FRANCESCO GRECO - “L’amore fu la sua ispirazione, / la politica la sua
passione, / l’insegnamento la sua vita”.
Tre livelli esistenziali che viaggiano da soli, si
intrecciano, tornano a separarsi in un delizioso gioco
infinito di specchi, echi, aggettanze.
Se l’Umanesimo pone l’uomo al centro di tutti con la sua complessità, il prof. Carmelo Anastasio da Salve (Lecce) ha incarnato questo paradigma. Lasciando tracce della sua breve parabola (se ne andò due anni fa), della sua mission vissuta con intensità e passione nei territori di Terra d’Otranto, nei cuori, le coscienze, la cultura, la politica.
“Paideia” (La politica e la formazione delle giovani menti nell’attività di Carmelo Anastasio) è stata un’emozionate serata condotta con delicatezza da Elisa Maggio e snodatasi con altrettanta leggerezza sul filo della memoria, ma anche di riconoscenza, di colleghi, allievi a loro volta divenuti prof., studenti che lo ebbero sulla cattedra e il cui insegnamento è stato decisivo per la loro formazione, politici, intellettuali.
In memoria del maestro Carmelo, un déja-vù dalle mille facce e sovrapposizioni semantiche, con cui una terra rivendica la supremazia della conoscenza, la cultura, il sapere (Anastasio insegnò al Liceo Classico) immortale, non soggetto cioè a mode né relativismi di sorta.
Un prof. che, se si deve semplificare, rammenta tanto il John Keating/Robin Williams de “L’attimo Fuggente” (Peter Weir, 1989), ma anche il Socrate peripatetico che si aggira nelle assolate agorà ateniesi e dona la sua sapienza agli anfratti più remoti dell’Ecumene.
Com’era presente la sua assenza, si potrebbe dire con un ossimoro. Evocata subito da sindaco e vice: “Il prof. è vivo col suo pensiero e la sua azione” (Francesco Villanova), “Una persona rche ha dato tanto alla nostra comunità” (Giovanni Lecci). I suoi allievi hanno riconosciuto il ruolo determinante avuto dal prof. nella loro vita.
Collegato da Milano, dove insegna, Giovanni Urro: “Faceva interagire le culture del passato con la realtà di oggi. Mi ha contagiato la passione politica ed è stato decisivo per la mia gerarchia dei valori”. “E’ stato un modello di virtù e saggezza per molti di noi...” , (Beatrice Preite, alunna).
Anastasio è stato anche un politico e un seduttore di questa declinazione: “E’ stato mio maestro di politica” , riconosce Simona Conte, consigliere comunale candidata sindaco. Stesso mood per Matteo Pepe: “Ha alimentato la mia passione per la politica”. “E’ stato un animale politico, la sua concezione aveva la p maiuscola. Un seduttore di menti: mi fece appassionare alla politica... Un magister vitae” , (Gioele Levantaci che un anno fa musicò la poesia del prof. “Dov’è Dio?”). La prof. Marisa Palumbo: “Carisma, empatia, affinità elettive: un vero uomo di cultura che aveva trasformato i suoi insegnamenti in comportamenti. Rispetto per tutti, tolleranza. Ha sempre difeso i deboli e i bisognosi”.
Infine, Vittorio Tassi, medico: “Maestri come Carmelo sono assolutamente necessari, resterà sempre qui con noi...”. C’è epitaffio più bello, colmo di vita e di luce, carico di promesse per il tempo per le donne e gli uomini che verranno?
Se l’Umanesimo pone l’uomo al centro di tutti con la sua complessità, il prof. Carmelo Anastasio da Salve (Lecce) ha incarnato questo paradigma. Lasciando tracce della sua breve parabola (se ne andò due anni fa), della sua mission vissuta con intensità e passione nei territori di Terra d’Otranto, nei cuori, le coscienze, la cultura, la politica.
“Paideia” (La politica e la formazione delle giovani menti nell’attività di Carmelo Anastasio) è stata un’emozionate serata condotta con delicatezza da Elisa Maggio e snodatasi con altrettanta leggerezza sul filo della memoria, ma anche di riconoscenza, di colleghi, allievi a loro volta divenuti prof., studenti che lo ebbero sulla cattedra e il cui insegnamento è stato decisivo per la loro formazione, politici, intellettuali.
In memoria del maestro Carmelo, un déja-vù dalle mille facce e sovrapposizioni semantiche, con cui una terra rivendica la supremazia della conoscenza, la cultura, il sapere (Anastasio insegnò al Liceo Classico) immortale, non soggetto cioè a mode né relativismi di sorta.
Un prof. che, se si deve semplificare, rammenta tanto il John Keating/Robin Williams de “L’attimo Fuggente” (Peter Weir, 1989), ma anche il Socrate peripatetico che si aggira nelle assolate agorà ateniesi e dona la sua sapienza agli anfratti più remoti dell’Ecumene.
Com’era presente la sua assenza, si potrebbe dire con un ossimoro. Evocata subito da sindaco e vice: “Il prof. è vivo col suo pensiero e la sua azione” (Francesco Villanova), “Una persona rche ha dato tanto alla nostra comunità” (Giovanni Lecci). I suoi allievi hanno riconosciuto il ruolo determinante avuto dal prof. nella loro vita.
Collegato da Milano, dove insegna, Giovanni Urro: “Faceva interagire le culture del passato con la realtà di oggi. Mi ha contagiato la passione politica ed è stato decisivo per la mia gerarchia dei valori”. “E’ stato un modello di virtù e saggezza per molti di noi...” , (Beatrice Preite, alunna).
Anastasio è stato anche un politico e un seduttore di questa declinazione: “E’ stato mio maestro di politica” , riconosce Simona Conte, consigliere comunale candidata sindaco. Stesso mood per Matteo Pepe: “Ha alimentato la mia passione per la politica”. “E’ stato un animale politico, la sua concezione aveva la p maiuscola. Un seduttore di menti: mi fece appassionare alla politica... Un magister vitae” , (Gioele Levantaci che un anno fa musicò la poesia del prof. “Dov’è Dio?”). La prof. Marisa Palumbo: “Carisma, empatia, affinità elettive: un vero uomo di cultura che aveva trasformato i suoi insegnamenti in comportamenti. Rispetto per tutti, tolleranza. Ha sempre difeso i deboli e i bisognosi”.
Infine, Vittorio Tassi, medico: “Maestri come Carmelo sono assolutamente necessari, resterà sempre qui con noi...”. C’è epitaffio più bello, colmo di vita e di luce, carico di promesse per il tempo per le donne e gli uomini che verranno?