Recensione del film 'Anatomia di una caduta' a cura del content creator ed esperto di cinema Andrea Renzulli
In una remota regione di montagna, una donna viene accusata di aver ucciso il marito. Il loro figlio ipovedente è l’unico testimone e si trova di fronte a un dilemma morale quando, un anno dopo, la relazione dei genitori viene analizzata in tribunale. Devo ammettere che è il primo film che vedo di questa talentuosa regista francese, Justine Triet ed è stata una piacevole sorpresa. Anatomia di una caduta appassiona come un Thriller Hitchcockiano, appassionante fino all’ultimo. Eleganza, ambiguità , suspense in un film con più livelli, stratificato, complesso con diversi piani di lettura. Un dramma processuale che trasforma un autopsia in una terapia di coppia.
La perfomance algida e sontuosa di Sandra Hüller, e’ magistrale dando spessore a un personaggio che mette lo spettatore in confusione, empatizzare con lei anche non capendo se è vittima e carnefice. La caduta del titolo è una metafora, di cambiamento, perché siamo in un mondo in cui una donna che è anche madre non viene perdonata per il suo “successo” e deve scegliere fra se stessa e l’equilibrio della coppia.
La regista non ci sbatte la soluzione in faccia ed è solo il pubblico, alla fine, a decidere della reale innocenza o colpevolezza della protagonista perché non esiste sempre una verità univoca. Un film femminista ma che non parla di femminismo.
VOTO: ️ ️⭐⭐⭐ ️1/2