'Tragedia evitata al Centro Clinico di Bari: nessuno detenuto nella stanza avvolta dalle fiamme'

BARI - Nel primo piano del Centro Clinico di Bari, si è verificato un incendio che ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Fortunatamente, nessun detenuto si trovava nella stanza interessata dal fuoco, ma il fumo tossico si è diffuso rapidamente, mettendo a rischio la vita di alcuni detenuti particolarmente vulnerabili.

Da tempo, il SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) ha denunciato pubblicamente la grave situazione del centro clinico. Nonostante le segnalazioni e le richieste di intervento alle autorità competenti, i problemi persistevano. La struttura, concepita per ospitare 25 pazienti, si trovava invece a dover fare fronte a oltre 100 detenuti con patologie gravi, creando condizioni igienico-sanitarie precarie. Le denunce del SAPPE riguardavano anche le barriere architettoniche che rendevano pericolosa la situazione per i detenuti su sedia a rotelle, privi di vie di fuga adeguate in caso di emergenza. Nonostante le evidenti criticità, le richieste di intervento alle autorità competenti sono rimaste senza risposta. L'incendio di oggi ha dimostrato quanto fosse fondato l'allarme del SAPPE. Durante l'evacuazione, alcuni detenuti su sedia a rotelle si sono trovati bloccati, ma grazie all'intervento coraggioso dei poliziotti, che hanno messo a rischio la propria incolumità, sono stati messi in salvo. Cinque poliziotti, però, sono stati successivamente ricoverati in ospedale a causa di segni di intossicazione. Le immagini di quei momenti drammatici dovrebbero essere rese pubbliche, evidenziando l'eroismo degli agenti penitenziari che, a rischio della propria vita, hanno agito per salvare detenuti incapaci di muoversi autonomamente. Il SAPPE annuncia la sua determinazione a non fermarsi nella denuncia della situazione scandalosa del centro clinico di Bari. Si auspica che questa vicenda porti a un cambio di rotta e a un intervento immediato da parte delle autorità competenti per porre fine a una situazione definita "inumana" e "degradante". Solo un forte sdegno popolare potrebbe sottolineare la gravità della questione e chiedere responsabilità a chi finora ha ignorato le segnalazioni.

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