BARI - Un report dettagliato che monitora, nel tempo, la presenza e la diffusione di formazioni e gruppi neofascisti e neonazisti in tutto il territorio pugliese. È il dossier dal titolo “Essi vivono”, redatto dell’Osservatorio regionale sui neofascismi della Puglia e presentato questa mattina in conferenza stampa, nella sede del Palazzo di Presidenza a Bari, dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, dalla consigliera delegata alla Cultura Grazia di Bari, dalla coordinatrice dell’Osservatorio sui Neofascismi della Puglia Antonella Morga e dai componenti dell’esecutivo dell’Osservatorio Tea Sisto e Vittorio Ventura.
Il report, con il quale l’Osservatorio adempie al suo principale compito statutario di monitoraggio e divulgazione, traccia una mappa dell’insediamento pugliese del neofascismo e ne disegna per grandi linee la morfologia assunta in Puglia negli ultimi trent’anni. Ne richiama, inoltre, obiettivi, strumenti organizzativi, modalità d’intervento nella vita sociale e nel discorso pubblico, sullo sfondo dei profondi mutamenti del quadro politico generale.
Si tratta di un documento dettagliato che offre altresì alla politica e alle istituzioni dello Stato informazioni e valutazioni utili a prevenire e a contrastare efficacemente potenziali minacce all’ordine democratico e alla convivenza civile.
“L’Osservatorio, con la sua attività – ha detto il presidente Michele Emiliano – svolge un’azione umana, prima ancora che politica, di grandissimo profilo, che tiene insieme moltissimi punti di vista. Sono sempre molto cauto nel mischiare l'attività dell'Osservatorio e, più in generale, tutto il lavoro che abbiamo fatto in venti anni, con la polemica politica diretta. Abbiamo un problema molto serio di proselitismo che riguarda le giovani generazioni cui dobbiamo spiegare la bellezza dell'antifascismo, che non è una cosa noiosa, basata solo sulla storiografia e sulla ricostruzione storica, sulle cerimonie, che per la loro inevitabile ripetitività potrebbero sembrare a qualcuno stanche e per certi versi quasi obbligatorie. Abbiamo altresì l'esigenza di andare a parlare al mondo, perché qui il problema è mondiale, nel senso che i principali partiti delle grandi democrazie dell'Unione Europea occhieggiano a quei pericolosi fenomeni del passato. Dobbiamo diffondere la mitica, ovvero la cultura, dell'antifascismo, che è altrettanto affascinante e non è basata sul virilismo ma sulla parità di genere, perché la resistenza ha dentro di sé anche la meraviglia di quell'inizio di costruzione di una società dove uomini e donne alla pari si sono battuti contro il fascismo e hanno guadagnato il diritto di voto alle donne e dato un ruolo importantissimo al genere femminile. Con i dati che quest’oggi presentiamo dimostriamo in maniera scientifica, come se si trattasse di un’indagine sociologica, che ci sono migliaia di ragazzi che si stanno rovinando la vita, che poi spesso e volentieri secondo quest'ottica delinquono e commettono reati”.
Il presidente Emiliano, infine, ha lanciato una proposta perché “la Puglia, con il suo Osservatorio sui neofascismi, coinvolga anche tutte le altre regioni, attraverso una richiesta di adesione al nostro Organismo spiegando loro cosa abbiamo fatto, quali proposte possono avanzare e qual è il punto di vista di altri territori”.
“La Puglia è stata la prima Regione ad istituire a livello nazionale l’Osservatorio regionale sui fenomeni neofascisti – ha commentato la consigliera delegata alla Cultura Grazia di Bari –. Un organismo fortemente voluto dalla Presidenza della Regione e dal Coordinamento regionale antifascista. Dal passato, l’uomo trae le esperienze per comprendere meglio il presente e costruire sulla storia le basi del futuro. La storia recente può darci la capacità di cogliere segni e somiglianze con eventi già accaduti. Oggi, come ieri, le nuove generazioni hanno la necessità di recuperare la memoria storica e di lavorare sui valori della nostra Costituzione. La Memoria è l’antidoto al negazionismo e un elemento fondamentale di costruzione della coscienza sociale dei giovani. Noi siamo ciò che ricordiamo di essere stati: non dimentichiamo che distruggere la memoria equivale a distruggere la base della propria identità e della propria continuità nel tempo”.
