BARI - La situazione critica nel centro clinico del carcere di Bari ha suscitato profonda preoccupazione e proteste da parte dei detenuti, soprattutto coloro che si trovano su sedia a rotelle, dopo l'incendio verificatosi al primo piano.
Il sindacato autonomo polizia penitenziaria (SAPPE) ha denunciato con veemenza la decisione di non evacuare la struttura nonostante i gravi pericoli strutturali e le barriere architettoniche presenti. Invece di garantire la sicurezza dei detenuti più vulnerabili, sembra che si stia esercitando pressione per riaprire e ricollocare detenuti nel centro clinico.
Una decisione particolarmente contestata è stata l'arrivo di un detenuto dalla Calabria per un intervento chirurgico presso il policlinico di Bari, nonostante ci siano altre opzioni valide in altre strutture sanitarie del paese. Ciò ha sollevato domande sulla priorità data alla sicurezza e al benessere dei detenuti.
Le proteste dei detenuti su sedia a rotelle hanno portato alla luce la situazione precaria in cui si trovano, costretti a vivere in spazi angusti e pericolosi anche dopo l'incendio. Si rifiutano di rientrare nelle loro stanze per paura di ulteriori incidenti e chiedono di essere trasferiti altrove.
Il sindacato SAPPE ha sollevato il problema ripetutamente, ma finora è stato ignorato dalle autorità regionali, locali e sanitarie. Si lamenta anche della mancanza di interesse da parte del Garante e delle associazioni di tutela dei detenuti.
È essenziale che le autorità competenti intervengano tempestivamente per garantire la sicurezza dei detenuti e dei lavoratori del carcere, chiudendo il centro clinico fino a quando non saranno effettuati i lavori necessari per renderlo sicuro e accessibile a tutti.
Il SAPPE continuerà a denunciare la situazione, poiché sono in gioco la vita di persone vulnerabili e la sicurezza del personale penitenziario. È fondamentale affrontare questa emergenza con la serietà e l'urgenza che merita, evitando ulteriori rischi e mettendo al primo posto il benessere e la sicurezza di tutti gli individui coinvolti.
Il sindacato autonomo polizia penitenziaria (SAPPE) ha denunciato con veemenza la decisione di non evacuare la struttura nonostante i gravi pericoli strutturali e le barriere architettoniche presenti. Invece di garantire la sicurezza dei detenuti più vulnerabili, sembra che si stia esercitando pressione per riaprire e ricollocare detenuti nel centro clinico.
Una decisione particolarmente contestata è stata l'arrivo di un detenuto dalla Calabria per un intervento chirurgico presso il policlinico di Bari, nonostante ci siano altre opzioni valide in altre strutture sanitarie del paese. Ciò ha sollevato domande sulla priorità data alla sicurezza e al benessere dei detenuti.
Le proteste dei detenuti su sedia a rotelle hanno portato alla luce la situazione precaria in cui si trovano, costretti a vivere in spazi angusti e pericolosi anche dopo l'incendio. Si rifiutano di rientrare nelle loro stanze per paura di ulteriori incidenti e chiedono di essere trasferiti altrove.
Il sindacato SAPPE ha sollevato il problema ripetutamente, ma finora è stato ignorato dalle autorità regionali, locali e sanitarie. Si lamenta anche della mancanza di interesse da parte del Garante e delle associazioni di tutela dei detenuti.
È essenziale che le autorità competenti intervengano tempestivamente per garantire la sicurezza dei detenuti e dei lavoratori del carcere, chiudendo il centro clinico fino a quando non saranno effettuati i lavori necessari per renderlo sicuro e accessibile a tutti.
Il SAPPE continuerà a denunciare la situazione, poiché sono in gioco la vita di persone vulnerabili e la sicurezza del personale penitenziario. È fondamentale affrontare questa emergenza con la serietà e l'urgenza che merita, evitando ulteriori rischi e mettendo al primo posto il benessere e la sicurezza di tutti gli individui coinvolti.