetuosa, incanalata nei binari della forma senza mai spegnere il fuoco dell’emozione.
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Cultura e Spettacoli