Glenda Picaro: 'C’era il sole ed è già sera come sto bene con te'
LIVALCA - Si deve all’architetto, pittore, poeta e scultore Michelangelo (Caprese
1475 - Roma 1564) la seguente definizione «Il sole è l’ombra di Dio»: il ‘Divin
Artista’ famoso per le statue collocate in piazza del Campidoglio a Roma, per la
“Pietà”, per la “Crocifissione di San Pietro”, per la “Tomba di Giuliano de’ Medici”,
per “Il Giudizio Finale” e tantissime altre eccezionali opere non necessita di nessun
commento per la sua straordinaria affermazione; mi viene in mente Eraclito di
Efeso, vissuto cinque secoli prima di Cristo, con il suo genuino «Il sole è nuovo ogni
giorno», ma parteggio per Anna Frank (Francoforte 1929 - Campo di
concentramento Bergen Belsen 1945) perché il suo «Credo nel sole, anche quando
piove» scuote e ‘sorveglia’ le nostre coscienze; non posso peraltro non
rammemorare «Sol lucet omnibus» che spiega al mondo che i ‘beni naturali’ sono di
tutti e che Pietro Trapassi (Roma 1698 - Vienna 1782) - a noi noto come Metastasio
- rifacendosi ad un versetto della Sacra Scrittura rielaborò in «… piove egualmente
ed egualmente vuole/che splenda a’ buoni ed a’ malvagi il sole».
Per la sera, senza per questo voler mancare di deferenza ai tanti proverbi ed aforismi liberi di ‘pascolare’ per i prati del mondo, vi elargirò un pensiero di Rabindranath Tagore (Calcutta 1861 - Bolpur 1941), drammaturgo, musicista, pensatore, pittore e poeta indiano nato nel Bengala occidentale, stato ubicato nell’Est dell’India tra la catena montuosa dell’Himalaya e il golfo del Bengala.
Tagore, premio Nobel della letteratura nel 1913, in linea di massima, così si esprimeva sulla sera: «E’ sera, il tempo in cui i fiori chiudono le loro corolle. Lascia che mi sieda al tuo fianco e comanda alle mie labbra di fare quello che si può fare in silenzio nella debole luce delle stelle» e che ritengo possa rappresentare in solitario il confronto con il sole di cui prima abbiamo ricordato alcuni ‘florilegi’.
A modestissimo parere di Livalca questo breve ‘excursus’ sul sole e la sera può introdurre con la giusta serenità il poster da street art (poster affisso al muro come proprio mezzo espressivo) che è riprodotto all’inizio di questo scritto «C’era il sole/ ed è già sera/ come sto bene con te» che si deve alla poliedrica artista Glenda Picaro, la quale convalida con la sua arte che nel sentirsi ‘bene’ con una persona non esistono eccessi e, anche quelli logorati dal tempo, sanciscono che, volere bene a qualcuno, non è mai un peccato da… ‘espiare’.
La versatile Glenda nata a Bari in un anno fortunato del secolo scorso - anno perfetto in cui sono venuti alla luce piccoli geni, quasi tutti di sesso femminile… ma non lo diciamo, lo scriviamo soltanto… - vive nella ridente Santo Spirito e ciò mi consente di citare un volume tanto raffinato, quanto introvabile «Santo Spirito. Storia di un centro costiero in Terra di Bari» (Levante Bari, ill., 1994), opera dello studioso professore Vito Lozito, amico carissimo prematuramente scomparso. Non solo, sempre ringraziando la multiforme Glenda, posso rimediare ad una involontaria mancanza citando il volume «Il Sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria. 1848: Massoni e Carbonari a Santo Spirito» (Levante Bari, 2011) a cura delle prof. Antonella Musitano e Adele Pulice, perché al termine vi è un prezioso contributo, curato dall’ispettore onorario dei Beni Culturali Antonio Castellano, dal titolo “Ville patrizie e popolo nella Santo Spirito del sec. XIX” con una dedica particolare: «Alla memoria del prof. Vito Lozito e dell’architetto Giuseppe Romanelli».
Chiaramente questo particolare habitat culturale ha contributo alla formazione di Glenda, rendendola non solo colta, ma anche sveglia, libera e indipendente per provare a realizzare i suoi sogni: per cui si è trasferita nella capitale italiana, pur rimanendo legata alla sua terra e alla famiglia.