“Il report che oggi rendiamo pubblico – ha dichiarato nel suo intervento la coordinatrice dell’Osservatorio regionale Antonella Morga – è il frutto di un lavoro articolato, basato su ricostruzioni storiografiche e analisi socio-politiche, arricchito dalla documentazione giornalistica e fotografica di episodi che confortano la nostra preoccupazione rispetto alla presenza, anche in Puglia, di una rete di neofascisti con diramazioni in tutta la regione, e con evidenti rapporti con organizzazioni nazionali e transnazionali di ispirazione neonazista e suprematista. Penso che l’appuntamento di oggi sia significativo anche per il presidente Emiliano, che ringrazio per la presenza, ma ancora di più per avere reso possibile la nascita di questo, a tutt’oggi unica ed originale esperienza del genere in Italia, e per essere stato sempre al nostro fianco. Ci accomuna, infatti, la consapevolezza del pericolo rappresentato dai neofascismi, che erano e continuano ad essere radicati in diverse località della Puglia, più di quanto sia comunemente noto”.
“L’Osservatorio ha anche interloquito costantemente con la delegata alla Cultura Grazia Di Bari – ha proseguito Morga – che pure ringrazio per la sua partecipazione. Il report testimonia in primo luogo l’impegno del nostro Osservatorio e la centralità del suo ruolo, soprattutto alla luce del momento politico che stiamo attraversando. Un momento caratterizzato da un’ondata di revisionismo storico che tende a minimizzare le colpe del fascismo e a negare il contributo determinante offerto dalla Resistenza alla nascita della democrazia repubblicana, ma segnato anche dal susseguirsi di gravi atti di violenza posti in essere da gruppi neofascisti di cui da più parti e da tempo si chiede lo scioglimento, in particolare dopo l’attacco dell’ottobre del 2021 alla sede della Cgil nazionale, per il quale sono state pronunciate di recente pesanti condanne in sede processuale a carico dei responsabili, fra cui militanti pugliesi di formazioni di estrema destra”.
“Siamo convinti – ha concluso Morga – che il rapporto dell’Osservatorio regionale costituisca uno strumento utile a richiamare l’attenzione delle istituzioni, dei partiti che si rifanno ai princìpi e ai valori della Costituzione, dell’associazionismo democratico e dell’intera opinione pubblica sull’attività delle organizzazioni neofasciste, affinché siano predisposti gli anticorpi necessari a farvi fronte”.
Sintesi del Dossier “Essi vivono – Relazione sui neofascismi in Puglia
Il dossier si propone una finalità conoscitiva e non investigativa, ma anche perché la realtà presa in esame rivela contorni incerti e sfrangiati. Accanto ad articolazioni locali di formazioni nazionali, sono infatti presenti in Puglia gruppi con svariata denominazione ma di chiara matrice neofascista (e talora neonazista). La ricognizione è poi complicata dal fatto che le une e gli altri raramente dispongono di sedi proprie. Molto spesso mettono capo a circoli ricreativi e culturali, e non di rado usano riunirsi in abitazioni private. Peraltro non tutti i gruppi neofascisti svolgono attività pubbliche: in molti casi agiscono come vere e proprie sette, dedite a un’opera sotterranea di reclutamento e di indottrinamento degli adepti. Va inoltre notato che questi gruppi, nonostante siano di norma attivi sui social, risultano difficilmente individuabili perché adottano tecniche di mimetizzazione che li rendono riconoscibili soltanto ai frequentatori di determinati circuiti. Accertata è comunque l’esistenza di collegamenti fra le varie sigle del neofascismo pugliese, e fra esse e i gruppi neofascisti attivi sul territorio nazionale.
Il ventaglio delle iniziative dei neofascisti è piuttosto ampio: prevalenti sono la propaganda e il proselitismo (soprattutto fra i giovani e nelle scuole), cui si aggiungono azioni dimostrative (effrazioni di lapidi, deturpazione di targhe commemorative, danneggiamento delle sedi dei sindacati, dei partiti e delle associazioni democratiche ecc.), aggressioni squadristiche (di solito ai danni di avversari politici e di migranti) e persino attività caritatevoli (principalmente la distribuzione di generi di prima necessità alle persone bisognose).
La linea di condotta del neofascismo – in Puglia come in tutto il Paese – da un lato esibisce una identità “rivoluzionaria” e antisistema, cavalca i movimenti di protesta e si fa vanto di appartenere a una “internazionale nera” accomunata dall’odio per la democrazia. Dall’altro lato le formazioni neofasciste pugliesi più note e con maggior seguito, per sfuggire alla marginalità e per acquistare influenza, perseguono l’obiettivo di legittimarsi come attori della normale dialettica politica, talvolta assumendo il ruolo di fiancheggiatori dei partiti di destra e di alcune espressioni del variegato mondo del civismo, talaltra infiltrandosi nelle istituzioni attraverso rappresentanti eletti negli organi collegiali della scuola, negli organi di governo dell’università , al vertice degli enti locali e nei consigli comunali.
