VITTORIO POLITO – Il santino è un cartoncino rettangolare stampato, che
su un lato riproduce la figura di un santo o altro soggetto sacro, e sull'altro
reca una preghiera o una invocazione, ad esempio nel giorno della prima
Comunione o in occasione di altri importanti eventi religiosi.
Per la Chiesa, l’immagine religiosa ha una triplice funzione: quella di ornamento di chiese e luoghi di culto, di insegnamento e di divulgazione e di incitamento alla pietà . La sua diffusione si sviluppò, uniformandosi ai cambiamenti delle mentalità , del linguaggio e dei costumi, fra il XIV secolo e la prima metà del XX, proponendo principi di morale, di fede e di amore esaltanti la vita cristiana, adattando schemi che rappresentavano i grandi Misteri, diventando - nei momenti di necessità spirituale - mezzo di conforto, di colloquio con Dio e di intercessione presso i Santi.
L’origine dei santini risale all’inizio del XIV secolo, con le prime immagini staccate dai libri di preghiera. Il primo santino documentato, con la figura di san Cristoforo, è di circa un secolo dopo. Le prime stampe su carta apparivano rudimentali, ricavate da disegni incisi su matrice in legno. Santa Teresa d’Avila nel 1566 scriveva nel suo “Cammino di perfezione”: «Cercate di avere un’immagine oppure un dipinto di Nostro Signore e non accontentatevi di portarlo sul cuore, senza mai guardarlo, ma usatelo per conversare con Lui». Forse questo il primo passo verso la realizzazione di immaginette sacre.
Oggi le immagini sacre non si contano dal momento che il martirologio romano conta più di 7000 Santi e Beati e quindi molti si sono cimentati allo studio e alla collezione dei “Santini”. Oggi le pubblicazioni sull’argomento sono numerose e anche se non recentissima (2001), è il caso di ricordare quella di Anna Van Westerhout: “I Santini e la loro simbologia” (Edizioni Giuseppe Laterza). L’autrice, nel corso del suo viaggio attraverso le brevi biografie dei Santi citati, e con l’iconografia sacra popolare proposta, ha inteso fornire una chiave di lettura per la conoscenza e la comprensione dei messaggi contenuti nei Santini presi in esame nella sua pubblicazione. Anna Van Westerhout ricorda che il santino è nato nel medioevo sotto forma di prezioso disegno, legato alla devozione religiosa di nobili e potenti. Successivamente, andò sempre più diffondendosi tra la gente comune, grazie allo sviluppo della stampa.
Il repertorio di elementi simbolici che compaiono nelle immaginette è molto vasto e, spesso, la caratteristica raffigurata, che a molti sfugge, ha la sua motivazione. Ed allora l’autrice ci accompagna con i suoi commenti spiegandoci dettagliatamente il significato dell’iconografia, il giorno della festa e la riproduzione dell’immagine del Santo e tante altre utili notizie. E così vediamo San Biagio, protettore della gola, (3 febbraio), San Rocco con il suo fedele cane che protegge dalla peste (16 agosto), Sant’Antonio Abate, protettore degli animali (17 gennaio), San Nicola, patrono di Bari e protettore di molte categorie, ladri compresi, (6 dicembre), Santa Lucia, protettrice degli occhi (13 dicembre), e così via.
La distribuzione delle immaginette avveniva durante le celebrazioni e ricorrenze religiose di un certo rilievo e diffuse nelle missioni presenti nei luoghi più sperduti del mondo. Generalmente venivano conservate nei messali, con sentimenti frammisti tra religiosità e scaramanzia, quasi come reliquie dalle potenti proprietà taumaturgiche. Con le nuove tecniche tipografiche i santini, a causa della divulgazione, venivano conservati non solo nei messali ma anche nei taschini delle giacche e nei portafogli, venivano incorniciati per tenerli sul comodino, sulle culle dei bambini, ecc.
Grazie a questo piccolo mezzo i fedeli potevano ritrovare nella loro intimità , quella emozione provata nei momenti di maggiore partecipazione religiosa. Gli autori si sono sbizzarriti nel produrre bellissime immagini di Angeli, Santi, Natività , Passione di Cristo, ornati con pizzi e nastrini, avevano il potere di riportare indietro nel tempo, alla mai dimenticata ingenuità dell’infanzia, facendo ricordare all’uomo il suo passato e rendergli, forse, un ulteriore colloquio con Dio.
Un capitolo a parte potrebbe essere riservato ai testi e preghiere riportate sul retro delle immaginette, alcuni “propagandistici” e tendenti a “reclutare” aderenti alle varie Opere Pie o Associazioni religiose che, tramite una piccola offerta, davano la possibilità - ai vivi e persino ai defunti - di far parte di un più ampio consesso di fedeli ai quali sarebbe stata elargito un particolare privilegio, creando quindi un ininterrotto discorso tra terra e cielo e protraendo oltre la vita gli umani legami.
Oggi la frenesia della vita moderna e la mancanza di tempo non consente più di dedicarsi ai pizzi di carta ed ai ricami delle iconografie. Le immaginette odierne sono povere, si rifanno a quelle del passato ma senza il calore di una volta, forse inadatte a trasmettere messaggi che giungano fino all’anima, parlando di Fede, Speranza e Carità .
