MASSIMO IAVARONE - E’ il 1983, Billy Joel arriva da una serie di album di grande successo: The Stranger ( con Just the way you are ) 52nd Street ( Honesty ) e The nylon curtain ( Allentown, Pressure, Goodnight Saigon ).
In quell’anno BJ abbandona il pop rock sofisticato per rendere omaggio alla Motown e alle sonorità anni ‘50 5 ‘60 : An innocent man. L’album è un successo incredibile con la hit Uptown girl che fa da traino alle vendite. Il disco è perfetto, completo e omogeneo, partendo da Easy money per finire a Keeping the faith ( remixata poi per le discoteche ) con un richiamo alle sonorità anni ‘50 e 60’.
The longest time e Careless talk hanno una base doo-woop che riecheggia i Platters e che sembrano uscite dalle colonne sonore di American Graffiti o Grease. Proprio da quest'ultimo film, ascoltando Those magic changes e Tears on my pillow, si intuisce da dove Billy Joel ha preso ispirazione per il disco.
Tra le canzoni che compongono questo gioiellino, spicca This night basata sul secondo movimento della Sonata per pianoforte n.8 di Beethoven, che divenne famosa in Italia come sigla della soap Sentieri. Questo è un lavoro che incanta al primo ascolto e che non ha momenti deboli. Nel lavoro successivo, The Bridge, la canzone A matter of trust, è una piccola appendice all’album precedente.
Tra le tante edizioni pubblicate, la Music on Vinyl e la Mobile Fidelity Sound, sono le migliori. La prima è ancora facilmente reperibile, la seconda ha quotazioni abbastanza alte.
Per completare l’ascolto a Billy Joel, vi consiglio The stranger e Piano man.