LIVALCA - Ieri sera è venuto a trovarmi il professore Luigi Papa, che, nonostante un
certo pessimismo lucano incorporato, è un uomo di spirito, a volte ironico, dotato di
sguardo indagatore per cui con una ‘sbirciata’ panoramica sul mio tavolo si è
imbattuto nella copertina dell’ultimo volume di Nicola Simonetti esclamando: «…
come mai Wladimir Luxuria nella foto di copertina?». Procediamo con ordine: il
professor Simonetti, anzi l’amico Nicola, ha pubblicato di recente un volume dal
titolo tanto eloquente, quanto sfuggente “invecchiare ridendo” (ADDA EDITORE,
Bari 2024, pp. 122, € 14.00) con l’intento di affidare ai lettori il sapere accumulato
con lo studio, la professione e il viver quotidiano che non risparmia gioie e dolori
che coincidono con la vecchiaia, la quale va ‘assorbita’ ridendo non solo per dare
ragione a Sterne: «Un sorriso aggiunge un filo d’oro alla trama della vita».
Martedì 27 febbraio presso il Museo Civico di Bari (Strada Sagges,13) il giornalista Lino Patruno - proprio il direttore i cui livelli essenziali di prestazione, in ambito di corsa sul lungomare, sono autentiche lezioni di sviluppo per l’intera nostra nazione, il tutto sostenuto da quel sorriso lieve e pur esistente - dialogherà con Nicola e il pubblico in modo da presentare il testo con la saggezza e leggerezza che sanno avere solo coloro che invecchiano ridendo.
Simonetti ha inserito in copertina “Una allegoria del gusto” (… che è pur sempre un piacere!) che si deve al pittore olandese Gerard van Honthorst (Utrecht 1590-1656), in cui una leggiadra signora interagisce con un grappolo d’uva. Non sono affatto ferrato in tema di somiglianze, ma ritengo che la scrittrice, opinionista televisiva, attrice e cantante, nativa di Foggia, possa accettare tranquillamente il confronto (da non trascurare che la poliedrica artista Luxuria nella XV legislatura è stata onorevole nel governo di Romano Prodi).
Il pittore olandese, meglio conosciuto come Gherardo delle Notti, è stato un attento seguace del contemporaneo milanese Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, che svolse la sua breve parabola di vita (1571-1610) e di artista quasi tutta a Roma. Gerard-Gherardo si trasferì a Roma proprio nel 1610 e non conobbe mai personalmente Caravaggio, deceduto poco prima. Lo stesso soprannome italiano del pittore olandese è chiaramente ispirato al mondo poetico-artistico di Caravaggio. Pensate una delle più famose opere di Caravaggio “Cattura di Cristo” nel 1793 fu attribuita a Gherardo delle Notti da un compilatore inesperto (o indotto ad essere sprovveduto dalla famiglia Mattei, proprietaria della tela che, caduta in rovina, aveva messo in vendita…).
Proprio questo piccolo ‘giallo’- su cui tornerò nel corso dell’anno - ci rammenta e certifica quanto siano utili i 14 capitoli del libro “invecchiando ridendo” in cui il professore-scrittore-giornalista Nicola Simonetti ci prende per mano e, partendo da quella secolare pillola di saggezza ‘Il riso fa buon sangue’, si orienta verso la comoda ‘Poltrona’, non per riposare o poltrire, ma solo per attestarci che rimanere ‘Soli’ può dare ragione a Leonardo «E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo» e al mai troppo ascoltato Aristotele «Al solitario è difficile la vita»; si prosegue non trascurando una panoramica su il suicidio, la demenza e quel tornare nell’ombra dopo una vita in cui il mondo ti ruotava attorno. Simonetti cita una canzone a me cara «Aprite le finestre al nuovo sole» che vinse il Festival di Sanremo del 1956 cantata dalla monopolitana Franca Raimondi. Questa canzone la cantava mia madre quando apriva le finestre del balcone interno di via E. Toti, al primo piano, come segno di ‘liberazione’… quella casa pur disponendo di tre grandi balconi, li vedeva tutti ‘chiusi’ dai palazzi circostanti, mentre quello interno, ancor oggi penso, spazia libero… devo tornare a controllare. Consiglio vivamente tutti gli anta di leggere il capitolo titolato “Due cervelli” capirete che l’espressione la ‘frittata è già fatta’ dipende dal nostro impegno, come non posso che assecondare quello che l’autore espone nel ‘trattato’ sul “Sesso”, “Menopausa” e “Andropausa”. Ora dovrei dirvi che il capitolo dedicato a “Elisir” non è un omaggio al professore Mirabella, ma come posso dimenticare che il Michele da Bitonto ha presentato uno degli ultimi libri di Nicola? Ritengo opportuno ricorrere al bergamasco Gaetano Donizetti per servirmi del suo “Elisir d’amore” per far ‘spuntare una furtiva lagrima (testo originale con la g) negli occhi’ dei due professori pugliesi in nome di quella ‘lega’ santa che parla di unità e non di autonomia differenziata.
