FRANCESCO GRECO - In un tiepido pomeriggio di dicembre, se n’è
andato Santo Fino, il sarto che partì dalla
Puglia e con la sua arte conquistò la Roma
della “Dolce Vita”, il bel mondo, i vip, la
gente importante: politici (anche stranieri),
attori, attrici.
Aveva 98 anni (era nato a Gagliano, Lecce, l’11 luglio del 1925). Se ne va un pezzo di storia del Mezzogiorno e dell’Italia tutta. Una favola a lieto fine che il Maestro ci raccontò in un pomeriggio d’inverno, anni fa, con lo sguardo carico di ricordi e di nostalgia perduto nel quieto mare del Ciolo. Assistito affettuosamente dai nipoti Cosimo, capitano della Marina Militare e Maria Teresa, sposata a Casarano.
Favola che comincia così: “Io non ho mai chiesto niente a nessuno, ce l’ho fatta da solo…”.
Orgoglio e fierezza dunque di un uomo, che è quella di un popolo. Mentre ci mostrava i suoi attrezzi da lavoro, un forbicine che poi regalò, i modelli, il misura spalle, la vecchia e fedele Singer e i cucirini, riavvolse il nastro e ci raccontò la sua vita, intercalando ogni tanto: “Maledetta vecchiaia!”.
La sua infanzia povera, l’apprendistato nella bottega del sarto del paese. “Già da piccolo era talentuoso”, aggiunsero a Piazza San Rocco i vecchi paesani seduti al sole. L’arte affinata poi negli studi a Lecce. Nasce nel cuore del centro storico, all’ombra della chiesa della Madonna Immacolata, una casa accanto a un forno. E’ secondo di sette figli, la madre è una donna bellissima, Santo era ancora devoto alla sua memoria. La prima sartoria la aprì dov’era nato, attirata dal passaparola, arrivò subito la nobiltà dell’epoca, baroni e parvenu, li vestì con gusto, ma alcuni di loro discutevano sui costi di un bell’abito.
Bastò perché Santo si arrabbiasse e decidesse di andarsene. Destinazione la Roma della “Dolce Vita”, del boom economico, della rinascita dopo l’orrore della guerra e dell’occupazione nazista. La città in pieno furore creativo è l’ideale per un geniale ragazzo di provincia che ha voglia di lavorare e di farcela. Ma il giovane non è presuntuoso, sa che deve ancora imparare: infatti frequenta la scuola del famoso sarto Emilio Schubert. Lavora per griffe rinomate, fra cui Valentino e Balestra. Confida abbassando la voce: “Ero a disagio, mi sentivo derubato della mia arte…”.
Si mette in proprio. Apre il suo atelier nel cuore dei Parioli (Viale Regina Marcherita). Anche stavolta funziona il passaparola: veste nobili, star del cinema, il teatro, la tv, illustri prelati, politici (di cui però ha una pessima opinione, non fa nomi ma li definisce “tristi pagatori”, capaci di tirare sui costi di un abito, come a Porta Portese). Il successo gli apre le porte dei salotti e della mondanità: è il tempo dei paparazzi. Il ragazzo di Gagliano è serio, coltiva un’idea di bellezza classica, sa stare al mondo. Alto, distinto, elegante, signorile, è anche un uomo bellissimo, ricorda con una punta di comprensibile vanità: “Quando la gente mi vedeva per strada si levava il cappello”. A Roma visse quasi sessant’anni. In America gli fecero ponti d’oro, ma non volle mai abbandonare la “sua” Città, che amava svisceratamente e che gli aveva dato tutto Lo cercò anche il cinema, grandi registi e produttori, ma l’occasionalità non gli piaceva: “Mi piaceva lavorare tutti i giorni dell’anno…”, sorrise.
Ebbe una love story con una bellissima modella americana, a cui cucì un abito superlativo, e di cui non svelò mai il nome, ma tutto finì e il Maestro ne soffrì tantissimo.
Roma apprezzò dunque la sua arte e lo ricompensò con una vita agiata: “Avevo quadri d’autore alle pareti, posate d’argento e d’oro, tappeti persiani…”.
Vestì Sordi, Fellini, Anna Magnani, Sofia Loren, Brigitte Bardot, statisti stranieri. Ci mostrò una foto con Giovanni Paolo II.
Ogni tanto tornava a Gagliano e faceva tanta beneficenza, in silenzio, non come i vip di oggi che chiamano le tv. La Pro Loco nel 2005, 2006 e 2007 organizzò delle sfilate e volle che i suoi abiti fossero indossati non da modelle, ma dalle ragazze del paese.
Dalle Suore Vincenziane organizzò dei cosi di taglio e cucito, ovviamente free: alcune ragazze che lo frequentarono gli sono grate: hanno messo su i loro laboratori.
