BARI – E’ stato rinnovato dalla ASL - per il secondo anno consecutivo – il progetto di supporto psicologico alla polizia penitenziaria del carcere di Bari da parte del Dipartimento di Salute Mentale, diretto dal dottor Guido Di Sciascio, attraverso il coordinamento e la progettazione della UOSVD di Psichiatria penitenziaria di cui è responsabile la dottoressa Paola Clemente.
Il progetto – voluto fortemente dalla direzione della Casa circondariale di Bari nell’ambito della convenzione tra ASL e Provveditore della Regione Puglia e Basilicata del Ministero della Giustizia – è nato dalla necessità di effettuare un intervento specialistico di supporto alle problematiche di “stress lavoro-correlato” particolarmente attuali in ambito penitenziario. Gli operatori sanitari intervengono nella gestione delle emozioni correlate a situazioni ambientali stressanti e nell’apprendimento di strategie adattative all’interno del gruppo, la condivisone dei vissuti e delle criticità delle esperienze in ambiente lavorativo.
“Ad integrazione del progetto precedente - spiega il dottor Di Sciascio - che ha riscosso importante gradimento da parte del personale della polizia penitenziaria, l’edizione attuale intende implementare l’apprendimento di strategie individuali, attraverso il confronto interpersonale. Gli operatori penitenziari sono sottoposti a importante stress lavorativo, con esposizione a numerosi turni lavorativi che spesso diventano un automatismo quotidiano, in cui gli stessi poliziotti riferiscono di non riuscire ad avere uno scambio di informazioni e comunicazioni utili per restituire un senso anche ad avvenimenti critici”.
Le sedute- a frequenza settimanale - sono già partite in questa settimana, presso la sede della Direzione del Dipartimento salute mentale, in orario pomeridiano.
Ogni gruppo di poliziotti viene guidato sempre dagli stessi consulenti psichiatri del Dipartimento che diventano così un riferimento costante nel percorso di supporto psicologico.
“Sono programmate sotto-sezioni - aggiunge la dottoressa Clemente - in cui saranno esplicate alcune nozioni conoscitive sulla patologia psichiatrica spiegate in un linguaggio accessibile in modo da ampliare la comprensione dei disturbi della sfera comportamentale. Non mancheranno, qualora richiesti, spazi di ascolto individuali”.
Il progetto – voluto fortemente dalla direzione della Casa circondariale di Bari nell’ambito della convenzione tra ASL e Provveditore della Regione Puglia e Basilicata del Ministero della Giustizia – è nato dalla necessità di effettuare un intervento specialistico di supporto alle problematiche di “stress lavoro-correlato” particolarmente attuali in ambito penitenziario. Gli operatori sanitari intervengono nella gestione delle emozioni correlate a situazioni ambientali stressanti e nell’apprendimento di strategie adattative all’interno del gruppo, la condivisone dei vissuti e delle criticità delle esperienze in ambiente lavorativo.
“Ad integrazione del progetto precedente - spiega il dottor Di Sciascio - che ha riscosso importante gradimento da parte del personale della polizia penitenziaria, l’edizione attuale intende implementare l’apprendimento di strategie individuali, attraverso il confronto interpersonale. Gli operatori penitenziari sono sottoposti a importante stress lavorativo, con esposizione a numerosi turni lavorativi che spesso diventano un automatismo quotidiano, in cui gli stessi poliziotti riferiscono di non riuscire ad avere uno scambio di informazioni e comunicazioni utili per restituire un senso anche ad avvenimenti critici”.
Le sedute- a frequenza settimanale - sono già partite in questa settimana, presso la sede della Direzione del Dipartimento salute mentale, in orario pomeridiano.
Ogni gruppo di poliziotti viene guidato sempre dagli stessi consulenti psichiatri del Dipartimento che diventano così un riferimento costante nel percorso di supporto psicologico.
“Sono programmate sotto-sezioni - aggiunge la dottoressa Clemente - in cui saranno esplicate alcune nozioni conoscitive sulla patologia psichiatrica spiegate in un linguaggio accessibile in modo da ampliare la comprensione dei disturbi della sfera comportamentale. Non mancheranno, qualora richiesti, spazi di ascolto individuali”.