Senza nessuna preoccupazione di essere smentito affermo che il capitolo più originale è quello titolato “OOO”: il mio vecchio amico poco sorridente Vito Buono avrebbe detto «Tre zeri servono per fare mille, tre O (la vocale) per fare l’ozono»… chiamatelo e vi spiegherà lui l’arcano. Le tre O di Nicola significano attenti a: occhi, orecchie, ossa. Ricordate genitori la prima visita oculistica va programmata a tre anni, mentre per l’orecchio bisogna considerare che registra, interpreta e trasmette senza riposo giorno e notte, per le ossa l’osteoporosi è sempre in agguato per cui non va trascurata l’alimentazione con i prodotti che il libro elenca e raccomanda. Per l’elisir di una vita lunga e sana dipende dai geni nella misura del 25%, mentre il restante 75% dallo stile di vita e dall’ambiente. Andando a pranzo con Nicola si apprende molto, ma bisogna essere disponibili a fare piccoli sacrifici e concessioni che nel tempo ‘pagano’ e dimenticare quella famelica abitudine dell’antipasto che, spesso, allunga ma non migliora il pasto. Sulla felicità mio padre la pensava come Leopardi «Ciascuno è tanto infelice quanto crede» che lui aveva concentrato nel più pragmatico «Ogni impedimento sia un giovamento». Simonetti celiando cita Totò «Chi dice che i soldi non fanno la felicità , oltre ad essere antipatico, è pure fesso». La guida indiscussa - scusami commercialista Antonio Di Leo ma mi riesce difficile pronunciare il termine leader - del ‘Gruppo amici di San Nicola’ per l’introduzione al suo libro non poteva non rivolgersi al famoso scrittore Raffaele Nigro che ‘invecchia ridendo’, alimentando paurosi vuoti di stomaco-memoria degni del miglior ‘cuoco dell’imperatore’. Poteva il melfitano Raffaele Nigro ignorare il venosino (trenta chilometri di lontananza i due centri) Quinto Orazio Flacco? No di certo! Ecco spuntare prodesse (utilitario) e delectare (edonistico) dalla nota Ars poetica del poeta latino che dal 1933, nello storico edificio-liceo a lui intitolato in Bari realizzato su progetto dell’architetto Concezio Petrucci, ha deliziato, delizia e delizierà la ‘migliore gioventù’ con Satire ed Epistole: ossia scrivere con fini di validità -efficacia senza perdere il piacere dell’esistenza con animo allegro. Nigro, per legittimare la bontà del ‘prodotto’ che ci offre Simonetti, scomoda la rubrica “La bustina di Minerva” che il filosofo-scrittore Umberto Eco ha curato sul settimanale “Espresso” dal 1985 fino alla sua scomparsa nel 2016: l’intento di Nicola e dell’autore de “Il nome della rosa” aveva gli stessi fini… curare il malato in ogni sua forma e curare i mali della società evidenziando difetti che come diceva Seneca «… se non puoi correggere o evitare abbi la pazienza di sopportare». Solo per la statistica preciso che Nigro e Eco sono accomunati da un particolare insignificante e pur intrigante. Nigro sulla Gazzetta del Mezzogiorno prima aveva una rubrica settimanale ora quindicinale, Eco con la sua ‘bustina’ è stato settimanale fino quasi alla fine del secolo scorso, per poi passare quindicinale: Goethe direbbe “Affinità elettive”, Livalca esigenze di spazio in una società che scrive molto (un bene!), legge pochissimo un…
Una parola per l’editore ADDA: penso di essermi imbattuto presto con questo cognome quando alle medie il professore Giannini ci faceva scrivere gli affluenti del fiume Po: Dora Baltea, Dora Riparia, Oglio (… mi raccomando con la g), Mincio ecc. ecc. ADDA… sono convinto di aver fatto anche una ricerca che riguardava la derivazione latina, ma mi limito a confermare che confluisce nel principale fiume italiano per lunghezza nei pressi di Cremona, sottolineando che è navigabile nell’ultimo tratto.
Simonetti negli ultimi dieci anni ha pubblicato con il suo amico Giacomo Adda ben sei libri e, conoscendo le capacità di Nicola nel demolire ogni record precedente, la situazione può essere migliorata: nel 2014 la partenza è stata contenuta in un ambito ben ristretto con “ Cose di case… chiuse” che hanno permesso di formulare una preziosa guida “A b c ben invecchiamo così”, cui ha fatto seguito un periodo in cui è stata limitata la nostra libera circolazione e Nicola si è sentito in dovere di chiarire “non è la peste - coronavirus & co”; da navigato condottiero il nostro professore ha voluto cimentarsi con l’arte del raccontare, cosa fatta tutta la vita da abile comunicatore scientifico e culturale, pubblicando “I racconti della controra” dedicati alla sua Mimma, cui ha fatto seguito “Voci spettinate di donne ben pettinate” in cui giganteggia la figura della senatrice a vita Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986, scomparsa nel 2012.
Volevo concludere con una frase di Oscar Wilde che in sostanza afferma che nessuno vuole invecchiare mai, verità che certifica, in sintesi, che questa è la commedia della vita di tutti: il corpo nasce giovane e diventa vecchio… passando da commedia a tragedia, ma lascio perdere perché ‘invecchiare ridendo’ si può, non solo perché non si può dare torto a Nicola Simonetti.
Preferisco segnalarvi la lettura delle due pagine finali del libro che titolano “Dedica: i miei nonni”. Mi piacerebbe che i miei nipoti… come anche mi sarebbe piaciuto che le mie figlie nei riguardi di mio padre…
Martedì 27 febbraio presso il Museo Civico di Bari (Strada Sagges,13) il giornalista Lino Patruno - proprio il direttore i cui livelli essenziali di prestazione, in ambito di corsa sul lungomare, sono autentiche lezioni di sviluppo per l’intera nostra nazione, il tutto sostenuto da quel sorriso lieve e pur esistente - dialogherà con Nicola e il pubblico in modo da presentare il testo con la saggezza e leggerezza che sanno avere solo coloro che invecchiano ridendo.
Simonetti ha inserito in copertina “Una allegoria del gusto” (… che è pur sempre un piacere!) che si deve al pittore olandese Gerard van Honthorst (Utrecht 1590-1656), in cui una leggiadra signora interagisce con un grappolo d’uva. Non sono affatto ferrato in tema di somiglianze, ma ritengo che la scrittrice, opinionista televisiva, attrice e cantante, nativa di Foggia, possa accettare tranquillamente il confronto (da non trascurare che la poliedrica artista Luxuria nella XV legislatura è stata onorevole nel governo di Romano Prodi).
Il pittore olandese, meglio conosciuto come Gherardo delle Notti, è stato un attento seguace del contemporaneo milanese Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, che svolse la sua breve parabola di vita (1571-1610) e di artista quasi tutta a Roma. Gerard-Gherardo si trasferì a Roma proprio nel 1610 e non conobbe mai personalmente Caravaggio, deceduto poco prima. Lo stesso soprannome italiano del pittore olandese è chiaramente ispirato al mondo poetico-artistico di Caravaggio. Pensate una delle più famose opere di Caravaggio “Cattura di Cristo” nel 1793 fu attribuita a Gherardo delle Notti da un compilatore inesperto (o indotto ad essere sprovveduto dalla famiglia Mattei, proprietaria della tela che, caduta in rovina, aveva messo in vendita…).
