MILANO - Quanto sono state importanti, le case, nella nostra vita? Quanto ci siamo sentiti felici, protetti, commossi, finalmente noi stessi, insieme o da soli, richiudendoci una porta alle spalle? Siamo stati rapiti da luoghi nostri e non nostri, per una stagione o per sempre. Ci siamo fermati davanti a un oggetto, una cosa, un messaggero, che della casa è diventato parte inscindibile. Nelle case abbiamo soprattutto vissuto, pensato, ritrovato la memoria delle persone e dei fatti.
“Le case dell’anima” è il racconto di un uomo che cresce e delle sue case. Le case della vita, dove è passata profonda la storia. Le case profeta, che hanno mostrato - con grande anticipo - le scelte e le idee. La casa della maturità, a lungo immaginata e attesa, che contiene, in fondo, tutte le altre. E oggi le guarda dall’alto di una collina di rara bellezza. Immersa com’è nella natura, lontana dalle cose per cui non c’è più tempo, ha cambiato la vita dei protagonisti.
Un giornalista e il suo compagno architetto, cittadini nell’anima e milanesi da generazioni, provano a ridisegnare la scena delle loro vite. Al centro della metropoli scelgono di affiancare una campagna quasi selvaggia. Dalla movida di Porta Venezia alle colline disabitate dell’Oltrepò Pavese. Un’azienda agricola dismessa, tra due ettari di boschi scoscesi, diventa la materia del progetto. Molto sarà salvato, qualcosa demolito, altro si aggiungerà, in uno spirito contemporaneo. Difficile dire a chi - l’architetto ancor giovane o il committente-compagno un po’ più navigato - batterà maggiormente il cuore.
Il tempo più libero è anche il primo e il più facile da ricollocare. Ma l’esperimento sorprende, si amplia, sfugge quasi di mano, complici l’entusiasmo, l’evoluzione tecnologica e di costume, che l’ultimo decennio ha portato. I fine settimana diventeranno a un certo punto settimane, le vacanze estive una stagione. Comincia una vita nuova.
Ma le case dell’anima, lo abbiamo detto, sono molte. Ed ecco che nella genesi del cantiere, nella sua realizzazione, nella comprensione del luogo e nell’imparare a viverlo, concorrono frammenti o intere altre case, venute anche da lontano. Le prime dall’America, dove il protagonista ha vissuto da studente e per un po’ ha sognato di abitare. Poi quelle di una famiglia complicata e del padre, morto quando lui era bambino. E ancora le case dei primi amori, quelle dell’adolescenza e alcune degli amici più intimi.
Contraltare di questo puzzle di ricordi, avventure e ricerca dell’Io, sono le storie del nuovo luogo e della sua gente, oggi e nel corso del ‘900. I rapporti contadini-cittadini, anche quando questi ultimi giocano a vestire i panni dei primi. E poi le reazioni dei vecchi amici, i preziosi “nuovi” amici trovati in loco, il fare i conti con una distanza dalla vita passata e un mai provato quotidiano, che possono anche diventare solitudine. In tutto questo si muove il rapporto di coppia, che ogni cosa ha sostenuto e ne è uscito più forte.“Le case dell’anima” si chiude con una trasparente riflessione di uno dei protagonisti. “La casa nella prateria – è emerso fin all’inizio – è stata anche una casa rifugio. (…) Alla fine degli anni Novanta, quando l’idea di Monteacuto era già in embrione, gli elementi di una crisi planetaria ci parevano meno gravi, forse ancora transitori. (…) Tra le ragioni razionali o profonde di una scelta – l’abitare nella natura, a qualche grado di separazione dalla società, in comunione con i luoghi e gli affetti dell’infanzia – è entrata l’illusione di avere un po’ meno davanti agli occhi la decadenza che stava crescendo.”
Giosuè Boetto Cohen è giornalista, regista e conduttore televisivo. Ancora al liceo, ha iniziato a collaborare a il Giornale di Indro Montanelli, sotto la guida di Gastone Geron, per il quale ha scritto dal 1977 al 1983, per il Corriere della Sera (2010-2023) e dal 2013 per l'Editoriale Domus. Progetta mostre ed installazioni per musei nazionali ed esteri. Per la Rai, dal 1987 al 2012, è stato conduttore, regista e autore di molti programmi televisivi culturali. Nel 2012 ha vinto il Premio Unesco al Festival di Montreal per soggetto e regia del film d'animazione 3D "Apa alla scoperta di Bologna" (Museo Genus Bononiae / Cineca), voce e musiche di Lucio Dalla. Ha pubblicato Intervista con Oriana (Rizzoli 2011), L’arte di sfidare il tempo (Rizzoli 2017), L’americano (ASI 2018), Più di là che di qua (YCP 2022). Nel 2021 il romanzo ‘Il giovane Giorgetto’, tratto dalla vita di Giorgetto Giugiaro, è stato premiato come miglior pubblicazione dell'anno sui temi dell'automobile.