Un calendario per il centenario della nascita di Joseph Tusiani


GRAZIA STELLA ELIA -
L’evento del centenario della nascita (1924 – 2024) di Joseph Tusiani ha fatto accendere nuove luci sulla sua figura di poeta, scrittore e traduttore in varie lingue. Dense programmazioni di incontri, conferenze e convegni sui tanti libri da lui scritti e tante nuove pubblicazioni relative a suoi lavori inediti e ad opere scritte su di lui.

Fra tanta ricchezza letteraria si fa notare un calendario in bianco e nero, curato da Antonio Motta, che la farmacia sammarchese Padre Pio, della dottoressa Nella Formica, ha voluto pubblicare come omaggio al grande poeta garganico, per donarlo a chi ricorda e stima il “poeta dei due mondi”.

Lo trovo davvero un bel calendario nella sua elegante semplicità.

La prima pagina, con in alto la scritta Padre Pio, riporta l’immagine fotografica di Tusiani con la mamma Mariuccia sulla nave Saturnia. Era il 1947, quando madre e figlio partivano per l’America.

Seguono due fitte pagine di Marguerite Zappa con il titolo Ricordo di un gran Poeta, in cui l’autrice si dice fortunata dell’amicizia che la legava allo straordinario italoamericano, al quale deve un enorme arricchimento culturale, soprattutto musicale.

Le successive pagine del calendario scorrono di mese in mese, arricchite da belle fotografie e testi poetici scritti da Joseph Tusiani negli ultimi anni della sua vita. Sono in tutto 15 poesie, tra le quali scelgo Papaveri, proprio perché in questi versi ritorna ancora una volta il sentimento nostalgico per la terra natia, l’attaccamento alle proprie radici, che rimarrà forte in lui fino al giorno del trapasso.

Sul retro della pagina dedicata al mese di Giugno è riprodotta una bellissima fotografia con la seguente didascalia: Corso di aggiornamento per professori di Italiano, Università di Fairleigh Dickinson. Tusiani insegnava “Civiltà italiana”, seduto accanto alla suora che fu infermiera di Giuseppe Prezzolini e del poeta Clemente Rebora, 1968.

In basso la poesia


I papaveri

Sono lontano da campagna e monte:

ecco perché non ho mai visto ancora un prato di papaveri scarlatti

insanguinar di luce l’orizzonte.

Papaveri foggiani e salentini,

papaveri ondeggianti accesi e vivi,

fin quasi a dar la vostra vita al giorno,

quanto mi siete mancati e tuttora

vorrei vedere all’improvviso intorno!

Dal finestrino del treno miravo

tutta la vostra gloria, e di essa, come

se fosse solo mia, tutto esultavo.

O mi chinavo a farne un mazzolino

da portare alla Mamma che cuciva

o alla nonna Lucia che m’aspettava

per portarmi a pregare nella Chiesa

piccola e bella di San Bernardino.

Sono passati tanti anni, ed anch’io

sto per passare, ma, prima, vorrei

quei papaveri ancora rivedere,

o uno solo almeno, uno soltanto,

sotto questi alti grattacieli, miei

e non miei, dove solo acciaio e vetro

son destinato ogni giorno a vedere.

Joseph Tusiani

(New York, 31 gennaio 2016)


In America non gli fu dato di vedere il rosso fiammeggiante dei papaveri pugliesi. Gli mancavano quei “papaveri scarlatti” ondeggianti nel vento e avrebbe voluto vederne almeno uno “sotto i grattacieli”

Accadeva ormai da sempre che avesse il corpo a New York e l’anima nella terra di origine. Lo dice bene, da par suo, l’esegeta Sergio D’Amaro, in chiusura del suo breve saggio scritto su Poesie per un anno, l’ultimo libro pubblicato da Tusiani mentre era in vita: “ Bagnandosi nel mare della poesia Tusiani prova a ricomporre i diversi frammenti della sua identità (o delle identità), i diversi brandelli di umanità di cui è ricco il suo scenario mentale. Da una parte c’è una “vecchia terra esausta” e dall’altra “nuovi ineffabili approdi (visioni oniriche). Alla fine si riconosce dimidiatus ego, ma non è una nuova condizione, è una condizione in cui è da sempre stato, tra confini italiani e confini americani, tra mondo ancestrale e mondo tecnologico, tra borgo e metropoli. E’ la sua vicenda di un io perennemente diviso e perennemente capace di sentirsi integrato, esperto di frontiere linguistiche, detent

ore di un compromesso sempre riuscito tra valori classici e valori moderni. Sempre, anche nell’ultimo suo libro, Joseph Tusiani esibisce la sua particolare gratitudine alla vita, fino all’ultimo minuto di essa”. (1)

Tornando al calendario, va detto che contiene pagine godibili, con la proposta dei versi di un poeta che non si è mai sentito propriamente americano, nonostante i settant’anni vissuti a New York, attaccato sempre alle forti radici italiane e garganiche.

(1) Dalla rivista Il Vascello, a. X, n. 20, dicembre 2023, p. 107.