Proprio questo piccolo ‘giallo’- su cui tornerò nel corso dell’anno - ci rammenta e certifica quanto siano utili i 14 capitoli del libro “invecchiando ridendo” in cui il professore-scrittore-giornalista Nicola Simonetti ci prende per mano e, partendo da quella secolare pillola di saggezza ‘Il riso fa buon sangue’, si orienta verso la comoda ‘Poltrona’, non per riposare o poltrire, ma solo per attestarci che rimanere ‘Soli’ può dare ragione a Leonardo «E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo» e al mai troppo ascoltato Aristotele «Al solitario è difficile la vita»; si prosegue non trascurando una panoramica su il suicidio, la demenza e quel tornare nell’ombra dopo una vita in cui il mondo ti ruotava attorno. Simonetti cita una canzone a me cara «Aprite le finestre al nuovo sole» che vinse il Festival di Sanremo del 1956 cantata dalla monopolitana Franca Raimondi. Questa canzone la cantava mia madre quando apriva le finestre del balcone interno di via E. Toti, al primo piano, come segno di ‘liberazione’… quella casa pur disponendo di tre grandi balconi, li vedeva tutti ‘chiusi’ dai palazzi circostanti, mentre quello interno, ancor oggi penso, spazia libero… devo tornare a controllare. Consiglio vivamente tutti gli anta di leggere il capitolo titolato “Due cervelli” capirete che l’espressione la ‘frittata è già fatta’ dipende dal nostro impegno, come non posso che assecondare quello che l’autore espone nel ‘trattato’ sul “Sesso”, “Menopausa” e “Andropausa”. Ora dovrei dirvi che il capitolo dedicato a “Elisir” non è un omaggio al professore Mirabella, ma come posso dimenticare che il Michele da Bitonto ha presentato uno degli ultimi libri di Nicola? Ritengo opportuno ricorrere al bergamasco Gaetano Donizetti per servirmi del suo “Elisir d’amore” per far ‘spuntare una furtiva lagrima (testo originale con la g) negli occhi’ dei due professori pugliesi in nome di quella ‘lega’ santa che parla di unità e non di autonomia differenziata.
Senza nessuna preoccupazione di essere smentito affermo che il capitolo più originale è quello titolato “OOO”: il mio vecchio amico poco sorridente Vito Buono avrebbe detto «Tre zeri servono per fare mille, tre O (la vocale) per fare l’ozono»… chiamatelo e vi spiegherà lui l’arcano. Le tre O di Nicola significano attenti a: occhi, orecchie, ossa. Ricordate genitori la prima visita oculistica va programmata a tre anni, mentre per l’orecchio bisogna considerare che registra, interpreta e trasmette senza riposo giorno e notte, per le ossa l’osteoporosi è sempre in agguato per cui non va trascurata l’alimentazione con i prodotti che il libro elenca e raccomanda. Per l’elisir di una vita lunga e sana dipende dai geni nella misura del 25%, mentre il restante 75% dallo stile di vita e dall’ambiente. Andando a pranzo con Nicola si apprende molto, ma bisogna essere disponibili a fare piccoli sacrifici e concessioni che nel tempo ‘pagano’ e dimenticare quella famelica abitudine dell’antipasto che, spesso, allunga ma non migliora il pasto. Sulla felicità mio padre la pensava come Leopardi «Ciascuno è tanto infelice quanto crede» che lui aveva concentrato nel più pragmatico «Ogni impedimento sia un giovamento». Simonetti celiando cita Totò «Chi dice che i soldi non fanno la felicità , oltre ad essere antipatico, è pure fesso». La guida indiscussa - scusami commercialista Antonio Di Leo ma mi riesce difficile pronunciare il termine leader - del ‘Gruppo amici di San Nicola’ per l’introduzione al suo libro non poteva non rivolgersi al famoso scrittore Raffaele Nigro che ‘invecchia ridendo’, alimentando paurosi vuoti