Il meraviglioso mondo di Vanessa, dal New York Times a Vuitton



FRANCESCO GRECO.
SALVE - "Voglio ritagliare ricordi con la mia arte". Ricordi che attraversano il tempo per imprimersi nella memoria, per sempre. Che quando i posteri troveranno si stupiranno, resteranno senza parole.

Figlia dell’artista Lucia Serracca e sorella di Christian Lecci, dopo gli studi all’Istituto d’Arte “Giannelli” di Parabita (Lecce) e la specializzazione in smalto, oreficeria, intaglio e ferro, Vanessa Lecci partì da Salve (Lecce) in Svizzera (Neuchätel) dove da anni lavora nella gioielleria, è un’art enameller, si occupa della smaltatura dei quadranti degli orologi per marchi rinomati. Ma questa qualifica è riduttiva, più avanti sapremo perché.

E’ comunque una delle 4-5 persone al mondo a fare questo lavoro. Ma questa qualifica è riduttiva e più avanti sapremo perché. In una articolo sul “New York Times”, la giornalista del settore Vivian Morelli l’ha appena inserita in un bouquet di donne “attive, appassionate, uniche nel loro genere”. “Una grande emozione - dice Vanessa – ne sono onorata…”.

Oltre alla prestigiosa citazione, sono giorni belli per Vanessa che ha appena decorato i watches della Vuitton (foto), intrigante il titolo: “La jungla del serpente”, con le sue varianti (“Il mio gioco ondulato”).

Premette: “Quando realizzo certi progetti molto insoliti, mi sembra di ritagliare ricordi nella memoria del mio mestiere che raramente verranno dimenticati.

Questi si arricchiscono di aneddoti, di riflessioni e di un'emozione personale molto vasta e sicuramente profonda. Il mio pensiero ruota intorno alla domanda: come lo affronterò?”.


Ce lo dica: come?

Per il progetto @louisvuitton Escale Métiers d'Art - giungla del serpente - ho deciso una tecnica speciale di cavità smalto champlevé vuote e riempite, concave e convesse, che io chiamo "smalto ad onde" e che fa a meno di pietre.

E quindi?

Lo smalto segue naturalmente la superficie metallica creata dall'incisore. Il mio smalto scioglie strato dopo strato, e decide quali aree avanzano e aumentano di volume. Tutto il mio lavoro sul serpente diventa un gioco molto divertente con l'animale selvatico, realistico e stressante. E crea un movimento "onda" sull'intero pezzo per formare un approccio realistico e contemporaneo al soggetto.

Un lavoro che richiede occhio e una sensibilità allo stremo…

Un solo errore avrebbe potuto uccidere tutto il duro lavoro. Ogni volume, ogni vuoto si riflette e segue la mia logica su ogni pezzo come costruzione tridimensionale dove ogni singola cottura nel forno mette a rischio tutto il lavoro dovuto alla ritrazione dello smalto negli spazi concavi e all'appiattimento dei volumi nel convesso e trabocco irreversibile del vetro sulle partizioni metalliche. Non c'è spazio per gli errori!


Una filosofia che dal lavoro diviene esistenziale…

Sentivo il bisogno di prendere possesso del progetto e del materiale. Questa proprietà significa che vivo per e in questo pezzo… Sono io che divento lo smalto! Questa visione molto speciale dall'interno dell'opera d'arte, mi permette di comprenderne meglio le reazioni chimiche e fisiche e mi aiuta ad anticipare, per quanto posso, l'inevitabile.

Un lavoro che diviene capolavoro perché fatto anche di sottintese sintonie…

La complicità tra ogni abilità: progettista, incisore, smaltatore, è fondamentale per ottenere i migliori risultati per la jungla del serpente, che è sicuramente un progetto davvero insolito pieno di profonde emozioni personali.

Credits?

Ringrazio gli amici Marie Boutteçon e Eddy Jaquet per questi anni di amicizia e fiducia reciproca. E Rose Saneuil e la sua bravura per la scenografia di sfondo che completa il lavoro. Tutti hanno contribuito a quello che chiamo "intagliare ricordi".

(Crediti fotografici: Louisvuitton, Ulysse Frechelin, Peter Stoklos).