BARI - Al via la sperimentazione del dispositivo palmare SiMoT, grande quanto una chiavetta usb, che punta ad effettuare diagnosi precoci dei tumori, ma anche di altre patologie, direttamente a casa o nello studio del medico curante, tramite piccolissimi campioni biologici, come sangue, saliva o urine. La sperimentazione, che sarà vagliata dal Ministero della Salute, parte dall’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che, insieme a Regione Puglia, Università degli Studi di Bari e Università di Brescia, è membro della Cabina di Regia del Centro di Innovazione in Single-Molecule Digital Assay che ha sviluppato il dispositivo SiMoT.
“Oggi iniziano quei percorsi che in sanità sono necessari per testare l'effettiva efficacia del dispositivo. La Regione Puglia ha sostenuto la ricerca scientifica con propri finanziamenti ed ha affiancato la sua inventrice, la professoressa Luisa Torsi. Con questi trial che verranno effettuati dall’Ircss “Giovanni Paolo II” di Bari, nostro hub di riferimento per la rete oncologica pugliese, siamo certi che potremo garantire tra breve nuovi dispositivi diagnostici per curare e diagnosticare tempestivamente tutte le malattie, in particolare quelle oncologiche. Non solo. La presenza del Dipartimento Economia della Regione Puglia rappresenta anche l'avvio di un distretto industriale biomedico che potrebbe dare davvero grande soddisfazione, con la costituzione di un'azienda che possa produrre questi dispositivi proprio qui in Puglia”.
“Un progetto che ci proietta nel futuro – così il direttore generale dell’Istituto Tumori di Bari, Alessandro Delle Donne – e che ci permette di realizzare appieno una parte importante della mission di questo Istituto: l’innovazione tecnologica a servizio degli screening di massa che ci consentirà di intervenire prima dell’insorgere della malattia, con immediate e significative ricadute sia sulla qualità di vita dei pazienti, sia sulle risorse del sistema sanitario nazionale”.
Sviluppato nel 2016 e, negli anni, progressivamente testato e migliorato, il dispositivo palmare SiMoT è “un dispositivo economico, portatile, rapido, che, tuttavia, garantisce l’affidabilità di un test molecolare. Entriamo oggi nella fase di pre-commercializzazione del dispositivo, per capire qual è la robustezza del dispositivo e dei dati raccolti”, spiega Luisa Torsi, presidente del Centro di Innovazione Regionale Single-Molecule Digital Assay, docente di Chimica dell'Università di Bari Aldo Moro e Premio Nazionale dell’Accademia dei Lincei 2023 destinato alle Eccellenze nel campo delle Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. I dati, raccolti dal dispositivo grazie ad una cartuccia usa e getta, saranno processati con un algoritmo di intelligenza artificiale. L’incidenza di falsi positivi e negativi è inferiore al 1,5%. Il dispositivo potrà essere utilizzato per la diagnosi precoce di diverse patologie progressive. La sperimentazione, partita ufficialmente oggi , vedrà inizialmente coinvolta l’unità operativa di ginecologia oncologica clinicizzata dell’Istituto Tumori di Bari, diretta dal prof. Gennaro Cormio. Saranno arruolate 50 pazienti con 1500 rilevazioni di campioni di sangue, plasma e urine. La sperimentazione permetterà di validare le prestazioni analitiche del dispositivo che, poi, potrà essere utilizzato per verificare la presenza di marcatori dei tumori ginecologici nei campioni biologici delle pazienti.
Il progetto è finanziato dal Dipartimento dello Sviluppo Economico e dal Dipartimento della Promozione della salute, benessere sociale e dello sport della Regione Puglia
“Oggi iniziano quei percorsi che in sanità sono necessari per testare l'effettiva efficacia del dispositivo. La Regione Puglia ha sostenuto la ricerca scientifica con propri finanziamenti ed ha affiancato la sua inventrice, la professoressa Luisa Torsi. Con questi trial che verranno effettuati dall’Ircss “Giovanni Paolo II” di Bari, nostro hub di riferimento per la rete oncologica pugliese, siamo certi che potremo garantire tra breve nuovi dispositivi diagnostici per curare e diagnosticare tempestivamente tutte le malattie, in particolare quelle oncologiche. Non solo. La presenza del Dipartimento Economia della Regione Puglia rappresenta anche l'avvio di un distretto industriale biomedico che potrebbe dare davvero grande soddisfazione, con la costituzione di un'azienda che possa produrre questi dispositivi proprio qui in Puglia”.
“Un progetto che ci proietta nel futuro – così il direttore generale dell’Istituto Tumori di Bari, Alessandro Delle Donne – e che ci permette di realizzare appieno una parte importante della mission di questo Istituto: l’innovazione tecnologica a servizio degli screening di massa che ci consentirà di intervenire prima dell’insorgere della malattia, con immediate e significative ricadute sia sulla qualità di vita dei pazienti, sia sulle risorse del sistema sanitario nazionale”.
Sviluppato nel 2016 e, negli anni, progressivamente testato e migliorato, il dispositivo palmare SiMoT è “un dispositivo economico, portatile, rapido, che, tuttavia, garantisce l’affidabilità di un test molecolare. Entriamo oggi nella fase di pre-commercializzazione del dispositivo, per capire qual è la robustezza del dispositivo e dei dati raccolti”, spiega Luisa Torsi, presidente del Centro di Innovazione Regionale Single-Molecule Digital Assay, docente di Chimica dell'Università di Bari Aldo Moro e Premio Nazionale dell’Accademia dei Lincei 2023 destinato alle Eccellenze nel campo delle Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. I dati, raccolti dal dispositivo grazie ad una cartuccia usa e getta, saranno processati con un algoritmo di intelligenza artificiale. L’incidenza di falsi positivi e negativi è inferiore al 1,5%. Il dispositivo potrà essere utilizzato per la diagnosi precoce di diverse patologie progressive. La sperimentazione, partita ufficialmente oggi , vedrà inizialmente coinvolta l’unità operativa di ginecologia oncologica clinicizzata dell’Istituto Tumori di Bari, diretta dal prof. Gennaro Cormio. Saranno arruolate 50 pazienti con 1500 rilevazioni di campioni di sangue, plasma e urine. La sperimentazione permetterà di validare le prestazioni analitiche del dispositivo che, poi, potrà essere utilizzato per verificare la presenza di marcatori dei tumori ginecologici nei campioni biologici delle pazienti.
Il progetto è finanziato dal Dipartimento dello Sviluppo Economico e dal Dipartimento della Promozione della salute, benessere sociale e dello sport della Regione Puglia