BARI - Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha incontrato questo pomeriggio in presidenza una delegazione di Aigi, l’Associazione che raggruppa le aziende dell’indotto ex Ilva, guidata dal presidente Fabio Greco.
Al termine, il presidente Emiliano ha dichiarato: “Durante la riunione abbiamo avuto contatti sia con il ministro Urso che con il capo del Settore Legislativo del ministro dott. Belti. Ribadisco quello che ho già detto giorni fa rispetto ai crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti di Acciaierie d'Italia: e cioè che non si tratta di una normale azienda come tante altre che non paga i fornitori. Ma si tratta dell'affittuario di un pezzo di azienda che è di proprietà del Governo italiano. Quindi nel momento in cui ha concesso in affitto questo ramo di azienda e questo ramo di azienda ha provocato questi debiti, lo stesso Governo ha come minimo l'onere morale di soddisfare i crediti. Ci sono strumenti giuridici per farlo, prima però che venga eventualmente dichiarata l'amministrazione straordinaria. Perché qualunque cosa avvenga dopo, dal punto di vista giuridico tutto diventa molto più complesso. La Regione Puglia, dunque, si è resa disponibile a fare da spalla al Governo utilizzando l'avanzo vincolato di amministrazione che, grazie alla buona gestione a una importante solidità patrimoniale, ammonta a più di un miliardo di euro. Una somma che la Regione mette a disposizione del Governo nazionale se dovesse servire. L’eventuale fallimento delle 68 aziende dell'indotto, oltre a far perdere il lavoro a 2400 persone, provocherebbe il blocco delle attività produttive perché mancherebbero tutte le forniture, le manutenzioni, la vigilanza e tutto ciò che serve a far funzionare una fabbrica che non viene gestita con personale interno. Senza pensare ai soldi della cassa integrazione, che lo Stato comunque dovrebbe pagare, e a tutte le imposte e i crediti che queste aziende dell’indotto a loro volta scaricherebbero sui loro fornitori. Un disastro economico oltre che un dramma occupazionale. Ecco perché secondo me è utile pagare subito queste aziende, evitare il loro fallimento e limitare i danni di questa situazione.
Infine aggiungo – ha concluso Emiliano - che attraverso queste aziende, il Governo italiano è tenuto in scacco da Acciaierie d'Italia, perché teme che qualunque iniziativa possa determinare appunto il disastro di cui ho parlato. Bisogna uscire dall'angolo e reagire da Repubblica Italiana, non da paesino che è in difficoltà nei confronti di un'azienda straniera venuta a Taranto a fare il bello e il cattivo tempo”.
Il presidente Aigi Fabio Greco ha dichiarato: “Ringraziamo il presidente e il suo staff per l’incontro di oggi, perché ci ha dato la possibilità di definire alcuni punti e comprendere meglio quelle che sono le normative vigenti che vincolano questi pagamenti. Gli imprenditori che adesso sono in presidio fisso sotto la prefettura di Taranto rischiano il fallimento non per incapacità , ma per colpa di un mancato accordo tra Invitalia e Arcelor Mittal. Chiaramente noi rimarremo in presidio. Abbiamo chiesto al Prefetto un incontro urgente con tutti gli attori, per trovare una soluzione immediata, perché non è possibile né andare in amministrazione straordinaria e né in composizione negoziata. L'unica possibilità è un accordo bonario tra le parti per poter pagare i crediti immediati ai nostri fornitori per un ammontare di circa centoquaranta milioni di euro. Questo quindi ci darebbe la possibilità di ripartire con più serenità sin da subito. Oggi, tolti i presidi, la fabbrica è comunque deserta, non c'è nessuno dell'indotto che è uscito a lavorare perché mancano i fondi per poter pagare i dipendenti”.
All’incontro erano presenti l’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci, l’assessore al Lavoro Sebastiano Leo, il capo di Gabinetto Giuseppe Catalano, il segretario generale della Giunta regionale Roberto Venneri, la direttrice del dipartimento Sviluppo economico Gianna Elisa Berlingerio, il direttore generale di Puglia Sviluppo Antonio De Vito, il rappresentante Pmi dell’indotto Eugenio Martucci e il capo del pool di tecnici Aigi Roberto Acquaviva.
