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Corre da una parte all'altra del campo, sventola la maglia nerazzurra come una bandiera. Urla tutta la sua gioia, grida assieme al popolo nerazzurro. Dall'altra parte del mondo o a San Siro, non cambia nulla. L'Inter non ha confini, in campo e fuori. L'Inter è speciale, l'Inter è unica. Lautaro è il nostro capitano, è il numero 10, è l'ultimo ad arrendersi, anche nelle partite più sporche. Al minuto 91 segna, finalmente. Poi corre dalla parte opposta del campo, corre a prendersi l'abbraccio dei tifosi arrivati da Milano. Poi torna al centro del campo, dove può alzare il trofeo: sì, la Supercoppa è nostra, la Supercoppa torna in Italia con l'Inter. Ancora noi, ancora con un trofeo. 1-0, un gol nel recupero: per il terzo anno consecutivo la squadra nerazzurra solleva la Supercoppa Italiana, l'ottava nella storia del Club.
Si fa la storia. Anche stavolta, ancora con un brivido lungo e un urlo liberatorio. Noi siamo l'Inter, risuona a Riyadh e nelle case di milioni di interisti. Che bello, vincere. Che bello sollevare trofei, sudare fino all'ultimo minuto e poi correre, tutti insieme, come amici, come una famiglia, dai propri tifosi. Luccica, la Supercoppa. Luccica e come nella passata stagione inaugura l'anno nel migliore dei modi, con un abbraccio trasversale, da Milano a Riyadh.
Un solo cambio rispetto alla partita con la Lazio: c'è De Vrij per Bastoni. La partita è differente rispetto a quella con la formazione biancoceleste. Il Napoli ha uno schema chiaro e preciso: difesa, anche ad oltranza. E poi, se possibile, ripartire. Fa fatica l'Inter nei primi minuti: il gioco bello e pulito, anche spettacolare, inizia a sbocciare solo dopo un quarto d'ora. Brilla per un periodo, l'Inter, ma non è abbastanza incisiva per sorprendere Gollini.
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