La parte finale del documento contiene un elenco, ordinato cronologicamente, di episodi significativi di propaganda fascista, di intimidazione e di violenza squadristica, di incitamento all’odio razziale registrati negli ultimi tre anni in Puglia.
Il report, con il quale l’Osservatorio adempie al suo principale compito statutario di monitoraggio e divulgazione, traccia una mappa dell’insediamento pugliese del neofascismo e ne disegna per grandi linee la morfologia assunta in Puglia negli ultimi trent’anni. Ne richiama, inoltre, obiettivi, strumenti organizzativi, modalità d’intervento nella vita sociale e nel discorso pubblico, sullo sfondo dei profondi mutamenti del quadro politico generale.
Si tratta di un documento dettagliato che offre altresì alla politica e alle istituzioni dello Stato informazioni e valutazioni utili a prevenire e a contrastare efficacemente potenziali minacce all’ordine democratico e alla convivenza civile.
“L’Osservatorio, con la sua attività – ha detto il presidente Michele Emiliano – svolge un’azione umana, prima ancora che politica, di grandissimo profilo, che tiene insieme moltissimi punti di vista. Sono sempre molto cauto nel mischiare l'attività dell'Osservatorio e, più in generale, tutto il lavoro che abbiamo fatto in venti anni, con la polemica politica diretta. Abbiamo un problema molto serio di proselitismo che riguarda le giovani generazioni cui dobbiamo spiegare la bellezza dell'antifascismo, che non è una cosa noiosa, basata solo sulla storiografia e sulla ricostruzione storica, sulle cerimonie, che per la loro inevitabile ripetitività potrebbero sembrare a qualcuno stanche e per certi versi quasi obbligatorie. Abbiamo altresì l'esigenza di andare a parlare al mondo, perché qui il problema è mondiale, nel senso che i principali partiti delle grandi democrazie dell'Unione Europea occhieggiano a quei pericolosi fenomeni del passato. Dobbiamo diffondere la mitica, ovvero la cultura, dell'antifascismo, che è altrettanto affascinante e non è basata sul virilismo ma sulla parità di genere, perché la resistenza ha dentro di sé anche la meraviglia di quell'inizio di costruzione di una società dove uomini e donne alla pari si sono battuti contro il fascismo e hanno guadagnato il diritto di voto alle donne e dato un ruolo importantissimo al genere femminile. Con i dati che quest’oggi presentiamo dimostriamo in maniera scientifica, come se si trattasse di un’indagine sociologica, che ci sono migliaia di ragazzi che si stanno rovinando la vita, che poi spesso e volentieri secondo quest'ottica delinquono e commettono reati”.
Il presidente Emiliano, infine, ha lanciato una proposta perché “la Puglia, con il suo Osservatorio sui neofascismi, coinvolga anche tutte le altre regioni, attraverso una richiesta di adesione al nostro Organismo spiegando loro cosa abbiamo fatto, quali proposte possono avanzare e qual è il punto di vista di altri territori”.
“La Puglia è stata la prima Regione ad istituire a livello nazionale l’Osservatorio regionale sui fenomeni neofascisti – ha commentato la consigliera delegata alla Cultura Grazia di Bari –. Un organismo fortemente voluto dalla Presidenza della Regione e dal Coordinamento regionale antifascista. Dal passato, l’uomo trae le esperienze per comprendere meglio il presente e costruire sulla storia le basi del futuro. La storia recente può darci la capacità di cogliere segni e somiglianze con eventi già accaduti. Oggi, come ieri, le nuove generazioni hanno la necessità di recuperare la memoria storica e di lavorare sui valori della nostra Costituzione. La Memoria è l’antidoto al negazionismo e un elemento fondamentale di costruzione della coscienza sociale dei giovani. Noi siamo ciò che ricordiamo di essere stati: non dimentichiamo che distruggere la memoria equivale a distruggere la base della propria identità e della propria continuità nel tempo”.
“Il report che oggi rendiamo pubblico – ha dichiarato nel suo intervento la coordinatrice dell’Osservatorio regionale Antonella Morga – è il frutto di un lavoro articolato, basato su ricostruzioni storiografiche e analisi socio-politiche, arricchito dalla documentazione giornalistica e fotografica di episodi che confortano la nostra preoccupazione rispetto alla presenza, anche in Puglia, di una rete di neofascisti con diramazioni in tutta la regione, e con evidenti rapporti con organizzazioni nazionali e transnazionali di ispirazione neonazista e suprematista. Penso che l’appuntamento di oggi sia significativo anche per il presidente Emiliano, che ringrazio per la presenza, ma ancora di più per avere reso possibile la nascita di questo, a tutt’oggi unica ed originale esperienza del genere in Italia, e per essere stato sempre al nostro fianco. Ci accomuna, infatti, la consapevolezza del pericolo rappresentato dai neofascismi, che erano e continuano ad essere radicati in diverse località della Puglia, più di quanto sia comunemente noto”.
