Anders vs Manera e l’utopia di un nuovo Umanesimo


FRANCESCO GRECO
- "Chi salva una vita salva il mondo intero" (Talmud ebraico).

Pur nel cuore di tenebra di due conflitti, la Grande Guerra l’italiano (è astigiano) Manera, la seconda il polacco Anders, osarono teorizzare un’umanità finalmente pacificata, che materializza l’utopia da sempre cercata, l’uomo che convive con i suoi simili pur nella differenza di etnie, fede, valori. La visione di un nuovo Umanesimo che lo rimetta una volta per tutte e definitivamente al centro della Polis, la Storia, il mondo, l’Universo.

“Wladisłav Anders e Cosma Manera” (Cammini per l’Umanesimo), di Cristina Martinelli e Nicola Russi (Edizioni Esperidi, Monteroni di Lecce 2023, pp. 110, euro 14, collana “Historia”), è un saggio che, diremmo purtroppo, è attualizzato dalla vichiana perfidia della Storia: corsi e ricorsi. Non siamo forse anche oggi dentro due guerre che sconvolgono il pianeta, nel cuore dell’Europa e del Medio Oriente?

A chi tiene in mano i destini del mondo potrebbe essere utile attingere da questo saggio qualche idea a cui ispirarsi per il bene dei propri popoli.

E’ la sovrapposizione plastica di due biografie stranamente ricacciate ai margini dalla storiografia europea, forse interessata più all’aspetto bellico con le sue infinite dinamiche anziché a una lettura alternativa, come se le guerre fossero la norma e non una patologia di cui l’umanità non riesce a liberarsi.

Mentre le combattevano, Anders (alla guida di “un piccolo esercito di civili, donne e bambini, in un percorso di 12.500 chilometri, attraverso tre continenti...”) e Manera erano ben consapevoli di attraversare una patologia, ma la vissero in maniera dialettica, oltre che con grande dignità, immaginando il futuro di un mondo riconciliato con se stesso.

Martinelli e Russi, storici capaci, nel senso che sanno quali sono gli elementi delle biografie cui dare enfasi e quelli su cui sorvolare, abbozzano le loro parabole con rispetto e pudore: gli uomini dentro le guerre si trasfigurano a se stessi, specie se mossi, scossi da un’etica in senso hegeliano, partecipe dell’umanità, responsabile verso gli uomini che si trovano a comandare. Peraltro, Manera non teneva nemmeno un diario, per cui ricostruirne il cammino è stato più arduo. Il saggio storico è comunque supportato da un ampio apparato fotografico che scuote, emoziona in profondità.

Entrambi, Anders e Manera, sopravvengono la scansione militare a quella del civis, mèmori della lezione di un grande della Storia, Marco Aurelio: “Ti devi adattare agli eventi che il destino ti ha riservato e ama, ma davvero, gli uomini ai quali la sorte t’ha posto accanto”. Umanesimo d’antan.