Il Museo Nicolaiano di Bari


VITTORIO POLITO -
Nel centro storico di Bari è ubicato in Largo Urbano II il Museo Nicolaiano, inaugurato il 6 febbraio 2010, finalizzato a raccogliere e salvaguardare le opere artistiche legate alla storia della Basilica e al nostro Santo protettore.

Nell’aprile successivo padre Gerardo Cioffari o.p., eccellente storico della Basilica, pubblicò per il Centro Studi Nicolaiani l’interessante pubblicazione “Il Museo Nicolaiano di Bari”, una breve guida che illustra la storia civile, artistica e religiosa legata a San Nicola e alla nostra città.

La storia parte dall’antichità, attraversando le varie epoche bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese borbonica, ecc., illustrando pergamene, codici miniati, smalti e stemmi, dipinti reliquari, calici, argenti, paramenti sacri, tutte custodite nel Museo, permettendo al visitatore di conoscere in diretta tutto quello che è legato alla storia del Santo, della Basilica e di Bari.

(Piviale della Principessa di Policastro)

Padre Damiano Bova o.p., all’epoca Rettore della Basilica, che firma la prefazione, scrive che «Questo Museo rappresenta la tradizione storica del complesso monumentale della Cittadella Nicolaiana che, insieme ai preesistenti insediamenti, fa parte della stessa storia di Bari. Esso costituisce solo una parte de complesso sistema della “Cittadella Nicolaiana”, che comprende, oltre alla Basilica, la chiesa di San Gregorio, il Portico dei Pellegrini, il Palazzo Priorale, l’annesso Convento, il palazzetto della Corte del Catepano, l’edificio della Scuola San Nicola, di proprietà del Comune, e altri locali periferici di proprietà di privati, che appartenevano tutti alla Basilica di San Nicola prima della soppressione e dell’incameramento dei beni ecclesiastici dello Stato post-unitario».

Padre Alessio Romano o.p. che presenta la pubblicazione scrive che «Attraverso questa guida storico-artistica il visitatore diviene “pellegrino” e riceve dei riferimenti anche spirituali. In essa può, trovare con maggiore abbondanza occasioni di studio, di riflessione e di confronto».

Le foto sono di Giuseppe Gernone.

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