“L’Osservatorio ha anche interloquito costantemente con la delegata alla Cultura Grazia Di Bari – ha proseguito Morga – che pure ringrazio per la sua partecipazione. Il report testimonia in primo luogo l’impegno del nostro Osservatorio e la centralità del suo ruolo, soprattutto alla luce del momento politico che stiamo attraversando. Un momento caratterizzato da un’ondata di revisionismo storico che tende a minimizzare le colpe del fascismo e a negare il contributo determinante offerto dalla Resistenza alla nascita della democrazia repubblicana, ma segnato anche dal susseguirsi di gravi atti di violenza posti in essere da gruppi neofascisti di cui da più parti e da tempo si chiede lo scioglimento, in particolare dopo l’attacco dell’ottobre del 2021 alla sede della Cgil nazionale, per il quale sono state pronunciate di recente pesanti condanne in sede processuale a carico dei responsabili, fra cui militanti pugliesi di formazioni di estrema destra”.
“Siamo convinti – ha concluso Morga – che il rapporto dell’Osservatorio regionale costituisca uno strumento utile a richiamare l’attenzione delle istituzioni, dei partiti che si rifanno ai princìpi e ai valori della Costituzione, dell’associazionismo democratico e dell’intera opinione pubblica sull’attività delle organizzazioni neofasciste, affinché siano predisposti gli anticorpi necessari a farvi fronte”.
Sintesi del Dossier “Essi vivono – Relazione sui neofascismi in Puglia
Il dossier si propone una finalità conoscitiva e non investigativa, ma anche perché la realtà presa in esame rivela contorni incerti e sfrangiati. Accanto ad articolazioni locali di formazioni nazionali, sono infatti presenti in Puglia gruppi con svariata denominazione ma di chiara matrice neofascista (e talora neonazista). La ricognizione è poi complicata dal fatto che le une e gli altri raramente dispongono di sedi proprie. Molto spesso mettono capo a circoli ricreativi e culturali, e non di rado usano riunirsi in abitazioni private. Peraltro non tutti i gruppi neofascisti svolgono attività pubbliche: in molti casi agiscono come vere e proprie sette, dedite a un’opera sotterranea di reclutamento e di indottrinamento degli adepti. Va inoltre notato che questi gruppi, nonostante siano di norma attivi sui social, risultano difficilmente individuabili perché adottano tecniche di mimetizzazione che li rendono riconoscibili soltanto ai frequentatori di determinati circuiti. Accertata è comunque l’esistenza di collegamenti fra le varie sigle del neofascismo pugliese, e fra esse e i gruppi neofascisti attivi sul territorio nazionale.
Il ventaglio delle iniziative dei neofascisti è piuttosto ampio: prevalenti sono la propaganda e il proselitismo (soprattutto fra i giovani e nelle scuole), cui si aggiungono azioni dimostrative (effrazioni di lapidi, deturpazione di targhe commemorative, danneggiamento delle sedi dei sindacati, dei partiti e delle associazioni democratiche ecc.), aggressioni squadristiche (di solito ai danni di avversari politici e di migranti) e persino attività caritatevoli (principalmente la distribuzione di generi di prima necessità alle persone bisognose).
La linea di condotta del neofascismo – in Puglia come in tutto il Paese – da un lato esibisce una identità “rivoluzionaria” e antisistema, cavalca i movimenti di protesta e si fa vanto di appartenere a una “internazionale nera” accomunata dall’odio per la democrazia. Dall’altro lato le formazioni neofasciste pugliesi più note e con maggior seguito, per sfuggire alla marginalità e per acquistare influenza, perseguono l’obiettivo di legittimarsi come attori della normale dialettica politica, talvolta assumendo il ruolo di fiancheggiatori dei partiti di destra e di alcune espressioni del variegato mondo del civismo, talaltra infiltrandosi nelle istituzioni attraverso rappresentanti eletti negli organi collegiali della scuola, negli organi di governo dell’università , al vertice degli enti locali e nei consigli comunali.
La parte finale del documento contiene un elenco, ordinato cronologicamente, di episodi significativi di propaganda fascista, di intimidazione e di violenza squadristica, di incitamento all’odio razziale registrati negli ultimi tre anni in Puglia.