San Valentino e San Faustino, proteggono innamorati e single

VITTORIO POLITO – Il 14 febbraio, com’è noto, si celebra San Valentino, patrono dei fidanzati e degli innamorati. Qualche decennio fa, è intervenuta la commercializzazione consumistica della ricorrenza e la Chiesa inglobando alcune festività paganeggianti e cercando di «santificare» anche queste manifestazioni moderne promuovendo, tra i fidanzati, una maggiore consapevolezza verso il Sacramento del matrimonio.

La più antica notizia su San Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secoli V-VI nel quale si legge il suo anniversario di morte. Ancora nel sec. VIII un altro documento narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione e la sepoltura. Altri testi del secolo VI raccontano che San Valentino, cittadino e vescovo di Terni, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia.

Perché festeggiamo San Valentino? L’evento trae origine dalla festa più sfrenata dell’antica Roma, quella della fertilità, per i suoi eccessi e le sue trasgressioni. La tradizione fu interrotta, quando il Papa Gelasio I, che regnò dal 492 al 496, volle porre fine agli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità, Luperco, che si celebravano il 15 febbraio e decise di spostarla al giorno precedente dedicato a San Valentino protettore degli innamorati.

San Valentino coltivava un grande giardino affiancato ad un prato, consentendo ai bambini di giocare liberamente. Egli si affacciava di tanto in tanto dalla sua cappella per sorvegliarli e deliziarsi della loro chiassosa vivacità. Quando calava la sera egli scendeva in giardino incontrava i bambini e, benedicendoli, dava a ciascuno un fiore con la raccomandazione di portarlo alla mamma, alimentando così il rispetto per i genitori. Un giorno, mentre era nel suo giardino a Terni, vennero dei soldati e lo imprigionarono per fargli scontare una condanna a vita inflittagli da un cattivo re. Valentino pensò ai suoi bambini che voleva molto bene e che non avrebbero più potuto giocare in un luogo sicuro. Allora ci pensò la Provvidenza che fece fuggire da una gabbia del suo giardino, per colpa di un distratto custode, due colombini che si posarono sulle sbarre della sua finestra del carcere. Valentino li riconobbe, li prese tra le mani, li accarezzò e legò al loro collo un biglietto ed una chiavetta. I colombini tornarono al giardino e trovarono i parenti dei bambini che furono felici del loro ritorno, ma soprattutto per il biglietto sul quale era scritto: «A tutti i bambini che amo, dal vostro Valentino» e la chiavetta che consentì loro di aprire il giardino per far tornare i piccoli a giocare.
Dopo San Valentino, festa degli innamorati, oggi in virtù della “par condicio” è stata istituita anche la festa di San Faustino, protettore dei ‘single’. E, dal momento che essere ‘single’ è diventata quasi una norma, e non mi riferisco solo ai pensionati abbandonati al loro destino, ma a persone, anche professionalmente impegnate, che per scelta di vita o per difficoltà ad incontrare una gradevole compagnia, restano soli. Un breve cenno merita anche San Faustino, Patrono di Brescia, che si festeggia, guarda caso, il 15 febbraio, come per una ideale continuità.

Fino alla recente riforma del calendario venivano festeggiati in questo giorno i Santi Faustino e Giovita. Il Martirologio Romano diceva: «A Brescia si festeggia il natale dei santi Martiri Faustino e Giovita, fratelli, i quali sotto l’imperatore Adriano, dopo molti combattimenti sostenuti per la fede di Cristo, ricevettero la vittoriosa corona del martirio». Gli estensori del nuovo calendario hanno però espresso questo severo giudizio: «La memoria dei Santi Faustino e Giovita, introdotta nel Calendario romano nel sec. XIII, viene cancellata: si tratta dei martiri bresciani Faustino e Giovenza dei quali si possiedono degli Atti interamente leggendari; in essi Giovita viene ritenuto diacono, benché fosse una donna». Per l’occasione il 15 febbraio, a Brescia, si svolge la tradizionale e popolarissima Fiera di San Faustino, con oltre 600 bancarelle che occupano il centro e la folla (si parla di 150-200 mila persone) che non mancherà di rispondere all’appello di una città che per l’occasione propone anche celebrazioni religiose nella Basilica dedicata ai patroni Faustino e Giovita.

Al di là di quello che prescrive il calendario, i due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la palma del martirio nell’altra, in altre raffigurazioni sono in vesti religiose, Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri, convertitisi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 ed il 134, al tempo di Adriano. Il loro culto si diffuse verso l’VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Così anche i cuori solitari hanno il loro buon protettore.