VITTORIO POLITO – È stato pubblicato in edizione speciale,
numerata e fuori commercio, un interessante testo di Nicola
Roncone «Vito Antonio Di Cagno, Sindaco di Bari e poeta
dialettale», edito dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano –
Comitato di Bari (Progettazione, grafica e stampa delle Officine
Grafiche 3AR di Modugno (BA).
Il volume, con Presentazione di Pasquale Corsi e Introduzione di Domenico Lassandro, illustra con dovizia di particolari notizie relative a Vito Antonio Di Cagno (1897-1977), alla poesia ed alle espressioni dialettali baresi e alla fraseologia sapienziale del popolo barese.
La pregevole pubblicazione, non destinata alla circolazione commerciale è dedicata all’illustre professionista barese, è corredata da indici dei termini dialettali, analitico ed anche da una nutrita bibliografia. Buona parte del testo è riservato al nostro dialetto ed ai grandi e numerosi poeti che hanno cantato Bari: da Francesco Saverio Abbrescia fino ai giorni nostri. Molte pagine di questo testo sono state dedicate ai detti sapienziali popolari baresi di Di Cagno. Per non parlare delle numerose note e riflessioni che l’autore riporta nella sua rassegna.
Vito Antonio Di Cagno, avvocato, imprenditore e uomo politico è stato Sindaco di Bari, presidente della SME, di Finelettrica, quindi presidente dell’ENEL (1963-1973). Nel 1967 fu insignito della onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Si dedicò con grande impegno all’attività professionale nel campo del Diritto Civile, quindi alla politica dal 1944-45 e nel 1946 fu eletto, per la Democrazia Cristiana, Sindaco di Bari e governò la città con avvedutezza dal 1946 al 1952, ricoprendo anche importanti cariche. Di Cagno aveva un carattere gioviale e, spesso, andava a “vizzie” con un gruppo di amici che egli descrisse in un suo libro “Figure, episodi, colore locale”. La sua passione era creare versi in dialetto barese e spesso fu vero poeta, entrando di diritto fra i Baresi che Pasquale Sorrenti (1927-2003) ricorda nel suo libro “I Baresi” (Tipolitografia Mare). Anche chi scrive ha ricordato l’illustre personaggio nel suo saggio “Baresi Doc” (WIP Edizioni, 2021).
Tra le sue opere “Acquanne pozze… cande!” (G. & C. Resta, 1951), una raccolta di poesie dialettali baresi che Carlo Russo- Frattasi, definisce: «Sua materia poetica non sono mai le cose, anche immense e memorabili, né le astrazioni. Sua materia poetica sono in tutto e soltanto le persone: quelle della sua vita, della sua giornata, del suo paese. Accanto ad essa sosta e sorride il poeta; e qualche volta piange».
Ed a proposito dei dialetti, Pasquale Corsi, scrive, tra l’altro, nella presentazione che «Non a caso è sotto gli occhi di tutti il crescente degrado dell’italiano, per fare un esempio, infarcito di anglicismi di conio commerciale e tecnologico. Tralascio ogni altra considerazione, che lascio agli esperti. Mi basta osservare però, che nonostante tali tendenze che sembrano inarrestabili, sussiste a tutti i livelli e, quindi, anche in riferimento ai dialetti la necessità di porre un freno alla globalizzazione selvaggia ed ai linguaggi “bastardi” che fanno ad essa corteo. È ormai riconoscibile l’esigenza di recuperare nuovi equilibri, che salvaguardino le identità , senza per questo rifiutare una pluralità di registri linguistici e di culture. In realtà solo chi ha una razionale e convinta percezione della propria identità può rispettare e comprendere le identità altrui. Ciò spiega la rinnovata attenzione attuale per i dialetti, dettata non dalle luci crepuscolari di un malinconico tramonto, da dai colori di una auspicabile rinascita».
Grazie a Nicola Roncone, appassionato bibliofilo e profondo conoscitore di Bari, per questo ulteriore contributo culturale alla conoscenza di un Barese DOC, indiscusso protagonista della vita politica barese e illustre poeta dialettale.
