BARI - La commissione d’accesso nominata dal Viminale ha ufficialmente avviato oggi il suo lavoro per verificare la presunta infiltrazione della criminalità organizzata nel consiglio comunale di Bari e, se del caso, procedere allo scioglimento dell'organo amministrativo.
I tre membri della commissione, guidati dal presidente Claudio Sammartino, prefetto in pensione, affiancati da Antonio Giannelli, viceprefetto, e Pio Giuseppe Stola, maggiore della Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza), hanno iniziato le loro attività presso la prefettura di Bari. Qui hanno preso visione del voluminoso fascicolo della Dda contenente le accuse mosse a seguito degli arresti effettuati lo scorso febbraio, tra cui figurano la consigliera comunale Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, accusati di voto di scambio politico-mafioso.
Parallelamente, l'amministrazione comunale ha messo a disposizione della commissione un dossier dettagliato sulle attività antimafia svolte dal Comune durante la gestione guidata dal sindaco Antonio Decaro.
La commissione ha il compito di richiedere ulteriore documentazione e di effettuare audizioni. I tre commissari hanno a disposizione tre mesi, prorogabili a sei, per redigere una relazione da presentare al prefetto, il quale, a quel punto, dovrà trarre le conclusioni e formulare una proposta al ministro dell’Interno. Qualora fosse necessario lo scioglimento del consiglio comunale, ciò dovrebbe avvenire con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione.
Il compito della commissione, come stabilito dall'articolo 143 del testo unico degli enti locali, è quello di accertare la sussistenza di "concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati".