'Voglio una donnaaaa!', così Ciccio Ingrassia entrò nel mito



FRANCESCO GRECO -
Fellini batté il ciak, lui era già sull’albero e gridò tre volte: “Voglio una donnaaaa!”. Così entrò nel mito. Era il film “Amarcord”, che uscì il 18 dicembre del 1973.

Il 28 aprile del 2003 improvvisamente moriva, a Roma, al Policlinico “Agostino Gemelli”, per una malattia respiratoria, il comico Ciccio Ingrassia. Era nato a Palermo il 5 ottobre del 1922. E’ sepolto al Verano.

Con Franco Franchi dominò la scena del cinema d’intrattenimento per un trentennio, con film che ognuno migliorava gli incassi del precedente. Ma tuttavia fu con quel cammeo in un film d’autore, e che autore!, che l’attore, sceneggiatore e regista salì fra gli immortali.

Come era accaduto anche a Totò, Franco e Ciccio furono avversati dalla critica che li definiva provinciali. E che invece non riconobbe il loro enorme talento affinato in un’infanzia e gioventù povera nei teatrini di paese, quelli dove dopo lo spettacolo a volte manco ti pagano.

Popolari, amati dal pubblico, ma trattati come guitti di serie B, con commedie senza pretese, una comicità da sagra paesana. Ne girarono in serie, con tempi di produzione spesso strettissimi. Solo in seguito il duo sarà in parte “recuperato”. Forse proprio mentre Ciccio scendeva da quell’albero nella campagna emiliana e Franco girava “Ultimo tango a Zagarolo”, la parodia di “Ultimo tango a Parigi”.

Piazza Bologna a Roma sta fra la Nomentana, viale XXI aprile, il Policlinico e la Città Universitaria. Ho abitato qualche mese in quella zona. Per cui spesso incontravo Ciccio Ingrassia fra le Poste e i giardinetti.

Era alto e magro, aveva bellissimi occhi azzurri. Era un timido, rispondeva al saluto con un lieve cenno del capo. Sempre elegantissimo, aveva il passo leggero, affatto appesantito dall’età. E si che ormai anche lui aveva una certa. Si diceva che avesse litigato col compagno. Più volte ho pensato di chiedergli i veri motivi. Ma mi sarebbe apparso indiscreto e non l’ho mai fatto. Franco era morto nel 1992 e dopo che Ciccio era rimasto solo, la sua carriera era declinata.

E per quanto riguarda i presunti litigi, si diceva che Ciccio accusasse il collega di “megalomania”. Franco rimproverava invece il “fratello” di essere “arrogante”.

Normale dialettica fra due persone di carattere, enfatizzata dal gossip. Restano comunque due grandi della commedia leggera dell’altro secolo. E non si capisce perché le tv non passano i loro film per farli conoscere anche alle nuove generazioni. Snobismo intellettuale sopravvissuto anche in questo secolo?