BARI - Sono iniziati i lavori di demolizione del palazzo che ha ospitato fino a sette anni fa la Gazzetta del Mezzogiorno in via Scipione l'Africano a Bari. L'area è stata transennata e la ditta Colasanto Demolizione ha avviato le operazioni.
Al posto del palazzo sorgerà un complesso residenziale di sette piani denominato "Palazzo del Mezzogiorno", con 88 appartamenti. La decisione di demolire l'edificio ha suscitato non poche polemiche in città, soprattutto da parte delle associazioni degli Architetti.
Barbara Mangini, figlia dell'architetto Onofrio Mangini che ha progettato l'edificio, ha espresso il suo dolore per la demolizione: "Se mio padre fosse stato un pittore, un poeta o un musicista, oggi avremmo validi motivi per resistere alla distruzione di un'opera dell'ingegno. Ma le opere di architettura, quando sono e per come sono realizzate, appartengono a tutti, patrimonio della città per quella intrinseca qualità che ne ha determinato il ruolo di punto riferimento nel paesaggio urbano. Per questa ragione esse non possono – non devono – essere ridotte a semplici beni immobiliari sul mercato".
L'Ordine degli Architetti di Bari ha definito la demolizione "un'occasione persa". In una nota, l'Ordine ha sottolineato che l'edificio "rappresentava un esempio di architettura moderna di pregio, perfettamente integrato nel tessuto urbano circostante".
La demolizione del palazzo della Gazzetta del Mezzogiorno è un capitolo triste per la città di Bari. Un edificio che rappresentava un pezzo di storia della città e un esempio di architettura di pregio sarà sostituito da un complesso residenziale anonimo.
Ecco alcuni dettagli:
La demolizione del palazzo della Gazzetta del Mezzogiorno è un esempio di come la tutela del patrimonio architettonico sia spesso sacrificata in favore di interessi economici. È importante che le istituzioni e i cittadini si attivino per proteggere gli edifici di valore storico e architettonico che rappresentano la memoria e l'identità di una città.
Al posto del palazzo sorgerà un complesso residenziale di sette piani denominato "Palazzo del Mezzogiorno", con 88 appartamenti. La decisione di demolire l'edificio ha suscitato non poche polemiche in città, soprattutto da parte delle associazioni degli Architetti.
Barbara Mangini, figlia dell'architetto Onofrio Mangini che ha progettato l'edificio, ha espresso il suo dolore per la demolizione: "Se mio padre fosse stato un pittore, un poeta o un musicista, oggi avremmo validi motivi per resistere alla distruzione di un'opera dell'ingegno. Ma le opere di architettura, quando sono e per come sono realizzate, appartengono a tutti, patrimonio della città per quella intrinseca qualità che ne ha determinato il ruolo di punto riferimento nel paesaggio urbano. Per questa ragione esse non possono – non devono – essere ridotte a semplici beni immobiliari sul mercato".
L'Ordine degli Architetti di Bari ha definito la demolizione "un'occasione persa". In una nota, l'Ordine ha sottolineato che l'edificio "rappresentava un esempio di architettura moderna di pregio, perfettamente integrato nel tessuto urbano circostante".
La demolizione del palazzo della Gazzetta del Mezzogiorno è un capitolo triste per la città di Bari. Un edificio che rappresentava un pezzo di storia della città e un esempio di architettura di pregio sarà sostituito da un complesso residenziale anonimo.
Ecco alcuni dettagli:
- Edificio demolito: Palazzo della Gazzetta del Mezzogiorno
- Ubicazione: Via Scipione l'Africano, Bari
- Progetto di demolizione: Ditta Colasanto Demolizione
- Nuovo complesso residenziale: Palazzo del Mezzogiorno
- Numero di appartamenti: 88
- Polemiche: Associazioni degli Architetti e cittadini contrari alla demolizione
- Dichiarazione di Barbara Mangini: "Le opere di architettura appartengono a tutti, patrimonio della città".
- Ordine degli Architetti di Bari: "Demolizione un'occasione persa".
La demolizione del palazzo della Gazzetta del Mezzogiorno è un esempio di come la tutela del patrimonio architettonico sia spesso sacrificata in favore di interessi economici. È importante che le istituzioni e i cittadini si attivino per proteggere gli edifici di valore storico e architettonico che rappresentano la memoria e l'identità di una città.