Espansione centro Porsche a Nardò, Casili: 'Non siamo contro gli investimenti, ma sono state valutate tutte le alternative?'
BARI - "Sugli interventi di espansione del centro Porsche nel Comune di Nardò serve la massima chiarezza e una risposta decisa da parte della politica. È quello che ho chiesto anche in audizione lo scorso novembre, perché nessuno è pregiudizialmente contro un progetto che porterà posti di lavoro e sviluppo sul territorio, ma non si possono far scomparire 200 ettari di foresta secolare a fronte di compensazioni che appaiono irrealizzabili. Parliamo della più grande trasformazione di questo territorio degli ultimi anni". Lo dichiara il vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili, in seguito al ricorso al Tar depositato il 22 gennaio da Italia Nostra, dal Gruppo di Intervento Giuridico e dal comitato Custodi del bosco dell’Arneo.
“Le opere previste da Porsche - continua Casili - interessano un S.I.C (Siti di Importanza Comunitaria) tutelato dalla Comunità Europea per la sua biodiversità. Non siamo contro in maniera pregiudiziale alle innovazioni tecnologiche, ma ci chiediamo perché gli interventi non abbiano interessato aree all’interno dell’anello del Nardò Technical Center Porsche, invece che coinvolgere le zone all’esterno. Si legge nei documenti dei progettisti che le aree, peraltro adiacenti agli impianti preesistenti, non sono state valutate perché consumerebbero ulteriore suolo, il che risulta essere paradossale: meglio estirpare migliaia di lecci e macchia, consumando non solo suolo ma anche vegetazione?
Leggendo la documentazione presentata da NTC è chiaro che non sono state prese in considerazione queste alternative, che sono state licenziate in poche righe. Nell’anello ci sono aree che potrebbero essere usate per l’allargamento della pista, senza andare ad impattare così pesantemente sul paesaggio circostante. Il Comitato ‘Custodi del Bosco d’Arneo’ ha lanciato una petizione per salvare la foresta, che ha raggiunto le 40.000 firme, segno delle perplessità del territorio. Capiamo l’importanza del progetto, ma riteniamo imprescindibile continuare ad analizzare le tante criticità che questo comporterebbe da un punto di vista ambientale"./comunicato
“Le opere previste da Porsche - continua Casili - interessano un S.I.C (Siti di Importanza Comunitaria) tutelato dalla Comunità Europea per la sua biodiversità. Non siamo contro in maniera pregiudiziale alle innovazioni tecnologiche, ma ci chiediamo perché gli interventi non abbiano interessato aree all’interno dell’anello del Nardò Technical Center Porsche, invece che coinvolgere le zone all’esterno. Si legge nei documenti dei progettisti che le aree, peraltro adiacenti agli impianti preesistenti, non sono state valutate perché consumerebbero ulteriore suolo, il che risulta essere paradossale: meglio estirpare migliaia di lecci e macchia, consumando non solo suolo ma anche vegetazione?
Leggendo la documentazione presentata da NTC è chiaro che non sono state prese in considerazione queste alternative, che sono state licenziate in poche righe. Nell’anello ci sono aree che potrebbero essere usate per l’allargamento della pista, senza andare ad impattare così pesantemente sul paesaggio circostante. Il Comitato ‘Custodi del Bosco d’Arneo’ ha lanciato una petizione per salvare la foresta, che ha raggiunto le 40.000 firme, segno delle perplessità del territorio. Capiamo l’importanza del progetto, ma riteniamo imprescindibile continuare ad analizzare le tante criticità che questo comporterebbe da un punto di vista ambientale"./comunicato