Oblio e imbarazzo sulle Foibe, l'accusa di Mattarella nel Giorno del Ricordo

Quirinale.it

NICOLA ZUCCARO
- "Un muro di silenzio e di oblio, un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità, si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani massacrati dalle foibe o inflittagli in campi di concentramento, sospinti in massa ad obbedire e ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell'imprigionamento se non dell'eleminazione fisica. Le loro sofferenze non furono per un lungo periodo riconosciute, Un inaccettabile stravolgimento della verità che spingeva a trasformare tutte le vittime di quelle stragi e profughi dell'esodo in colpevoli accusati di connivenze con la dittatura e a rimuoverla, fin quasi a espellerla, la dimenticata vicenda di quegli italiani, dal tessuto e dalla storia nazionale". E' racchiuso in questo passaggio del suo discorso l'atto di accusa esternato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo" svoltasi al Quirinale nella mattinata di venerdì 9 febbraio e in anticipo rispetto al "canonico" 10 febbraio. 

Nella stessa data di 47 anni fa, mediante la firma del Trattato di Pace di Parigi, l'Italia in quanto Nazione uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale, cedette alcuni territori del suo confine orientale. Questo atto provocò l'esodo dei fiumani, dei dalmati e degli istriani che per sfuggire dalle persecuzioni dei Partigiani di Tito (commesse con l'infoibamento), abbandonarono i territori dell'Istria, della Dalmazia e di Fiume, per raggiungere le più sicure e libere città italiane.