Glenda sta lavorando ad un progetto che prevede a partire dal 10 maggio l’uscita di cinque pezzi inediti, di cui ha composto parole e musica, e che lei definisce “cantautorato pop romantico, leggero e con tratti malinconici”. Inutile negare che certamente il vero protagonista sarà il Sud e le nostre magiche atmosfere: Glenda ricorderà il mare, la brezza, il venticello caldo, l’arietta poetica-appassionata che solo il contatto con la nostra acqua sa regalare, e tanti sogni che solo il tramonto dona ed omaggia, in attesa delle stelle e di quel leggerissimo freddo che richiede calore umano.
Il 10 maggio su tutte le piattaforme digitali uscirà il primo singolo dal titolo «Oh- oh», ma non sappiamo ancora il testo definitivo, ma lo strumento musicale che accompagnerà la voce sarà la chitarra acustica, cui si aggiungeranno note di tromba, intervallate da sezioni di archi che hanno lo scopo di rendere il tutto unico e indimenticabile.
Di Glenda conviene ricordare che lo scorso anno ha pubblicato un libro dal titolo «Che cos’è un papà?» con Cristiana Gucciardo, la sua amica l’asseconda anche in questo impegno canoro curando le linee di tromba e le grafiche di tutto il progetto.
La nostra artista da sempre canta e suona e, nel periodo del ‘Covid’, si è esibita anche sui balconi, per testimoniare vicinanza ad una umanità non preparata a tali difficoltà, riscuotendo notevole successo.
Il progetto - la produzione è stata affidata a ‘Death star studio’ - che sta perfezionando Glenda è particolare: quando avrà ultimato tutti i cinque pezzi, ora in rielaborazione e perfezionamento, uscirà un EP (extended play) che può contenere da un minimo di quattro pezzi ad un massimo di sei, ma non può essere considerato LP, che di solito contiene 10 singoli, per cui non viene classificato come album discografico (… cara Gianna ho provato a spiegarti il significato di EP, ma, se non sono riuscito a ‘dissolvere’ i tuoi dubbi, i tuoi nipoti saranno senz’altro più bravi di me).
Gianna mi consente di precisare che Glenda si ispira anche a Rino Gaetano, lo sfortunato cantautore di Crotone morto a soli 31 anni, quando la sua rincorsa al successo aveva raggiunto il punto più alto con le canzoni “Gianna”, “Berta filava”, “Ma il cielo è sempre più blu”, “Nuntereggae più”: testi in apparenza semplici che evidenziavano incongruenze tra gli ideali e il tenore di vita che si voleva ‘praticare’: le parole inflazione e pigmalione, fiumi e pareti, tesi e illusioni, erano tutte ‘guidate’ da musica al ritmo di ‘ballate’ in cui la vita ‘pulsava’ palpitando generose incoerenze. Glenda trae spunti anche dalla mitica Loredana Bertè, anche lei calabrese ma di Bagnara Calabra che ancor oggi calca con successo le scene.
Apprezzo Loredana Carmela Rosaria Bertè per amore di mia moglie Angela che mi ha aiutato a ‘comprenderla’ a tal punto che è una delle non molte artiste che ho visto dal vivo quando girava l’Italia con la Banda Bertè. Detto ciò resto fedele alla sua ineguagliabile, per me, sorella Mia Martini: artista con voce di talento e gran temperamento… ‘almeno tu e soltanto tu nell’universo’. Altra signora da cui la nostra cantautrice si sente influenzata è la valente pianista Carla Bissi, in arte approdata al successo con il nome di Alice e con la canzone “Per Elisa”, vincitrice del Sanremo 1981. Alice aveva composto il testo con la collaborazione di Franco Battiato e Giusto Pio e la musica richiamava sinfonie di Ludwig van Beethoven: piccola polemica molti trovarono il testo attinente alla droga. Parlando con Glenda ho appurato che conosce e stima Giuni Russo, la cantautrice siciliana scomparsa nei primi anni di questo secolo: la canzone “Morirò d’amore” scritta dalla Russo con l’aiuto di due amiche meriterebbe di essere ascoltata almeno una volta da tutti noi… vi è una salutare atmosfera sacra che aiuta a capire il vero senso della vita… almeno nell’arco dei secondi in cui si sviluppano le parole e la musica.
Vecchi amici mi hanno confermato che percorrendo in lungo e in largo Roma con un poco di fortuna ci si può imbattere in queste illustrazioni di poster art, in cui sono inseriti versi delle canzoni che Glenda sta ultimando: non potete sbagliare perché sono firmate con nome e cognome dall’artista. Certo per interpretare il messaggio ci vuole molta immaginazione, ma noi ‘nonni’ siamo in grado ormai di capire tante cose non a caso a Bari si dice nella versione per le nonne: «…nonònne stève pe merì e ddisse ca non avèv’ambaràte nudde angòre».
