Quale Natale oggi?

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SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI
- "Da Cristo che nasce, ogni essere umano è invitato a rinascere ad un senso più vivo della propria dignità e dei doveri che da tale dignità derivano". (Giovanni Paolo II)

Giunge Natale. Con la tristezza nel cuore giunge Natale 2023. Conflitti, guerre, opportunismi, consumismi, tradimenti, esibizionismi, maldestro uso del volontariato, buonismi, falsa coscienza, uso ed abuso delle persone, degli amici…Sfarzo nelle vie della città: luminarie, luci, illusioni vendute, mercimonio…

Ricordo non senza malinconia il presepe di sughero modellato, nel soggiorno della mia dimora avita, in quel tempo riscaldato solo da un grande camino, dal nonno materno, Don Vito per tutti, un nobile uomo nell’anima amato in modo particolare da me bambina. E’ stato il nonno ad insegnarmi il nome delle piante, degli arbusti e degli alberi del mio giardino , le giuste cure , le potature. Il presepe era circondato dai rami odorosi del cedro ornati dai nostri primi manderini. Gesù Bambino in processione tra le mie piccole mani veniva deposto nella grotta solo a mezzanotte del 24 dicembre mentre la mamma, un dolce leggero soprano, intonava il classico “Tu scendi dalle stelle”. Sotto il presepe c’era solo un giocattolo per me, di solito una bambola perché amavo giocare a far la mamma. Dovevo attendere il giorno dell’Epifania per avere in dono qualche giocattolo in più insieme a piccoli cioccolatini a forma di carbone per i miei invero modesti capricci . Non credo che ci fosse l’uso di celebrare la Messa di mezzanotte: si attendeva il 25 dicembre per recarsi presso la vicina Chiesa delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue: le mie prime maestre di asilo e scuola primaria che preparavano noi bambine ad aspettare il Natale con ritiri spirituali, poesie e canti natalizi diretti dalla severa Suor Teresa. Una festa di famiglia: una famiglia, la mia, come si suol dire “ patriarcale intesa nel senso più bello e migliore del termine e non già nel significato che oggi si vuol artatamente far intendere. I racconti e le fiabe intorno al focolare della grande cucina rosa tramandavano tradizioni e culture a noi tutti che sempre eravamo pochi in verità . Il profumo dei biscotti riempiva l’aria di una fragranza di cose buone sin dalla ricorrenza della Immacolata Concezione e poi dal giorno dedicato a Santa Lucia, era il turno delle pettole e delle cartellate con il vincotto di fichi perché meno acido del vincotto di uva, secondo voci di tradizione. A seguire i sassanelli. i dolci di mandorle che nascevano dalle mani fatate di mia madre e di zia Tina. La mia Tata, Rosa , aveva il compito di portare sulla testa protetta dal cércine, come si usava , le grandi teglie piene di delizie al forno vicino che era ben noto per il pane di Carbonara.

E ora mi ritorna in mente la mattina del 24 dicembre: di rigore il digiuno, consentito era solo il cosiddetto “latte di Natale”, preparato dalla mamma . Ho ritrovato il “ latte di Natale “ sulle montagne di Creta, molti anni dopo con il nome di Risogalo… La mamma ci metteva tanto tempo per far bollire le mandorle, setacciarle, ricavare il succo e poi unire o il riso o la pastina glutinata: il tutto con una spolverata di cannella. Il pranzo di Natale era ed è estremamente semplice ma abbastanza nutriente : Brodo con polpettine piccole piccole e minuscoli bigné, bollito e sottaceti , dolci natalizi. Nel pomeriggio una tombola con quei pochi affezionati cugini e con papà che orgogliosamente conduceva il “ mercante in fiera “. Il giorno di Santo Stefano d’obbligo era andare finalmente al cinema con zia Tina, la nonna Santa ( Donna Santa per tutti) e zia Maria, la sorella maggiore di mio padre, che avevano pranzato a casa nostra , in campagna. Nessuno di noi guidava, men che meno io minorenne: si prendeva la filovia, il numero 4, si scendeva al Petruzzelli e ci si recava o al cinema Margherita o al Galleria. Al ritorno veniva a prelevarci papà con una Belvedere Fiat. Zia Tina e la nonna sceglievano sempre film d’amore, casti e romantici, senza scene di violenza e di sesso come oggi si usa vedere in quasi tutti i films comprese le apparenti innocenti seriali telenovele televisive. Unico mio lusso durante le festività natalizie era quello di levarmi tardi al mattino.