In copertina immagine di Bari Vecchia di Francesco Vacca.
Il volume, con Presentazione di Pasquale Corsi e Introduzione di Domenico Lassandro, illustra con dovizia di particolari notizie relative a Vito Antonio Di Cagno (1897-1977), alla poesia ed alle espressioni dialettali baresi e alla fraseologia sapienziale del popolo barese.
La pregevole pubblicazione, non destinata alla circolazione commerciale è dedicata all’illustre professionista barese, è corredata da indici dei termini dialettali, analitico ed anche da una nutrita bibliografia. Buona parte del testo è riservato al nostro dialetto ed ai grandi e numerosi poeti che hanno cantato Bari: da Francesco Saverio Abbrescia fino ai giorni nostri. Molte pagine di questo testo sono state dedicate ai detti sapienziali popolari baresi di Di Cagno. Per non parlare delle numerose note e riflessioni che l’autore riporta nella sua rassegna.
Vito Antonio Di Cagno, avvocato, imprenditore e uomo politico è stato Sindaco di Bari, presidente della SME, di Finelettrica, quindi presidente dell’ENEL (1963-1973). Nel 1967 fu insignito della onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Si dedicò con grande impegno all’attività professionale nel campo del Diritto Civile, quindi alla politica dal 1944-45 e nel 1946 fu eletto, per la Democrazia Cristiana, Sindaco di Bari e governò la città con avvedutezza dal 1946 al 1952, ricoprendo anche importanti cariche. Di Cagno aveva un carattere gioviale e, spesso, andava a “vizzie” con un gruppo di amici che egli descrisse in un suo libro “Figure, episodi, colore locale”. La sua passione era creare versi in dialetto barese e spesso fu vero poeta, entrando di diritto fra i Baresi che Pasquale Sorrenti (1927-2003) ricorda nel suo libro “I Baresi” (Tipolitografia Mare). Anche chi scrive ha ricordato l’illustre personaggio nel suo saggio “Baresi Doc” (WIP Edizioni, 2021).
Tra le sue opere “Acquanne pozze… cande!” (G. & C. Resta, 1951), una raccolta di poesie dialettali baresi che Carlo Russo- Frattasi, definisce: «Sua materia poetica non sono mai le cose, anche immense e memorabili, né le astrazioni. Sua materia poetica sono in tutto e soltanto le persone: quelle della sua vita, della sua giornata, del suo paese. Accanto ad essa sosta e sorride il poeta; e qualche volta piange».
Ed a proposito dei dialetti, Pasquale Corsi, scrive, tra l’altro, nella presentazione che «Non a caso è sotto gli occhi di tutti il crescente degrado dell’italiano, per fare un esempio, infarcito di anglicismi di conio commerciale e tecnologico. Tralascio ogni altra considerazione, che lascio agli esperti. Mi basta osservare però, che nonostante tali tendenze che sembrano inarrestabili, sussiste a tutti i livelli e, quindi, anche in riferimento ai dialetti la necessità di porre un freno alla globalizzazione selvaggia ed ai linguaggi “bastardi” che fanno ad essa corteo. È ormai riconoscibile l’esigenza di recuperare nuovi equilibri, che salvaguardino le identità , senza per questo rifiutare una pluralità di registri linguistici e di culture. In realtà solo chi ha una razionale e convinta percezione della propria identità può rispettare e comprendere le identità altrui. Ciò spiega la rinnovata attenzione attuale per i dialetti, dettata non dalle luci crepuscolari di un malinconico tramonto, da dai colori di una auspicabile rinascita».
Grazie a Nicola Roncone, appassionato bibliofilo e profondo conoscitore di Bari, per questo ulteriore contributo culturale alla conoscenza di un Barese DOC, indiscusso protagonista della vita politica barese e illustre poeta dialettale.
In copertina immagine di Bari Vecchia di Francesco Vacca.