La luce che cura


SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI
- La prima creatura di Dio fu la luce. (Francesco Bacone)

“Vayomer Elochim yehi-or, Vayehi-or”. (Gen. 1,3)

Molte sono le riflessioni scaturite in me dopo l’incontro con il fisico Gabriele Maria Grittani, presso “la Madonnima Life § Care “ , ideato e organizzato dalla sezione di Bari – Associazione Crocerossine d’Italia Onlus. Molto ho appreso dalla Dr.ssa Angela Gernone, oncologa, e dal Dr. Antonio Colamaria, neurochirurgo, entrambi di chiara fama . Come pure dal Prof . Antonio Piombino , Prof. Ezio Ranieri e il Dr. Marco Favetta.

Jeremy Narby ne “Il serpente cosmico” (Le Civette di Venexia 2006), scrive che “agli inizi degli anni ‘80, grazie alla messa a punto di un sofisticato strumento di misurazione, un gruppo di scienziati dimostrò che le cellule di tutti gli esseri viventi emettono fotoni fino ad un tasso di circa 100 unità al secondo e centimetro quadrato di area di superficiale”. Questi scienziati, egli scrive “dimostrarono anche che il DNA era la fonte di questa emissione fotonica“. E poi aggiunge “di aver appreso con stupore che la lunghezza d’onda alla quale il DNA emette questi fotoni corrisponde esattamente alla banda stretta della luce visibile“. Inoltre questa emissione fotonica aveva un aspetto fondamentale che non riusciva a cogliere. Secondo i ricercatori che la misurarono la sua intensità è tale da corrispondere “a quella di una candela ad una distanza di circa 10 km, ma essa dispone di ”un grado sorprendentemente alto di coerenza, se paragonata a quello dei settori tecnici (laser). E ancora leggiamo che “il DNA emette fotoni con una tale regolarità che i ricercatori paragonano il fenomeno a un “laser ultra debole”. Le emissioni fotonica “forniscono un meccanismo di comunicazione che potrebbe spiegare il modo con cui miliardi di organismi individuali sotto forma di plancton collaborano comportandosi come i super organismi “. E nello stesso lavoro ho letto che il DNA è un cristallo, come spiega il biologo molecolare M. Frank- Kamenetskii. “Un cristallo monodimensionale, di un tipo totalmente nuovo. Nelle sequenze il DNA diviene una composizione regolare di atomi. Un “cristallo periodico” che potrebbe , per analogia con il quarzo, raccogliere tanti fotoni quanti ne emette”. In un articolo di Paolo Benanti (Avvenire.it/rubriche humanity-2-0) apprendiamo che agli inizi degli anni Quaranta il fisico austriaco Erwin Schrödinger, dopo il Nobel del 1933 teorizzò che il DNA è quel cristallo aperiodico che elabora e codifica l'informazione necessaria a tenere "ordinato" il processo vitale tale da contenere informazioni (omissis). Le ipotesi di Schrödinger portarono nel 1953 alla scoperta di Francis Crick, James Watson e Maurice Wilkins: la struttura del DNA. Un discorso questo affascinante che apre frontiere nuove e vasti orizzonti del pensiero. E così ho appreso, non solo io ma tutti i presenti, da Gabriele Maria Grittani come si forma un raggio laser. E in realtà si legge sul WEB che “La parola LASER sta per “Light Amplication by the Stimulated Emission of Radiation“, in italiano “amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione”. In parole semplici, le particelle di luce (fotoni) eccitate dalla corrente rilasciano energia sotto forma di luce. Questa luce viene direzionata in un fascio. In questo modo si forma il raggio laser. I laser sono tra le più importanti invenzioni dell’umanità e svolgono un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana; sono utilizzati in quasi tutti i settori che possiamo immaginare tra cui l’elettronica, la medicina moderna, la difesa e altro ancora”. Ecco il fisico Gabriele Maria Grittani, di origine barese lavora a Praga nell’ambito della tecnologia laser-plasma fin dal 2013. Qui è entrato a far parte del gruppo di ricercatori guidati da Georg Korn dopo aver conseguito la laurea in Fisica all’Università di Pisa ed il dottorato di ricerca in Scienze Nucleari alla Czech Technical University di Praga. Non è il primo incontro che la Sezione di Bari organizza per ascoltare da Grittani quali sono gli auspici e le realtà per la cura dei tumori. Il sistema ideato da Grittani consente la produzione di sorgenti di radiazione al massino tasso energetico su distanze ridottissime. Ma questo è un discorso tecnico che non posso non lasciare, appunto, ai tecnici , al fisico che se ne sta occupando. Invero la riflessione che è in me sorta consiste nello stupore di aver letto che il DNA emette fotoni e che dunque siamo in qualche modo luce. Dalle tenebre nacque e ancor oggi sgorga la luce negli universi così come nell’oscuro della materia corporea pulsa la luce, quella luce che poi diviene pensiero, immagine, parola. Non mi sembra dunque peregrina l’idea che la parola possa facilitare la guarigione se entra in sintonia con quella essenza profonda di cui siamo costituiti insieme a tutte le creature visto che proveniamo tutti da quattro basi azotate: adenina, timina, guanina e citosina. E cosi riflettendo ricordo le Sacre scritture, per la precisione il Genesi (1,3-5 ), Dio disse :“ Sia la luce “! E la luce fu”. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno”. Nella tradizione mistica ebraica della Cabala si tratta della luce celeste per cui la luce fisica percepita dall’occhio sarebbe l’emanazione metafisica divina. E allora mi viene da immaginare che il soffio misterioso della Parola di Dio con la sua vibrazione estrasse la luce dalle tenebre. Ho letto con molta passione, devo confessare, che Dio nella Creazione in se stessa infinita “conosce Se Stesso” e in G. Sholem (Major Trends in Jewish Mysticism, Schocken, 1995, p. 21) leggo “Egli crea il tutto con il conseguente svolgimento storico e il relativo fine ultimo insito nella Divina Volontà più intima”. E al settimo giorno si riposò: la Divinità si pose in “maggese”, apparentemente si "ritirò" per consentire alla creazione di accadere all’infinito con una luce “sottile”, sorgente creativa “dall‘ Ohr Ein Sof chiamata “Kav” ("Raggio") in grado di rapportarsi alla creazione finita (Immanenza divina), piuttosto che alla luce primordiale infinita (la Trascendenza divina ultima)” (Cfr. Webgrafia). Durante l’ intervento di Gabriele Maria Grittani ho appreso come si forma un raggio laser, raggio che si potenzia con i colori che derivano dunque da una sola fonte e che potenziano l’azione. E riflettevo che i colori sono la metafora delle emozioni che plasmano la mente (Cfr . I. Matté Blanco) e forse potrebbero modificare il nostro DNA. Ricordo di aver letto in Eric Kandel (Cfr. Psichiatria, psicoanalisi e nuova biologia della mente, Raffaello Cortina editore, 2007)che la parola dello psicoterapeuta potrebbe contribuire ”a produrre cambiamenti funzionali e strutturali”: e dunque può facilitare la guarigione come può anche distruggere . Il Creatore si “nascose “perché noi creature potessimo conoscere la fonte della creazione? Non so, ma certo se il nostro DNA emette fotoni allora il raggio laser (luce) può aiutare a guarire se in sintonia con quella “luce debole” emessa dal DNA in risonanza con le nostre emozioni? Anni addietro ho visto una registrazione interessante di una lezione di un biologo. Praticamente era una lezione di quantistica. Tutto è energia per cui la guarigione dipenderebbe dai flussi di energia che circolano tra le varie cellule. In fondo i pranoterapeuti e i cosiddetti guaritori utilizzano questo principio fisico. Per essere giunti dal fondo dell'infinito fino qui ci deve essere pur stato un sistema per guarire al di là di erbe e quant'altro…