Grande artista, grande uomo. Ieri la triste notizia che ha folgorato il suo paese. Il Maestro si è addormentato per sempre. Ora certamente starà chiacchierando di bellezza, classe, stile, eleganza con i grandi che lo hanno preceduto: Fellini, Sordi, Anna Magnani. Un convivio di cui sarebbe bello ascoltare qualche passaggio…
Aveva 98 anni (era nato a Gagliano, Lecce, l’11 luglio del 1925). Se ne va un pezzo di storia del Mezzogiorno e dell’Italia tutta. Una favola a lieto fine che il Maestro ci raccontò in un pomeriggio d’inverno, anni fa, con lo sguardo carico di ricordi e di nostalgia perduto nel quieto mare del Ciolo. Assistito affettuosamente dai nipoti Cosimo, capitano della Marina Militare e Maria Teresa, sposata a Casarano.
Favola che comincia così: “Io non ho mai chiesto niente a nessuno, ce l’ho fatta da solo…”.
Orgoglio e fierezza dunque di un uomo, che è quella di un popolo. Mentre ci mostrava i suoi attrezzi da lavoro, un forbicine che poi regalò, i modelli, il misura spalle, la vecchia e fedele Singer e i cucirini, riavvolse il nastro e ci raccontò la sua vita, intercalando ogni tanto: “Maledetta vecchiaia!”.
La sua infanzia povera, l’apprendistato nella bottega del sarto del paese. “Già da piccolo era talentuoso”, aggiunsero a Piazza San Rocco i vecchi paesani seduti al sole. L’arte affinata poi negli studi a Lecce. Nasce nel cuore del centro storico, all’ombra della chiesa della Madonna Immacolata, una casa accanto a un forno. E’ secondo di sette figli, la madre è una donna bellissima, Santo era ancora devoto alla sua memoria. La prima sartoria la aprì dov’era nato, attirata dal passaparola, arrivò subito la nobiltà dell’epoca, baroni e parvenu, li vestì con gusto, ma alcuni di loro discutevano sui costi di un bell’abito.
Bastò perché Santo si arrabbiasse e decidesse di andarsene. Destinazione la Roma della “Dolce Vita”, del boom economico, della rinascita dopo l’orrore della guerra e dell’occupazione nazista. La città in pieno furore creativo è l’ideale per un geniale ragazzo di provincia che ha voglia di lavorare e di farcela. Ma il giovane non è presuntuoso, sa che deve ancora imparare: infatti frequenta la scuola del famoso sarto Emilio Schubert. Lavora per griffe rinomate, fra cui Valentino e Balestra. Confida abbassando la voce: “Ero a disagio, mi sentivo derubato della mia arte…”.
Si mette in proprio. Apre il suo atelier nel cuore dei Parioli (Viale Regina Marcherita). Anche stavolta funziona il passaparola: veste nobili, star del cinema, il teatro, la tv, illustri prelati, politici (di cui però ha una pessima opinione, non fa nomi ma li definisce “tristi pagatori”, capaci di tirare sui costi di un abito, come a Porta Portese). Il successo gli apre le porte dei salotti e della mondanità: è il tempo dei paparazzi. Il ragazzo di Gagliano è serio, coltiva un’idea di bellezza classica, sa stare al mondo. Alto, distinto, elegante, signorile, è anche un uomo bellissimo, ricorda con una punta di comprensibile vanità: “Quando la gente mi vedeva per strada si levava il cappello”. A Roma visse quasi sessant’anni. In America gli fecero ponti d’oro, ma non volle mai abbandonare la “sua” Città, che amava svisceratamente e che gli aveva dato tutto Lo cercò anche il cinema, grandi registi e produttori, ma l’occasionalità non gli piaceva: “Mi piaceva lavorare tutti i giorni dell’anno…”, sorrise.
Ebbe una love story con una bellissima modella americana, a cui cucì un abito superlativo, e di cui non svelò mai il nome, ma tutto finì e il Maestro ne soffrì tantissimo.
Roma apprezzò dunque la sua arte e lo ricompensò con una vita agiata: “Avevo quadri d’autore alle pareti, posate d’argento e d’oro, tappeti persiani…”.
Vestì Sordi, Fellini, Anna Magnani, Sofia Loren, Brigitte Bardot, statisti stranieri. Ci mostrò una foto con Giovanni Paolo II.
Ogni tanto tornava a Gagliano e faceva tanta beneficenza, in silenzio, non come i vip di oggi che chiamano le tv. La Pro Loco nel 2005, 2006 e 2007 organizzò delle sfilate e volle che i suoi abiti fossero indossati non da modelle, ma dalle ragazze del paese.
Dalle Suore Vincenziane organizzò dei cosi di taglio e cucito, ovviamente free: alcune ragazze che lo frequentarono gli sono grate: hanno messo su i loro laboratori.
Grande artista, grande uomo. Ieri la triste notizia che ha folgorato il suo paese. Il Maestro si è addormentato per sempre. Ora certamente starà chiacchierando di bellezza, classe, stile, eleganza con i grandi che lo hanno preceduto: Fellini, Sordi, Anna Magnani. Un convivio di cui sarebbe bello ascoltare qualche passaggio…