Probabilmente, per la legge del contrappasso, negli ultimi decenni è iniziata una vera e propria caccia ai santini del passato che, strappati all’indifferenza dei mercanti di carta, delle aste, dei messali di famiglia, sono riapparse negli album dei collezionisti, ancora cariche del primordiale fascino.
Per la Chiesa, l’immagine religiosa ha una triplice funzione: quella di ornamento di chiese e luoghi di culto, di insegnamento e di divulgazione e di incitamento alla pietà . La sua diffusione si sviluppò, uniformandosi ai cambiamenti delle mentalità , del linguaggio e dei costumi, fra il XIV secolo e la prima metà del XX, proponendo principi di morale, di fede e di amore esaltanti la vita cristiana, adattando schemi che rappresentavano i grandi Misteri, diventando - nei momenti di necessità spirituale - mezzo di conforto, di colloquio con Dio e di intercessione presso i Santi.
L’origine dei santini risale all’inizio del XIV secolo, con le prime immagini staccate dai libri di preghiera. Il primo santino documentato, con la figura di san Cristoforo, è di circa un secolo dopo. Le prime stampe su carta apparivano rudimentali, ricavate da disegni incisi su matrice in legno. Santa Teresa d’Avila nel 1566 scriveva nel suo “Cammino di perfezione”: «Cercate di avere un’immagine oppure un dipinto di Nostro Signore e non accontentatevi di portarlo sul cuore, senza mai guardarlo, ma usatelo per conversare con Lui». Forse questo il primo passo verso la realizzazione di immaginette sacre.
Oggi le immagini sacre non si contano dal momento che il martirologio romano conta più di 7000 Santi e Beati e quindi molti si sono cimentati allo studio e alla collezione dei “Santini”. Oggi le pubblicazioni sull’argomento sono numerose e anche se non recentissima (2001), è il caso di ricordare quella di Anna Van Westerhout: “I Santini e la loro simbologia” (Edizioni Giuseppe Laterza). L’autrice, nel corso del suo viaggio attraverso le brevi biografie dei Santi citati, e con l’iconografia sacra popolare proposta, ha inteso fornire una chiave di lettura per la conoscenza e la comprensione dei messaggi contenuti nei Santini presi in esame nella sua pubblicazione. Anna Van Westerhout ricorda che il santino è nato nel medioevo sotto forma di prezioso disegno, legato alla devozione religiosa di nobili e potenti. Successivamente, andò sempre più diffondendosi tra la gente comune, grazie allo sviluppo della stampa.
Il repertorio di elementi simbolici che compaiono nelle immaginette è molto vasto e, spesso, la caratteristica raffigurata, che a molti sfugge, ha la sua motivazione. Ed allora l’autrice ci accompagna con i suoi commenti spiegandoci dettagliatamente il significato dell’iconografia, il giorno della festa e la riproduzione dell’immagine del Santo e tante altre utili notizie. E così vediamo San Biagio, protettore della gola, (3 febbraio), San Rocco con il suo fedele cane che protegge dalla peste (16 agosto), Sant’Antonio Abate, protettore degli animali (17 gennaio), San Nicola, patrono di Bari e protettore di molte categorie, ladri compresi, (6 dicembre), Santa Lucia, protettrice degli occhi (13 dicembre), e così via.
La distribuzione delle immaginette avveniva durante le celebrazioni e ricorrenze religiose di un certo rilievo e diffuse nelle missioni presenti nei luoghi più sperduti del mondo. Generalmente venivano conservate nei messali, con sentimenti frammisti tra religiosità e scaramanzia, quasi come reliquie dalle potenti proprietà taumaturgiche. Con le nuove tecniche tipografiche i santini, a causa della divulgazione, venivano conservati non solo nei messali ma anche nei taschini delle giacche e nei portafogli, venivano incorniciati per tenerli sul comodino, sulle culle dei bambini, ecc.
Grazie a questo piccolo mezzo i fedeli potevano ritrovare nella loro intimità , quella emozione provata nei momenti di maggiore partecipazione religiosa. Gli autori si sono sbizzarriti nel produrre bellissime immagini di Angeli, Santi, Natività , Passione di Cristo, ornati con pizzi e nastrini, avevano il potere di riportare indietro nel tempo, alla mai dimenticata ingenuità dell’infanzia, facendo ricordare all’uomo il suo passato e rendergli, forse, un ulteriore colloquio con Dio.
Un capitolo a parte potrebbe essere riservato ai testi e preghiere riportate sul retro delle immaginette, alcuni “propagandistici” e tendenti a “reclutare” aderenti alle varie Opere Pie o Associazioni religiose che, tramite una piccola offerta, davano la possibilità - ai vivi e persino ai defunti - di far parte di un più ampio consesso di fedeli ai quali sarebbe stata elargito un particolare privilegio, creando quindi un ininterrotto discorso tra terra e cielo e protraendo oltre la vita gli umani legami.
Oggi la frenesia della vita moderna e la mancanza di tempo non consente più di dedicarsi ai pizzi di carta ed ai ricami delle iconografie. Le immaginette odierne sono povere, si rifanno a quelle del passato ma senza il calore di una volta, forse inadatte a trasmettere messaggi che giungano fino all’anima, parlando di Fede, Speranza e Carità .
Probabilmente, per la legge del contrappasso, negli ultimi decenni è iniziata una vera e propria caccia ai santini del passato che, strappati all’indifferenza dei mercanti di carta, delle aste, dei messali di famiglia, sono riapparse negli album dei collezionisti, ancora cariche del primordiale fascino.