'Ero scomoda, non facevo parte dei salotti buoni...'. Intervista a Lea Cosentino


FRANCESCO GRECO.
LECCE - Nella “serva Italia di dolore ostello / nave senza nocchiero in gran tempesta...”, non ti perdonano la bellezza: tutto merito della dea Demetra? La giovinezza è sospetta: sicuro che non si sia taroccato la carta d’identità? La ricchezza è una colpa, un peccato originale: chissà come ha fatto i soldi...

La bravura poi è combattuta con un paradigma ormai cristallizzato, cultura, storia: fa ombra ai mediocri, Totò direbbe i “caporali”.

Se poi su tale sostrato socio-antropologico si innesta la giustizia diciamo discutibile, la cattiva politica e l’informazione tossica, si finisce in una sorta di blacklist e il sistema ti espelle ex abrupto come eretico: citiamo Pasolini, Muccioli, Moro, lo stesso Craxi e altri? Non solo, ma la tragedia diventa automatica.

Lo ha purtroppo provato sulla sua pelle l’avv. pugliese Lea Cosentino, la prima donna in Puglia e extra moenia a dirigere un’Asl (la Ba5) e finita in un ispido calvario giudiziario che le ha procurato una malattia (non serve la laurea per intuirne la natura psicosomatica). Il tutto è finito in un libro (“Tutta la verità” , Pensa Multimedia editore, Lecce) che “Lady Asl” (così è conosciuta) presenta in tutt’Italia.

Dottoressa, lei sostiene che tutto è iniziato con una frase intercettata, mai pronunciata: possibile?

"Si. L’ordinanza di custodia cautelare che ha ristretto la mia libertà personale veniva motivata prevalentemente con una frase intercettata, completamente falsa. L’ordinanza recitava testualmente: “La spietatezza della Cosentino si evince dalla locuzione semantica li prendiamo per fessi tutti e due a quelli là, la frase che io pronuncio è: la firmiamo così evitiamo tutti i problemi. Frase differente per lunghezza, minutaggio, significato intrinseco. Secondo gli inquirenti avrei detto li prendiamo per fessi tutti e due a quelli là riferendomi ai due concorrenti al concorso da primario che avrei dovuto nominare, in realtà io, parlando con un aspirante primario, dico la firmiamo (la delibera di rinnovo della procedura concorsuale) così evitiamo tutti i problemi. Si comprende facilmente la falsità della frase e della ricostruzione".

Possiamo dire che era finita fuori mainstream: ha capito per quali motivi?

"Ero scomoda e non facevo parte dei salotti buoni del Partito Democratico che aveva già le sue “personalità” da far candidare o far resistere, quando Vendola mi propose come assessore alla Sanità fu l’inizio della fine, per me".

Trattasi dunque di fuoco amico?

"Assolutamente sì!".

Si è sentita abbandonata dalle istituzioni, che serviva, cosa l’ha ferita di più?

"L’abbandono umano da parte di chi fino a pochissimo tempo prima mi aveva utilizzato quasi come un trofeo. Le persone a cui volevo bene, indipendentemente dai ruoli esercitati, non mi avevano concesso nemmeno la possibilità di un confronto; mi sono sentita sola".

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