Glenda ti aspetto, anzi ti aspettiamo per contribuire a lanciare “Oh-oh” su tutte le piattaforme digitali o streaming… una volta dalle piattaforme si facevano i tuffi, oggi dalle pedane ci si tuffa in un mare di sensazioni: O (senza h) tempora! O mores! Tu che hai ben capito che la forza di una persona, nel tuo caso donna, non deriva dalla prestanza fisica, ma da volontà indomabile potevi anche sforzarti di consegnarci uno stupore maggiore del “Oh-oh”… in fiduciosa attesa la tua Santo Spirito è in festa.
Per la sera, senza per questo voler mancare di deferenza ai tanti proverbi ed aforismi liberi di ‘pascolare’ per i prati del mondo, vi elargirò un pensiero di Rabindranath Tagore (Calcutta 1861 - Bolpur 1941), drammaturgo, musicista, pensatore, pittore e poeta indiano nato nel Bengala occidentale, stato ubicato nell’Est dell’India tra la catena montuosa dell’Himalaya e il golfo del Bengala.
Tagore, premio Nobel della letteratura nel 1913, in linea di massima, così si esprimeva sulla sera: «E’ sera, il tempo in cui i fiori chiudono le loro corolle. Lascia che mi sieda al tuo fianco e comanda alle mie labbra di fare quello che si può fare in silenzio nella debole luce delle stelle» e che ritengo possa rappresentare in solitario il confronto con il sole di cui prima abbiamo ricordato alcuni ‘florilegi’.
A modestissimo parere di Livalca questo breve ‘excursus’ sul sole e la sera può introdurre con la giusta serenità il poster da street art (poster affisso al muro come proprio mezzo espressivo) che è riprodotto all’inizio di questo scritto «C’era il sole/ ed è già sera/ come sto bene con te» che si deve alla poliedrica artista Glenda Picaro, la quale convalida con la sua arte che nel sentirsi ‘bene’ con una persona non esistono eccessi e, anche quelli logorati dal tempo, sanciscono che, volere bene a qualcuno, non è mai un peccato da… ‘espiare’.
La versatile Glenda nata a Bari in un anno fortunato del secolo scorso - anno perfetto in cui sono venuti alla luce piccoli geni, quasi tutti di sesso femminile… ma non lo diciamo, lo scriviamo soltanto… - vive nella ridente Santo Spirito e ciò mi consente di citare un volume tanto raffinato, quanto introvabile «Santo Spirito. Storia di un centro costiero in Terra di Bari» (Levante Bari, ill., 1994), opera dello studioso professore Vito Lozito, amico carissimo prematuramente scomparso. Non solo, sempre ringraziando la multiforme Glenda, posso rimediare ad una involontaria mancanza citando il volume «Il Sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria. 1848: Massoni e Carbonari a Santo Spirito» (Levante Bari, 2011) a cura delle prof. Antonella Musitano e Adele Pulice, perché al termine vi è un prezioso contributo, curato dall’ispettore onorario dei Beni Culturali Antonio Castellano, dal titolo “Ville patrizie e popolo nella Santo Spirito del sec. XIX” con una dedica particolare: «Alla memoria del prof. Vito Lozito e dell’architetto Giuseppe Romanelli».
Chiaramente questo particolare habitat culturale ha contributo alla formazione di Glenda, rendendola non solo colta, ma anche sveglia, libera e indipendente per provare a realizzare i suoi sogni: per cui si è trasferita nella capitale italiana, pur rimanendo legata alla sua terra e alla famiglia.
Glenda sta lavorando ad un progetto che prevede a partire dal 10 maggio l’uscita di cinque pezzi inediti, di cui ha composto parole e musica, e che lei definisce “cantautorato pop romantico, leggero e con tratti malinconici”. Inutile negare che certamente il vero protagonista sarà il Sud e le nostre magiche atmosfere: Glenda ricorderà il mare, la brezza, il venticello caldo, l’arietta poetica-appassionata che solo il contatto con la nostra acqua sa regalare, e tanti sogni che solo il tramonto dona ed omaggia, in attesa delle stelle e di quel leggerissimo freddo che richiede calore umano.
Il 10 maggio su tutte le piattaforme digitali uscirà il primo singolo dal titolo «Oh- oh», ma non sappiamo ancora il testo definitivo, ma lo strumento musicale che accompagnerà la voce sarà la chitarra acustica, cui si aggiungeranno note di tromba, intervallate da sezioni di archi che hanno lo scopo di rendere il tutto unico e indimenticabile.