Al termine, il presidente Emiliano ha dichiarato: “Durante la riunione abbiamo avuto contatti sia con il ministro Urso che con il capo del Settore Legislativo del ministro dott. Belti. Ribadisco quello che ho già detto giorni fa rispetto ai crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti di Acciaierie d'Italia: e cioè che non si tratta di una normale azienda come tante altre che non paga i fornitori. Ma si tratta dell'affittuario di un pezzo di azienda che è di proprietà del Governo italiano. Quindi nel momento in cui ha concesso in affitto questo ramo di azienda e questo ramo di azienda ha provocato questi debiti, lo stesso Governo ha come minimo l'onere morale di soddisfare i crediti. Ci sono strumenti giuridici per farlo, prima però che venga eventualmente dichiarata l'amministrazione straordinaria. Perché qualunque cosa avvenga dopo, dal punto di vista giuridico tutto diventa molto più complesso. La Regione Puglia, dunque, si è resa disponibile a fare da spalla al Governo utilizzando l'avanzo vincolato di amministrazione che, grazie alla buona gestione a una importante solidità patrimoniale, ammonta a più di un miliardo di euro. Una somma che la Regione mette a disposizione del Governo nazionale se dovesse servire. L’eventuale fallimento delle 68 aziende dell'indotto, oltre a far perdere il lavoro a 2400 persone, provocherebbe il blocco delle attività produttive perché mancherebbero tutte le forniture, le manutenzioni, la vigilanza e tutto ciò che serve a far funzionare una fabbrica che non viene gestita con personale interno. Senza pensare ai soldi della cassa integrazione, che lo Stato comunque dovrebbe pagare, e a tutte le imposte e i crediti che queste aziende dell’indotto a loro volta scaricherebbero sui loro fornitori. Un disastro economico oltre che un dramma occupazionale. Ecco perché secondo me è utile pagare subito queste aziende, evitare il loro fallimento e limitare i danni di questa situazione.
Infine aggiungo – ha concluso Emiliano - che attraverso queste aziende, il Governo italiano è tenuto in scacco da Acciaierie d'Italia, perché teme che qualunque iniziativa possa determinare appunto il disastro di cui ho parlato. Bisogna uscire dall'angolo e reagire da Repubblica Italiana, non da paesino che è in difficoltà nei confronti di un'azienda straniera venuta a Taranto a fare il bello e il cattivo tempo”.
Il presidente Aigi Fabio Greco ha dichiarato: “Ringraziamo il presidente e il suo staff per l’incontro di oggi, perché ci ha dato la possibilità di definire alcuni punti e comprendere meglio quelle che sono le normative vigenti che vincolano questi pagamenti. Gli imprenditori che adesso sono in presidio fisso sotto la prefettura di Taranto rischiano il fallimento non per incapacità , ma per colpa di un mancato accordo tra Invitalia e Arcelor Mittal. Chiaramente noi rimarremo in presidio. Abbiamo chiesto al Prefetto un incontro urgente con tutti gli attori, per trovare una soluzione immediata, perché non è possibile né andare in amministrazione straordinaria e né in composizione negoziata. L'unica possibilità è un accordo bonario tra le parti per poter pagare i crediti immediati ai nostri fornitori per un ammontare di circa centoquaranta milioni di euro. Questo quindi ci darebbe la possibilità di ripartire con più serenità sin da subito. Oggi, tolti i presidi, la fabbrica è comunque deserta, non c'è nessuno dell'indotto che è uscito a lavorare perché mancano i fondi per poter pagare i dipendenti”.
All’incontro erano presenti l’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci, l’assessore al Lavoro Sebastiano Leo, il capo di Gabinetto Giuseppe Catalano, il segretario generale della Giunta regionale Roberto Venneri, la direttrice del dipartimento Sviluppo economico Gianna Elisa Berlingerio, il direttore generale di Puglia Sviluppo Antonio De Vito, il rappresentante Pmi dell’indotto Eugenio Martucci e il capo del pool di tecnici Aigi Roberto Acquaviva.