STATI UNITI - La National Oceanic and Atmospheric Administration Ocean Exploration ha comunicato di aver scoperto la più grande barriera corallina d’alto mare del mondo sulla costa orientale degli Usa. La notizia è stata pubblicata in uno studio sulla rivista Geomatics. Un ecosistema vitale che si estende da Miami a Charleston, nella Carolina del Sud.
Secondo quanto riportato nel report la scoperta è avvenuta durante un progetto pluriennale di mappatura di questa zona che si credeva morta per la scarsa presenza di ossigeno. Il team di scienziati ha invece trovato un habitat vitale, ricco di famiglie di coralli che costruiscono una barriera corallina di ben 25.899,88 km quadrati. “La scoperta di questa barriera è un perfetto esempio di ciò che possiamo realizzare quando ci concentriamo sull’esplorazione delle acque marine statunitensi che non sono ancora mappate” afferma Derek Sowers, Ph.D., Mapping Operations Manager per l’Ocean Exploration Trust e autore principale dello studio. “Circa il 75% dell’oceano globale non è ancora mappato” puntualizza. “Questo studio fornisce una metodologia volta a interpretare i dati di mappatura, effettuati grazie a una sofisticata tecnologia sonar su grandi regioni oceaniche. Ciò consente di ottenere approfondimenti sugli habitat del fondo marino e avanzare così approcci standardizzati per classificarli, per sostenere la loro gestione e conservazione”, spiega lo scienziato.
L’area rilevata dalla mappatura è popolata principalmente da una specie chiamata Desmophyllum pertusum (precedentemente chiamato Lophelia pertusa), un corallo di acqua fredda che si trova più comunemente a profondità comprese tra 200 e 1.000 metri, dove le acque hanno una temperatura media di 4°C, quindi molto bassa. È una specie coloniale, che forma ampie colonie arborescenti che possono superare il metro di diametro. I coralliti hanno morfologia variabile, e raramente superano i 4 cm di altezza, con un diametro del calice sino a 2 cm. I setti sono irregolarmente disposti in 4-5 cicli, talora incompleti. I coralli di acqua fredda come questi crescono nell’oceano profondo dove non c’è luce solare e sopravvivono filtrando le particelle biologiche.
Essi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono noti agli scienziati per la loro capacità di adattarsi e essere utili agli ecosistemi, creando strutture che forniscono riparo, cibo e habitat per invertebrati e pesci. Secondo gli scienziati che hanno condotto lo studio, l’obiettivo della ricerca è fornire una migliore comprensione di come le popolazioni di coralli e le specie a loro correlate vivono nelle acque profonde degli oceani. Ciò offre preziose informazioni sulla resilienza di questi particolarissimi animali, ma è importante anche per prevedere eventuali impatti delle attività umane e del cambiamento climatico sui coralli, in modo da sviluppare piani ad hoc per la loro salvaguardia.