I ricordi, la memoria e i proverbi

VITTORIO POLITO - Ricordare significa avere nella memoria l’almanacco della propria vita, soprattutto dei fatti più importanti che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro passato, richiamati di alla bisogna. Il ricordo è anche l’azione di richiamare alla mente il nostro passato, per capire chi siamo, da dove veniamo e programmare, eventualmente, il nostro futuro.

Il ricordo, invece, è il fatto di richiamare nella nostra mente precisi episodi del nostro passato, come la nostra infanzia, la gioventù, il periodo scolastico, il lavoro, ecc. La memoria è anche quella di ricordare fatti e misfatti, insomma la storia dei tempi passati, come le guerre, o quella che si sta celebrando in questi giorni chiamata appunto “la giornata della memoria” (ricorrenza internazionale per ricordare le vittime dell’“olocausto” o Shoah, inteso come genocidio degli ebrei).

La memoria è la capacità della mente di conservare informazioni relative al nostro passato come eventi, immagini, sensazioni e richiamarle al momento opportuno, come, ad esempio, gli studi compiuti, eventuali interventi sanitari, malattie, vaccinazioni, persone, fatti dolorosi, fatti storici o eventi che hanno colpito la nostra sensibilità, ecc.

Oggi disponiamo anche della memoria artificiale, rappresentata da dispositivi fisici o elettronici che conservano informazioni e dati, come la memoria del telefono cellulare o del computer, per essere richiamati in caso di ricerche e aggiornamenti. Una delle più conosciute, oltre agli ausili citati, è rappresentata da internet che attraverso “Google”, “You Tube” e i canali social, permettono di interrogare e richiamare informazioni di ogni genere, dalle più semplici alle più complesse.

Per memoria si intende anche una breve monografia su argomento scientifico, storico, letterario; dissertazione accademica. Memoriale o altro scritto in cui si espongono fatti, si esaminano questioni, si dichiara il proprio punto di vista o si espongono le proprie ragioni. In diritto processuale civile e penale rappresenta la scrittura che replica alle deduzioni avversarie discutendone gli argomenti.

Senza la memoria saremmo incapaci di vedere, di udire o di pensare. Non avremmo un linguaggio per esprimere la nostra situazione e, di fatto, neppure un senso della nostra identità personale. Per cui alcuni proverbi ricordano che “Il ladro deve avere buona memoria” o “Le bugie hanno le gambe corte”, nel senso che bisogna ricordare quel che si dice, insomma dobbiamo avere una memoria efficiente. Carlo Collodi lo ricorda al burattino nella storia di Pinocchio: «Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte e le bugie che hanno il naso lungo». Il burattino, infatti, non può mentire facilmente poiché il naso si allunga quando le spara grosse. Dante, invece, nel ‘Paradiso’ (Canto V, v. 40-42) ammonisce: «Apri la mente a quel ch’io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scienza, / senza lo ritenere, avere inteso», tradotta stupendamente in dialetto barese da Gaetano Savelli: «Mìttete ’ngape chessa veretà, e non te la scherdanne, ca non vale ce tu po’ non te puet’arrecherdà». La memoria è indispensabile in quanto rappresenta la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Pertanto, per quel che ci è dato di fare, alleniamola per tenerla in efficienza. Senza di essa non siamo nulla.

Ed ora vediamo che dicono i proverbi.

Sapere è ricordare. Affermazione del valore centrale della memoria, senza la quale il sapere non sussiste.

È un bel ricordare quello che si è patito. L’esperienza del pericolo, delle difficoltà, della sofferenza, spesso è piacevole a essere ricordata.

Chi non ha buona memoria abbia buone le gambe. Perché deve tornare indietro e recuperare quello che si è dimenticato.

La memoria si perde e la scrittura resta. Tutto quanto si affida alla memoria è destinato a scomparire o a confondersi.; le cose che vengono scritte permangono immutate.

Verba volant, scripta manent. “Le parole volano, gli scritti rrimangono”.

Motto latino medievale notissimo. Si usa in ogni situazione in cui si voglia significare che le cose dette hanno poco valore, perché non possono costituire documento o prova certa, soprattutto nelle vertenze legali, nelle pratiche assicurative, ecc. Il testo scritto, invece, risulta certo, affidabile e per molti aspetti indiscutibile.

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