Non sono bigotta, Signori e Signore, credetemi : la mia mente è assolutamente libera e senza pregiudizio alcuno. Amo però la misura nelle cose, il cosiddetto buongusto, la responsabilità di evitare ogni tipo di turbamento per l’infanzia e gli adolescenti che vanno educati ai buoni sentimenti, al rispetto, a veicolare le pulsioni con la creatività per non ritrovarsi in un magma di indifferenziato orrore, che altri non è se sangue, vendette e così via. Non si dimentichi mai che la violenza sollecita le vie dell’avidità nel consumo rendendo alla fine indifferenti dinanzi alle efferatezze. Il post pandemia Covid 19 ha generato un pandemonio fatto di avidità, frenesia, prevaricazioni: gli aspetti più inquietanti di noi si sono slatentizzati disturbando equilibri familiari, economici e sociali ad uso e consumo dei poteri più o meno occulti...

In questi giorni brevi, che pur adoro insieme a Francesco, che mai abbandona i pazienti che alle sue mani si affidano, rifletto a lungo, medito e scrivo per narrare come il Natale oggi si sia ammantato del grigiore alienante e falsamente luminoso del consumismo scotomizzando il grande significato che racchiude, sia per coloro che credono nella fede cristiana, sia per coloro che si dichiarano agnostici o atei oppure appartenenti ad altri credi religiosi, tutte vie queste ultime che tendono al Cielo se pur con diversi percorsi.

E a questo punto delle riflessioni forse è opportuno ricordare che il 23 dicembre si concludeva per i latini il ciclo di festività, fissato da Domiziano, dedicato a Saturno, l’equivalente del dio greco Kronos: ovvero il Tempo che scorre. Erano i giorni dei Saturnali in cui si sovvertiva l’ordine sociale, ci si vestiva di rosso ( il colore degli dèi) e ci si preparava alla nuova stagione con lo scambio di piccoli doni. Con il solstizio di inverno, dal 21 al 23 dicembre si festeggiava il Sol Invictus, un antico culto orientale. Dal 25 dicembre, giorno di Natale, il Sole, infatti, ricomincia il suo corso per giungere all’apice nel solstizio d’estate (dal 21 -23 giugno). Dopo l’autunno, le semine e le brume invernali, a volte anche la neve, tutto rinasce fino al compimento dei raccolti e della mietitura. Non a caso da San Giovanni evangelista a San Giovanni Battista: coloro che annunciano tempi sempre nuovi.

Ecco, sento di essere cristiana, forse molto imperfetta non lo nego, perché quanto a noi giunto tramite i Vangeli mi fa ritenere che con il Cristo, l’unto di Dio, è nata un’altra Luce: una Luce che risplende senza tramonto e tende a risvegliare la coscienza non solo di noi esseri umani, ma cosmica, agapica.

Il Natale non ha date per me poiché si tratta di una quotidiana rinascita nel cuore alla luce delle parole evangeliche che sono al di là di ogni luogo e tempo. Il mio presepe, anzi i presepi, sono sempre in casa per tutto l’anno: Dio con noi sempre vicino. Non so se Gesù (il Cristo, il Messia delle Sacre scritture ) sia nato il 25 dicembre o in primavera visto che i pastori erano all’aperto a vegliare: ma certo non c’era data migliore per ricordare la Sua nascita salvifica per coloro che credono.

In questo primo Ventennio di questo secolo, nonostante le speranze, il cammino dell'uomo appare difficile, disseminato di dolore, sofferenze e disillusioni, attraversato dall'odio, dai pregiudizi, dall'indifferenza e forse anche dal cinismo. Per non dire del timore della cosiddetta “intelligenza artificiale“ che altri non è che se non una tecnologia avanzata, un ausilio per noi ma non certo un sostituto. E’ sempre l’essere umano a far uso buono e non buono degli strumenti quali estensioni del corpo e della mente che rimangono assolutamente insormontabili, unici ed irripetibili.

In questi giorni di Avvento dell’anno del Signore 2023 molte volte mi sono domandata se nella Storia tutto sia passato invano, senza lasciare traccia. Il Natale, invero, invita a ricordare un evento straordinario che ha inteso cambiare il percorso degli uomini proponendo un assunto di base, una autentica rivoluzione: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E dunque anche colui che si ritiene nemico, ovvero quelle nostre interne parti sconosciute che proprio in quanto tali proiettiamo difensivamente sugli altri.

Natale, dunque Signori e Signore, è la festa dell'uomo. Nasce l'Uomo. Un Uomo Nuovo sia o no credente in una fede.

Buon Natale

Santa Fizzarotti Selvaggi

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