FRANCESCO GRECO - Forse prima o poi sarà dichiarato patrimonio
UNESCO, ma quando accadrà , cosa resterà di
Macurano, il mitico villaggio rupestre di
Montesardo (a due passi dal mare di Novaglie)?
Da anni è violentemente antropizzato e usato come location per eventi di ogni sorta: religiosi, artistici, sportivi (si dice che si stia anche “costruendo” una candidatura a sindaco).
Potrebbe essere stato il primo insediamento umano della comunità di Montesardo (come le grotte di Tuglie, per dirne una), ma la pervasiva presenza umana degli ultimi anni, l’inquinamento acustico e luminoso aggressivo, a detta degli esperti, ha sconvolto il delicato ecosistema di tutta l’area (2 ettari), causando l’estinzione di microflora e microfauna. L’ultima scansione delle grotte: frantoi ipogei.
Altri possibili sedimentazioni: fu mercato cui facevano riferimento i popoli del Mediterraneo? La fiera di Santo Stefano (il lunedì successivo a Pasquetta) potrebbe essere la storica continuazione.
Forse fu anche un luogo esoterico di convegni di alchimisti da cui si vorrebbe far derivare il toponimo Macurano? Mistero sulla datazione: preistorica o medievale? “Come si fa a stabilirlo se non si scava? – osserva lo studioso Francesco Calignano – vanno analizzati anche i segni sulle pareti, ma ora, vista l’antropizzazione che dura da anni, il rischio è che le grotte siano ridotte a volgari spelonche”. Concorda un altro studioso, Raimondo Rodia: “Per saperne di più andrebbero fatti dei rilievi archeologici precisi”.
Le imminenti 4 corsie della SS 275 poi potrebbero passare a est, proprio a ridosso del villaggio rupestre, portando ulteriore devastazione (non bastano la xylella e gli incendi a desertificare i territori).
E mentre il prof. Cosimo Damiano Fonseca sostiene che la civiltà è nata nelle grotte (basti pensare a Kumran in Terra Santa) e, sottinteso, meritano rispetto, è stato appena chiuso il presepe 2023. Come a dicembre 2022 (patrocini: Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Alessano, Parrocchie di Alessano e Montesardo).
L’edizione 2021 offrì una declinazione semanticamente paradossale della Natività : un lager (“Arbeit macht frei”, foto Alberto Piccinni). Il significato lo sapevano solo i suoi raffinati teorici.
“Lo diciamo da anni e lo ripetiamo - osserva il prof. Antonio Negro, che vorrebbe portare la tematica al Congresso Internazionale di Archeologia Rupestre a Palagianello, Taranto, 26/29 settembre 2024 - Macurano non è luogo di presepi, passioni, concerti, gare sportive: ci sono altre location per quello, ma un sito affascinante dove deve tornare a regnare il silenzio, a disposizione degli studiosi. Invece il degrado continua e c’è perfino chi si dichiara orgoglioso: siamo all’autoreferenzialità del nulla. Dopo il frantoio e il cinema Arcobaleno, crolleranno anche le grotte? E dire che potevamo tenere proprio a Macurano il Congresso Internazionale previsto nel Tarantino, o magari una sessione si potrebbe anche fare…”.
In questi mesi il sito è stato mèta di visite guidate della brava Milena Laharpe. Ma sui social media, l’associazione Salentofilia, a conclusione di un laboratorio di yoga, si è lamentata del fatto che è invaso da erbacce: “Meglio le erbacce degli uomini…”, ironizza Negro.
“E’ una vergogna! Non ci risulta che nelle Grotte di Badisco facciano presepi, anzi, è proibito avvicinarsi… Qui quest’anno hanno usato anche il piccone per ricavare gradini di scale. E hanno acceso fuochi per bruciare legname che ha rilasciato chiodi…”, dice M. T. in piazza Sant’Antonio (foto).
“Ora la brava gente che lì ha vissuto per anni, h24, 365 giorni l’anno, e a cui non è stata rinnovata la convenzione, può fare solo una cosa: ripristinare lo statu quo ante”, aggiunge P.S., pensionato. E dice un ragazzo: “E’ stato possibile con la connivenza delle istituzioni locali che da anni fingono di non vedere. Per altro, proprio in quell’area riposa il beato don Tonino Bello, e quindi è zona di rispetto protetta da una rigida normativa”.
In Toscana con i fondi PNRR (quelli che avanzano dagli asili, con la crisi demografica) valorizzano gli insediamenti rupestri, anche in loco si parla di un vago “progetto di valorizzazione”: “Rovineranno anche le grotte”, sospira amaro l’arch. Cosimo Montinaro che da anni si batte contro ogni degrado dei territori (ultimamente ha fatto notare che Alessano è fuori anche dai finanziamenti per il restauro delle stazioni ferroviarie).
