BARI - 260 milioni ne soffrono in tutto il mondo, 36 milioni in Europa, 5 milioni in Italia, in prevalenza si tratta di donne. E’ l'incontinenza urinaria un disturbo molto diffuso anche in Puglia, con un significativo impatto sia sulla qualità della vita della persona sia sulla spesa sanitaria. Sebbene sia causa di isolamento sociale, angoscia, vergogna e depressione, l'incontinenza urinaria è spesso sottodiagnosticata e sottotrattata, rendendo difficile una stima reale dell'entità del problema.
Se ne parlerà all’Hotel Oriente a Bari il 26 e 27 gennaio nel Congresso di Urologia Funzionale dal titolo “Incontinenza urinaria e dintorni”. Si tratta del primo evento organizzato dall’equipe dell’Unità Operativa complessa dell’Ospedale Di Venere che sotto la direzione del dottor Vito Domenico Ricapito, riunisce medici infermieri, fisioterapisti e specialisti vari della disciplina, con l’obiettivo di condividere conoscenze, esperienze e avanzamenti nel campo della diagnosi e del trattamento delle disfunzioni urologiche e uroginecologiche. Sarà un’importante opportunità per fare il punto sulla patologia, sulle modalità di trattamento in Puglia nei centri specializzati di Bari e Monopoli nati sotto la spinta del Dipartimento nefro- urologico della Asl Bari e sarà una occasione per gli esperti del settore di scambiarsi idee e presentare gli ultimi studi e le ultime scoperte nonché le recenti esperienze nel campo dei disturbi urologici funzionali.
L’obiettivo oltreché scientifico del congresso è, infatti, quello di promuovere la collaborazione tra medici e specialisti del settore provenienti da centri ospedalieri e universitari e stimolare la creazione di reti di ricerca con i medici di medicina generale che restano le prime sentinelle per l’individuazione della patologia e l’orientamento del paziente verso la medicina specialistica. I trattamenti possono essere di varia natura: farmacologico, riabilitativo (al livello del pavimento pelvico) e chirurgico.
Pur trattandosi di un disturbo che
nella gran parte dei casi si può curare, l’incontinenza urinaria rimane una patologia sommersa. I dati a
disposizione sono quelli rilevati perché diagnosticati o in qualche modo intercettati dal sistema sanitario, ma
la patologia, che nel 60% dei casi riguarda le donne e può colpire a qualsiasi età , registra dati crescenti man
mano che si sensibilizza l’utenza a parlare del disturbo per risolverlo piuttosto che a subirlo silenziosamente
o peggio ancora con l’isolamento sociale.
Una ricerca del 2016 della Fondazione Italiana della Continenza, infatti, stimava, in Italia, circa 5,1 milioni di persone con età superiore ai 18 anni incontinenti con un rapporto di 2,7:1 tra femmine e maschi. La ricerca metteva in evidenza che, la sola incontinenza femminile, da un punto di vista economico, genera tra costi diretti (pannoloni, assorbenti, visite, esami, ecc) e costi indiretti (smaltimento del materiale protesico, circa 900.000 tonnellate e pari al 4 % dei solidi urbani, perdita di produttività lavorativa, ecc.) una spesa di circa 3.3 miliardi di euro/anno, pari a circa 900 euro/anno per ogni donna incontinente.
Una ricerca del 2016 della Fondazione Italiana della Continenza, infatti, stimava, in Italia, circa 5,1 milioni di persone con età superiore ai 18 anni incontinenti con un rapporto di 2,7:1 tra femmine e maschi. La ricerca metteva in evidenza che, la sola incontinenza femminile, da un punto di vista economico, genera tra costi diretti (pannoloni, assorbenti, visite, esami, ecc) e costi indiretti (smaltimento del materiale protesico, circa 900.000 tonnellate e pari al 4 % dei solidi urbani, perdita di produttività lavorativa, ecc.) una spesa di circa 3.3 miliardi di euro/anno, pari a circa 900 euro/anno per ogni donna incontinente.