OSTUNI (BR) - "Uno spettro si aggira per le strade periferiche del comune di Ostuni, lo spettro del comunismo. Quel comunismo, nelle sue pratiche e nei suoi obiettivi, che ha caratterizzato tutta la vita di Peppino Impastato. Non nascondiamo la nostra delusione e il nostro disappunto nell’apprendere che quel ricordo è banalmente derubricato all’azione di un 'giornalista antimafia' (è appena il caso di ricordare, a questo sindaco e a questa giunta, che Peppino Impastato non ha mai esercitato ufficialmente la professione di giornalista. Tale titolo gli fu riconosciuto dall’associazione dei giornalisti ad honorem e solo post mortem). Generico e superficiale richiamo che oblia la vera identità di Peppino Impastato, sprofondandolo nel mare magnum di un generico impegno contro la piovra che ha distrutto la Sicilia prima e l’Italia dopo. La sua attività quotidiana è stata quella di militante comunista che coglieva questa lotta nei termini di lotta congiunta alla mafia, allo Stato e alle sue ramificazioni politiche. La storia della mafia dal 1945 ad oggi racconta proprio questa storia e queste connivenze, di quell’intreccio che ha permesso ad entrambi di vivere, di svilupparsi e di stabilire un potere dittatoriale che ha segnato la storia non solo della Sicilia ma anche dell’Italia" si legge in una nota stampa a cura del COBAS Ostuni Sezione Carlo Moccia.
"Dovremmo partire dalla strage di Portella Della Ginestra per raccontare ed analizzare quella storia, ma questo non è il momento opportuno per farlo. Peppino Impastato lo aveva capito e quotidianamente denunciato. La sua lotta è andata sempre in questa direzione e per questo è stato assassinato. E’ invece opportuno ricordare che la mamma di Peppino, Felicia, ha preteso che questo fosse scritto sulla lapide del figlio. Ad imperitura memoria: 'Rivoluzionario e militante comunista assassinato dalla mafia democristiana'. Ci dispiace veramente che questa amministrazione comunale si arroghi il diritto di snaturare l’identità di chi ha combattuto la mafia e, ovviamente, non può né difendersi da questo stravolgimento né opporsi. Perché non riconoscere la sua identità ? Su quale altare, e per salvare quali equilibri, sacrificare una storia personale e politica al contempo? Francamente non riusciamo a capirlo. O, forse, lo comprendiamo fin troppo bene. Siamo stanchi dei professionisti dell’antimafia, della retorica delle circostanze e delle banalità dei luoghi comuni e dell’ovvio. Vorrà dire pur qualcosa che questo modo di 'combattere' la mafia, negli ultimi 50 anni, ha visto questa crescere in potere e in affari. Noi siamo lontani da questo modo innocuo di combattere la mafia, non ci appartiene per niente perché abbiamo lo stesso DNA politico-culturale di Peppino Impastato. Per questo, i COBAS di Ostuni, pur avendo promosso l’istanza volta a intitolare una via del nostro Comune alla sua memoria, non parteciperanno a nessuna iniziativa volta a stravolgere l’identità del nostro caro compagno caduto nella lotta contro la mafia e contro quel potere che dal 1945 fino ad oggi si accompagna a quella piovra assassina" si legge ancora nella nota stampa a cura del COBAS Ostuni Sezione Carlo Moccia.