E c’è chi fa osservare che “devastare un bene artistico, storico, paesaggistico è anche un reato penale”. Dice la legge: “Chiunque distrugge, deturpa, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali e paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da 2.500 a 15.000 €”.
La pervasiva antropizzazione pregiudica anche la sicurezza: i convogli delle Ferrovie Sud Est, arrivati all’altezza di Macurano, rallentano a passo d’uomo e i guidatori suonano ripetutamente il claxon: le capanne finto rustiche dei presepi sono a ridosso dei binari, e comunque a meno dei 30 metri stabiliti dalla legge.
Ma ci sono altre criticità del territorio ormai cronicizzate nel tempo. Il simbolo dei Caracciolo di Marano (foto Antonio Negro), i signori di Montesardo nel XVII secolo (l’ultimo toparca, Fulvio, ha intitolato un altare nella Chiesa Madre e forse è tumulato sotto l’altare della Madonna di Costantinopoli, almeno così dice l’epigrafe) è stato per secoli incastonato nella Porta Castello (foto di Rocco Martella). Fu tolto anni fa per motivi di sicurezza, da allora non è stato più ricollocato. Così si hanno foto- ricordo assurde. Peraltro, è pronto un finanziamento per il restauro: infatti presenta “lesioni ai reni” (il geometra Alfredo Riso dopo un sopralluogo).
In questi anni Montesardo ha perduto quasi tutto del suo nobile passato, sfregi non più rimediabili. I pozzi messapici tombati, delle tante torri colombaie non ne resta manco una, su un antico magazzino della lavorazione del tabacco, nel cuore del paese (Piazza S. Antonio), sono state costruite case tipo bunker, la chiesetta di Santa Barbara è stata restaurata ma non è accessibile al pubblico, i resti di una necropoli messapica con tracce di incinerazione in zona “Zanzali” sono stati ricoperti e giacciono sotto mezzo metro di terra, i resti umani degli antenati sparsi per i campi nel 2000 quando fu restaurata la Chiesa matrice, il festival di musica antica “Il Montesardo” è stato strappato al suo fondatore, il maestro Doriano Longo, che ne detiene i diritti, l’ex caserma Nato, icona della guerra fredda, formattata, i nomi delle contrade deformati (Tarascheri è diventato Terraschieri), etc. E dire che il paese avrebbe potuto avere un grande impulso turistico dal suo passato.
Macurano è storico, identitario, iconico.
Perdere anche quello, come dice Manuel Scorza, significa indietreggiare “sino a urtare col culo nelle nubi”. E i fieri, orgogliosi, i veri leoni di Messapia, non ci pensano affatto.
Da anni è violentemente antropizzato e usato come location per eventi di ogni sorta: religiosi, artistici, sportivi (si dice che si stia anche “costruendo” una candidatura a sindaco).
Potrebbe essere stato il primo insediamento umano della comunità di Montesardo (come le grotte di Tuglie, per dirne una), ma la pervasiva presenza umana degli ultimi anni, l’inquinamento acustico e luminoso aggressivo, a detta degli esperti, ha sconvolto il delicato ecosistema di tutta l’area (2 ettari), causando l’estinzione di microflora e microfauna. L’ultima scansione delle grotte: frantoi ipogei.
Altri possibili sedimentazioni: fu mercato cui facevano riferimento i popoli del Mediterraneo? La fiera di Santo Stefano (il lunedì successivo a Pasquetta) potrebbe essere la storica continuazione.
Forse fu anche un luogo esoterico di convegni di alchimisti da cui si vorrebbe far derivare il toponimo Macurano? Mistero sulla datazione: preistorica o medievale? “Come si fa a stabilirlo se non si scava? – osserva lo studioso Francesco Calignano – vanno analizzati anche i segni sulle pareti, ma ora, vista l’antropizzazione che dura da anni, il rischio è che le grotte siano ridotte a volgari spelonche”. Concorda un altro studioso, Raimondo Rodia: “Per saperne di più andrebbero fatti dei rilievi archeologici precisi”.
Le imminenti 4 corsie della SS 275 poi potrebbero passare a est, proprio a ridosso del villaggio rupestre, portando ulteriore devastazione (non bastano la xylella e gli incendi a desertificare i territori).
E mentre il prof. Cosimo Damiano Fonseca sostiene che la civiltà è nata nelle grotte (basti pensare a Kumran in Terra Santa) e, sottinteso, meritano rispetto, è stato appena chiuso il presepe 2023. Come a dicembre 2022 (patrocini: Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Alessano, Parrocchie di Alessano e Montesardo).
L’edizione 2021 offrì una declinazione semanticamente paradossale della Natività : un lager (“Arbeit macht frei”, foto Alberto Piccinni). Il significato lo sapevano solo i suoi raffinati teorici.