di stomaco-memoria degni del miglior ‘cuoco dell’imperatore’. Poteva il melfitano Raffaele Nigro ignorare il venosino (trenta chilometri di lontananza i due centri) Quinto Orazio Flacco? No di certo! Ecco spuntare prodesse (utilitario) e delectare (edonistico) dalla nota Ars poetica del poeta latino che dal 1933, nello storico edificio-liceo a lui intitolato in Bari realizzato su progetto dell’architetto Concezio Petrucci, ha deliziato, delizia e delizierà la ‘migliore gioventù’ con Satire ed Epistole: ossia scrivere con fini di validità -efficacia senza perdere il piacere dell’esistenza con animo allegro. Nigro, per legittimare la bontà del ‘prodotto’ che ci offre Simonetti, scomoda la rubrica “La bustina di Minerva” che il filosofo-scrittore Umberto Eco ha curato sul settimanale “Espresso” dal 1985 fino alla sua scomparsa nel 2016: l’intento di Nicola e dell’autore de “Il nome della rosa” aveva gli stessi fini… curare il malato in ogni sua forma e curare i mali della società evidenziando difetti che come diceva Seneca «… se non puoi correggere o evitare abbi la pazienza di sopportare». Solo per la statistica preciso che Nigro e Eco sono accomunati da un particolare insignificante e pur intrigante. Nigro sulla Gazzetta del Mezzogiorno prima aveva una rubrica settimanale ora quindicinale, Eco con la sua ‘bustina’ è stato settimanale fino quasi alla fine del secolo scorso, per poi passare quindicinale: Goethe direbbe “Affinità elettive”, Livalca esigenze di spazio in una società che scrive molto (un bene!), legge pochissimo un…
Una parola per l’editore ADDA: penso di essermi imbattuto presto con questo cognome quando alle medie il professore Giannini ci faceva scrivere gli affluenti del fiume Po: Dora Baltea, Dora Riparia, Oglio (… mi raccomando con la g), Mincio ecc. ecc. ADDA… sono convinto di aver fatto anche una ricerca che riguardava la derivazione latina, ma mi limito a confermare che confluisce nel principale fiume italiano per lunghezza nei pressi di Cremona, sottolineando che è navigabile nell’ultimo tratto.
Simonetti negli ultimi dieci anni ha pubblicato con il suo amico Giacomo Adda ben sei libri e, conoscendo le capacità di Nicola nel demolire ogni record precedente, la situazione può essere migliorata: nel 2014 la partenza è stata contenuta in un ambito ben ristretto con “ Cose di case… chiuse” che hanno permesso di formulare una preziosa guida “A b c ben invecchiamo così”, cui ha fatto seguito un periodo in cui è stata limitata la nostra libera circolazione e Nicola si è sentito in dovere di chiarire “non è la peste - coronavirus & co”; da navigato condottiero il nostro professore ha voluto cimentarsi con l’arte del raccontare, cosa fatta tutta la vita da abile comunicatore scientifico e culturale, pubblicando “I racconti della controra” dedicati alla sua Mimma, cui ha fatto seguito “Voci spettinate di donne ben pettinate” in cui giganteggia la figura della senatrice a vita Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986, scomparsa nel 2012.
Volevo concludere con una frase di Oscar Wilde che in sostanza afferma che nessuno vuole invecchiare mai, verità che certifica, in sintesi, che questa è la commedia della vita di tutti: il corpo nasce giovane e diventa vecchio… passando da commedia a tragedia, ma lascio perdere perché ‘invecchiare ridendo’ si può, non solo perché non si può dare torto a Nicola Simonetti.
Preferisco segnalarvi la lettura delle due pagine finali del libro che titolano “Dedica: i miei nonni”. Mi piacerebbe che i miei nipoti… come anche mi sarebbe piaciuto che le mie figlie nei riguardi di mio padre…