VENEZIA - Un grosso pesce luna è stato ritrovato sabato pomeriggio 24 febbraio lungo la spiaggia dell'ex ospedale al mare del Lido di Venezia. I vigili del fuoco locali, sono intervenuti per l'insolita operazione, dopo la segnalazione di alcuni passanti riguardo alla presenza di una carcassa di grandi dimensioni, spiaggiata nel bagnasciuga. Quindi hanno deciso d'intesa con le forze dell'ordine di recuperare la carcassa. Il corpo della gigantesca creatura marina sarà ora messo a disposizione degli scienziati dell'Università di Padova.
Le foto ed il video condivisi dai vigili del fuoco sulla loro pagina Facebook mostrano l'impressionante ritrovamento. La carcassa del pesce luna era avvolta in una cinghia e le tracce nella sabbia suggeriscono che l'animale sia stato trascinato più vicino alla terra. L'imminente maltempo ha spinto i servizi di emergenza a recuperare la carcassa. Sebbene il pesce luna spiaggiato sulle coste italiane abbia già dimensioni impressionanti, i suoi simili possono diventare molto più grandi.
Il più grande pesce luna mai registrato, scoperto al largo delle Azzorre, pesava l'incredibile cifra di 2,7 tonnellate, più del doppio dell'esemplare del Lido. Con i suoi circa mille chilogrammi è quasi un peso leggero in confronto. Esistono tre diverse specie di pesci luna: il pesce luna (Mola mola), il pesce luna gigante (Mola alexandrini) e il pesce luna leggermente più piccolo (Mola tecta). Queste creature marine si nutrono principalmente di meduse e sono note per essere i pesci ossei più grandi del mondo. La scoperta del pesce luna suscita scalpore e questo incidente mette a fuoco l'affascinante mondo dei pesci luna e ci fa meravigliare della diversità della vita nel mare. E mentre ci rallegriamo di scoperte così rare, scopriamo che l'Adriatico pian piano si sta popolando di abitanti del mare, tutti fino a pochi anni fa sconosciuti alle nostre acque.
Dal pesce balestra al pesce pappagallo, dal granchio blu alla rapana venosa, dalla grancevola di fondale al pesce palla. Un recente studio ha infatti svelato che quasi il 20% di tutti gli esseri viventi nel Mediterraneo proviene da altri mari e negli ultimi cinque anni è stata scoperta più di una nuova specie aliena al mese che secondo gli esperti causato dal riscaldamento delle acque. Tuttavia la maggior parte delle volte le specie aliene non riescono facilmente a insediarsi nel nuovo ambiente, a causa di predatori e competitori ai quali non sono abituati o per le inadatte condizioni fisiche o chimiche dell’area. In altri casi invece gli animali riescono a interagire con le gli ecosistemi che invadono, completando con successo il loro ciclo vitale.
Questi animali, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, giungono nelle nostre acque accidentalmente o volontariamente, attraverso il canale di Suez e, in misura minore, dallo stretto di Gibilterra, adattandosi in un ambiente diverso dalla loro naturale area di distribuzione. Il caso più eclatante di invasione alloctona resta quello di un vegetale: la “caulerpa taxifolia”, proveniente dalle acque tropicali di Australia e California e diffusasi nelle nostre acque probabilmente a causa di una negligenza degli addetti del Museo oceanografico di Monaco, che nel 1984 la lasciarono involontariamente diffondere in mare. Secondo la D.ssa Diana D’Agata (Veterinary Surgeon in UK), è il tipico esempio di specie aliena che va a interferire con l’ambiente marino e che mette in pericolo le specie autoctone come la posidonia, provocando danni ambientali. Non a caso è comunemente nota come “alga killer”. È questo uno dei lati negativi del surriscaldamento del mare.
Tags
CRONACA