NICOLA RICCHITELLI – Potrei spiegarlo con i numeri ma scelgo di raccontarlo attraverso quel coro con cui la curva nord del “Degli Ulivi” di Andria ne accompagna la sua uscita ogni qual volta lascia il rettangolo di gioco.
È la ventesima giornata di questo campionato di serie D – girone H – la terza del girone di ritorno – ed una dinanzi all’altra due corazzate dal passato importante, i “leoni” della Fidelis Andria e i rossoazzurri del Casarano, entrambe le compagini devono vincere per alimentare le loro ambizioni di promozione nella terza serie nazionale e quindi la Lega Pro, è una gara senza esclusioni di colpi, passano in vantaggio i salentini poi la riprendono prima della fine del primo tempo i biancoazzurri della Fidelis, lui il 10, il Capitano, aveva già fatto tremare la traversa, era il segno che qualcosa doveva succedere. Poi nella ripresa sempre lui, il Capitano, il numero 10, sale in cattedra, si procura un rigore, poi ha preso il pallone - come se non pesasse - lo ha messo sul dischetto, nonostante l’estremo difensore rossoazzurro Carotenuto provasse ad innervosirlo, ma lui dinanzi alla sua gente sa che non deve avere paura e che nessuna emozione deve tradirlo, deve mettere alle spalle del numero 1 del Casarano quel pallone e mandare in estasi la Nord. Lo fa con la freddezza dei grandi campioni, pallone da una parte e portiere dall’altra e Fidelis in vantaggio.
Siamo ad una manciata di minuti dalla fine della gara, il Capitano lascia il campo al numero 27 biancoazzurro Alfredo Varsi e qualche secondo dopo dalla Nord parte un coro: «L’attaccante biancoazzurro va, e Strambelli entra dentro l’area e fa un gol fantastico per la curva nord…», un coro sentito in tanti stadi italiani a misura di altri bomber, ma cantato della Nord del “Degli Ulivi” ha un altro sapore, ti vengono i brividi perché quello non è soltanto un coro, è un atto d’amore e riconoscenza nei confronti di un ragazzo di Bari – classe 1988 – che nella sua carriera ha regalato gioie e lasciato ricordi indelebili in qualsiasi piazza e maglia da lui indossata, ma soprattutto quel coro è la riconoscenza per uno degli ultimi grandi capitani che questo calcio ormai allo sfascio può vantare.
Finita l’era dei miti che hanno accompagnato la nostra adolescenza, vi è una dimensione testimonianza del calcio che ci ha messo per strada a calciare contro le serrande incollate sui muri dei nostri quartieri, bisogna fare qualche triplo salto carpiato all’indietro, e finire fin dentro le cosiddette serie minori, minori sulla carta, ma che nella realtà hanno ancora molto da dire.
Difficile spiegarlo e raccontarlo, più facile vederlo giocare, perché ogni bambino e ogni ragazzo che sceglie nella sua vita di giocare a calcio dovrebbe vedere almeno una volta giocare Nicola Strambelli. Nicola Strambelli è il manifesto di un calcio che non si confina in uno schema, a vederlo in campo non sai se è un attaccante o un centrocampista, ci sono volte che lo vedi fare anche il difensore, nel suo piede si celano fantasia e tormento, perché lui è tormento per le difese che se lo ritrovano dinanzi, la fantasia poi fa tutto il resto…Nicola Strambelli è l’uomo da marcare, da temere, colui che ogni tifoso speri giochi sempre… Nicola Strambelli è colui che nessun difensore vorrebbe marcare. Nicola Strambelli indossa la maglia della Fidelis Andria come fosse la sua pelle, non una seconda pelle, ma come fosse parte viva del suo corpo, non ha bisogno di grandi e plateali gesti per farsi leader perché su quel campo verde si è conquistato correndo chilometro dopo chilometro la fascia di Capitano.
In questo calcio malato che ha smarrito i suoi antichi valori ogni appassionato di questo sport dovrebbe sentirsi fortunato ad averlo visto giocare…