“Lo diciamo da anni e lo ripetiamo - osserva il prof. Antonio Negro, che vorrebbe portare la tematica al Congresso Internazionale di Archeologia Rupestre a Palagianello, Taranto, 26/29 settembre 2024 - Macurano non è luogo di presepi, passioni, concerti, gare sportive: ci sono altre location per quello, ma un sito affascinante dove deve tornare a regnare il silenzio, a disposizione degli studiosi. Invece il degrado continua e c’è perfino chi si dichiara orgoglioso: siamo all’autoreferenzialità del nulla. Dopo il frantoio e il cinema Arcobaleno, crolleranno anche le grotte? E dire che potevamo tenere proprio a Macurano il Congresso Internazionale previsto nel Tarantino, o magari una sessione si potrebbe anche fare…”.
In questi mesi il sito è stato mèta di visite guidate della brava Milena Laharpe. Ma sui social media, l’associazione Salentofilia, a conclusione di un laboratorio di yoga, si è lamentata del fatto che è invaso da erbacce: “Meglio le erbacce degli uomini…”, ironizza Negro.
“E’ una vergogna! Non ci risulta che nelle Grotte di Badisco facciano presepi, anzi, è proibito avvicinarsi… Qui quest’anno hanno usato anche il piccone per ricavare gradini di scale. E hanno acceso fuochi per bruciare legname che ha rilasciato chiodi…”, dice M. T. in piazza Sant’Antonio (foto).
“Ora la brava gente che lì ha vissuto per anni, h24, 365 giorni l’anno, e a cui non è stata rinnovata la convenzione, può fare solo una cosa: ripristinare lo statu quo ante”, aggiunge P.S., pensionato. E dice un ragazzo: “E’ stato possibile con la connivenza delle istituzioni locali che da anni fingono di non vedere. Per altro, proprio in quell’area riposa il beato don Tonino Bello, e quindi è zona di rispetto protetta da una rigida normativa”.
In Toscana con i fondi PNRR (quelli che avanzano dagli asili, con la crisi demografica) valorizzano gli insediamenti rupestri, anche in loco si parla di un vago “progetto di valorizzazione”: “Rovineranno anche le grotte”, sospira amaro l’arch. Cosimo Montinaro che da anni si batte contro ogni degrado dei territori (ultimamente ha fatto notare che Alessano è fuori anche dai finanziamenti per il restauro delle stazioni ferroviarie).
E c’è chi fa osservare che “devastare un bene artistico, storico, paesaggistico è anche un reato penale”. Dice la legge: “Chiunque distrugge, deturpa, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali e paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da 2.500 a 15.000 €”.
La pervasiva antropizzazione pregiudica anche la sicurezza: i convogli delle Ferrovie Sud Est, arrivati all’altezza di Macurano, rallentano a passo d’uomo e i guidatori suonano ripetutamente il claxon: le capanne finto rustiche dei presepi sono a ridosso dei binari, e comunque a meno dei 30 metri stabiliti dalla legge.
Ma ci sono altre criticità del territorio ormai cronicizzate nel tempo. Il simbolo dei Caracciolo di Marano (foto Antonio Negro), i signori di Montesardo nel XVII secolo (l’ultimo toparca, Fulvio, ha intitolato un altare nella Chiesa Madre e forse è tumulato sotto l’altare della Madonna di Costantinopoli, almeno così dice l’epigrafe) è stato per secoli incastonato nella Porta Castello (foto di Rocco Martella). Fu tolto anni fa per motivi di sicurezza, da allora non è stato più ricollocato. Così si hanno foto- ricordo assurde. Peraltro, è pronto un finanziamento per il restauro: infatti presenta “lesioni ai reni” (il geometra Alfredo Riso dopo un sopralluogo).
In questi anni Montesardo ha perduto quasi tutto del suo nobile passato, sfregi non più rimediabili. I pozzi messapici tombati, delle tante torri colombaie non ne resta manco una, su un antico magazzino della lavorazione del tabacco, nel cuore del paese (Piazza S. Antonio), sono state costruite case tipo bunker, la chiesetta di Santa Barbara è stata restaurata ma non è accessibile al pubblico, i resti di una necropoli messapica con tracce di incinerazione in zona “Zanzali” sono stati ricoperti e giacciono sotto mezzo metro di terra, i resti umani degli antenati sparsi per i campi nel 2000 quando fu restaurata la Chiesa matrice, il festival di musica antica “Il Montesardo” è stato strappato al suo fondatore, il maestro Doriano Longo, che ne detiene i diritti, l’ex caserma Nato, icona della guerra fredda, formattata, i nomi delle contrade deformati (Tarascheri è diventato Terraschieri), etc. E dire che il paese avrebbe potuto avere un grande impulso turistico dal suo passato.
Macurano è storico, identitario, iconico.
Perdere anche quello, come dice Manuel Scorza, significa indietreggiare “sino a urtare col culo nelle nubi”. E i fieri, orgogliosi, i veri leoni di Messapia, non ci pensano affatto.