Di Glenda conviene ricordare che lo scorso anno ha pubblicato un libro dal titolo «Che cos’è un papà?» con Cristiana Gucciardo, la sua amica l’asseconda anche in questo impegno canoro curando le linee di tromba e le grafiche di tutto il progetto.
La nostra artista da sempre canta e suona e, nel periodo del ‘Covid’, si è esibita anche sui balconi, per testimoniare vicinanza ad una umanità non preparata a tali difficoltà, riscuotendo notevole successo.
Il progetto - la produzione è stata affidata a ‘Death star studio’ - che sta perfezionando Glenda è particolare: quando avrà ultimato tutti i cinque pezzi, ora in rielaborazione e perfezionamento, uscirà un EP (extended play) che può contenere da un minimo di quattro pezzi ad un massimo di sei, ma non può essere considerato LP, che di solito contiene 10 singoli, per cui non viene classificato come album discografico (… cara Gianna ho provato a spiegarti il significato di EP, ma, se non sono riuscito a ‘dissolvere’ i tuoi dubbi, i tuoi nipoti saranno senz’altro più bravi di me).
Gianna mi consente di precisare che Glenda si ispira anche a Rino Gaetano, lo sfortunato cantautore di Crotone morto a soli 31 anni, quando la sua rincorsa al successo aveva raggiunto il punto più alto con le canzoni “Gianna”, “Berta filava”, “Ma il cielo è sempre più blu”, “Nuntereggae più”: testi in apparenza semplici che evidenziavano incongruenze tra gli ideali e il tenore di vita che si voleva ‘praticare’: le parole inflazione e pigmalione, fiumi e pareti, tesi e illusioni, erano tutte ‘guidate’ da musica al ritmo di ‘ballate’ in cui la vita ‘pulsava’ palpitando generose incoerenze. Glenda trae spunti anche dalla mitica Loredana Bertè, anche lei calabrese ma di Bagnara Calabra che ancor oggi calca con successo le scene.
Apprezzo Loredana Carmela Rosaria Bertè per amore di mia moglie Angela che mi ha aiutato a ‘comprenderla’ a tal punto che è una delle non molte artiste che ho visto dal vivo quando girava l’Italia con la Banda Bertè. Detto ciò resto fedele alla sua ineguagliabile, per me, sorella Mia Martini: artista con voce di talento e gran temperamento… ‘almeno tu e soltanto tu nell’universo’. Altra signora da cui la nostra cantautrice si sente influenzata è la valente pianista Carla Bissi, in arte approdata al successo con il nome di Alice e con la canzone “Per Elisa”, vincitrice del Sanremo 1981. Alice aveva composto il testo con la collaborazione di Franco Battiato e Giusto Pio e la musica richiamava sinfonie di Ludwig van Beethoven: piccola polemica molti trovarono il testo attinente alla droga. Parlando con Glenda ho appurato che conosce e stima Giuni Russo, la cantautrice siciliana scomparsa nei primi anni di questo secolo: la canzone “Morirò d’amore” scritta dalla Russo con l’aiuto di due amiche meriterebbe di essere ascoltata almeno una volta da tutti noi… vi è una salutare atmosfera sacra che aiuta a capire il vero senso della vita… almeno nell’arco dei secondi in cui si sviluppano le parole e la musica.
Vecchi amici mi hanno confermato che percorrendo in lungo e in largo Roma con un poco di fortuna ci si può imbattere in queste illustrazioni di poster art, in cui sono inseriti versi delle canzoni che Glenda sta ultimando: non potete sbagliare perché sono firmate con nome e cognome dall’artista. Certo per interpretare il messaggio ci vuole molta immaginazione, ma noi ‘nonni’ siamo in grado ormai di capire tante cose non a caso a Bari si dice nella versione per le nonne: «…nonònne stève pe merì e ddisse ca non avèv’ambaràte nudde angòre».
Glenda ti aspetto, anzi ti aspettiamo per contribuire a lanciare “Oh-oh” su tutte le piattaforme digitali o streaming… una volta dalle piattaforme si facevano i tuffi, oggi dalle pedane ci si tuffa in un mare di sensazioni: O (senza h) tempora! O mores! Tu che hai ben capito che la forza di una persona, nel tuo caso donna, non deriva dalla prestanza fisica, ma da volontà indomabile potevi anche sforzarti di consegnarci uno stupore maggiore del “Oh-oh”… in fiduciosa attesa la tua Santo Spirito è in festa.