Canosa di Puglia, Bari - Beni, mobili e immobili, per un valore complessivo di oltre 400mila euro, sono stati sequestrati a Sabino Carbone, 42enne di Canosa di Puglia, nel nord Barese, condannato all’ergastolo lo scorso 26 gennaio dalla Corte di Assise di Trani, per i quattro casi di lupara bianca avvenuti in paese tra il 2003 e il 2015. Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Bari e notificato dalla polizia, riguarda un appartamento che si trova nella zona storica di Canosa e composto da due piani fuori terra e sette vani, e alcuni rapporti bancari e finanziari.
Il 42enne è considerato un esponente di spicco della criminalità organizzata del nord Barese, vicino al gruppo criminale Campanella-Carbone storicamente attivo tra Canosa di Puglia e Trinitapoli nella gestione di traffici illeciti e delle estorsioni. Secondo quanto accertato dalle indagini, i proventi dello smercio di droga e del racket avrebbero consentito all’uomo, ufficialmente disoccupato, di accumulare un patrimonio fatto di “proprietà mobiliari, immobiliari e quote sociali”.
Gli omicidi per cui è stato condannato al carcere a vita, assieme ad altri quattro tra presunti autori e mandanti, sarebbero maturati nell’ambito di regolamenti di conti per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Le vittime, i cui corpi non sono stati mai trovati, sono Sabino D’Ambra, scomparso il 14 gennaio 2010, Giuseppe Vassalli, scomparso il 18 agosto 2015, Sabino Sasso e Alessandro Sorrenti di cui si sono perse le tracce il primo dicembre 2003. Il sequestro è finalizzato alla confisca.
Il 42enne è considerato un esponente di spicco della criminalità organizzata del nord Barese, vicino al gruppo criminale Campanella-Carbone storicamente attivo tra Canosa di Puglia e Trinitapoli nella gestione di traffici illeciti e delle estorsioni. Secondo quanto accertato dalle indagini, i proventi dello smercio di droga e del racket avrebbero consentito all’uomo, ufficialmente disoccupato, di accumulare un patrimonio fatto di “proprietà mobiliari, immobiliari e quote sociali”.
Gli omicidi per cui è stato condannato al carcere a vita, assieme ad altri quattro tra presunti autori e mandanti, sarebbero maturati nell’ambito di regolamenti di conti per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Le vittime, i cui corpi non sono stati mai trovati, sono Sabino D’Ambra, scomparso il 14 gennaio 2010, Giuseppe Vassalli, scomparso il 18 agosto 2015, Sabino Sasso e Alessandro Sorrenti di cui si sono perse le tracce il primo dicembre 2003. Il sequestro è finalizzato alla confisca.