La luce è figlia delle tenebre e permette di vedere nel buio, compreso il buio della malattia. Esistono laser per ringiovanire la pelle, per eliminare imperfezioni come esistono menti più o meno illuminate. Esiste la luce spirituale imprescindibile per trovare la luce della conoscenza in sé e fuori di sé: nell’epoca illuminista si pensava al “lume della ragione” per liberare l’uomo dalle tenebre dell’ignoranza. La Natura è madre e a volte matrigna: Plinio diceva che nella natura c'è la malattia ma anche il rimedio, tuttavia, nel momento in cui noi distruggiamo flora, fauna che cosa rimarrà? Solo la malattia senza rimedio se non nella speranza di un “intelligere“ diverso e della luce fisica, di un laser sottile quanto un capello, come ho appreso da Grittani. Il paragone non mi sembra fuor di luogo: sta a significare che in noi manca la consapevolezza della preziosità dell'esistere in quanto tale, della vita e non solo nostra ma di tutti. E’ sufficiente riflettere sul modo di dire “venire alla luce” che sta a rappresentare la nascita del bimbo dal grembo, più o meno oscuro ma pregno di emozioni, della madre, per rendersi conto come la luce è ciò alla quale aneliamo. Non è certo casuale che la metafora della luce pervada tutta la Bibbia e che nei Vangeli si legga: “Io sono la luce del mondo”, proclamò Gesù nel tempio di Gerusalemme; parole che ripeté più volte, dandone segni come quando ridiede la vista a un cieco, o quando affermò: “chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12). Siamo ancora un mistero, ma ricorre sempre una invocazione alla luce: che sia una parola di luce o un “raggio” di luce per guarire il nostro corpo e la nostra anima, essendo noi una unita’ integrata, frutto del patrimonio genetico e dell’azione della ambiente, di quella Parola che inventò il mondo.